Sono combattutto su questa cosa... stiamo comunque parlando di gente che sta facendo il suo lavoro.
Ok, l'immagine "epica" del ciclismo ha il suo fascino, ma se per raggiungere determinate performance è sempre tutto più tirato al limite per forza di cose tutto dev'essere più controllato.
E un conto è dire "piove non voglio partire" (vedi l'anno scorso), dove secondo me ci fai na figura un po' così... perchè è ciclismo su strada, e il meteo (a parte condizioni estreme) è una cosa che fa parte del ciclismo su strada.. e i 2 arrivi che io ricordo come più belli sono quelli di Evans a montalcino e Nibali sotto la neve alle 3 cime.
Un altro conto è dire "devono correre con l'influenza / col braccio rotto / ecc. ecc. " con la seria possibilità magari di compromettere il resto della stagione per insistere.
A tutti credo fa emozionare un atleta che stringe i denti e porta la bici fino all'arrivo nonostante tutto e per dire pure il pluridopato Riccò me lo ricordo in un'azione dove dopo una caduta tutto sanguinante si è rimesso in bici e ci ha dato di cattiveria fino all'arrivo, e mi ha molto impressionato (positivamente, quella volta).
O voeckler buttato fuori da una macchina dell'organizzazione sul filo spinato che arriva al traguardo praticamente in perizoma...
Però non si può pensare che sia un atto dovuto. Se uno lo fa, lo fa perchè se la sente, o perchè mancano 2 tappe e sei in rosa e vuoi portarti a casa il giro.
Però non può basarsi tutto sull' "epicità" del ciclismo, sennò tanto vale tornare alle bici senza nemmeno i cambi e fare solo sterrate...
Io lavoro col computer, faccio lo sviluppatore, l'epicità dei monitor a fosfori verdi degli hacker dei film la lascio volentieri a loro senza per questo sentirmi inferiore a Neo in Matrix