Ma siamo sicuri che chi ha risposto sopra sia veramente Di Felice e non qualcuno del suo entourage celato dietro il suo avatar?
Battuta a parte, che, spero non urti la sensibilità degli estimatori di Omar,
per il sottoscritto (ci tengo a precisare con nome e cognome pubblici su tutti i miei profili social) un grande limite degli "influencer sportivi" e uno dei motivi per cui, sistematicamente, con poche eccezioni, ho smesso uno dopo l'altro di seguire i vari Di Felice, Gregoretti, Valsesia, De Marchi, etc. e' l'inevitabile perdita di genuinità che i loro contributi subiscono quando si devono / vogliono affidare a qualcun altro per motivi di immagine e comunicazione.
Sull'Omar che ci mette faccia, anima e cuore per proporre la bici come mezzo di trasporto ecosostenibile e veicolo per inseguire i nostri sogni, nelle nostre imprese a due
ruote, grandi o piccole che siano, tutte con la stessa dignità, nulla da dire: e' un grande e meriterebbe un monumento per quello che sta facendo per promuovere la tutela degli utenti deboli del traffico.
Sulla sua esperienza in Antardide, tornando in topic: mi dispiace che Omar non sia riuscito nel suo sogno, ma, personalmente, davvero non riesco ad apprezzarla. Capisco che possa essere il luogo più simile a un altro pianeta, ma sono convinto che non serva andare letteralmente "dall'altra parte del mondo" per trovarsi a contatto con la natura nella sua forma piu' pura e cercare i nostri limiti. Per capirci, prendendo spunto dalla mia passione di ex-rocciatore mediocre, l'ambiente che uno trova cimentandosi su un'ascensione in solitaria invernale delle Pale di San Lucano non e' necessariamente meno ostile dei ghiacci e venti del Polo Sud (parlo, ovviamente, per leggere e sentito dire da addetti ai lavori).
Ultimo, ma non ultimo, saranno gli anni, ma sto diventando sempre piu' infastidito da atleti professionisti e amatori che si spostano da un angolo all'altro del pianeta, rivendicando l'aspetto "green" del loro andare in bici o correre a piedi, senza curarsi troppo dell'impatto ambientale che spostarsi in aereo comporta. Che poi, intendiamoci, secondo lo stesso metro ho poca stima per i weekend warriors che ogni fine settimana si sciroppano centinaia di km in auto, magari da soli, per partecipare all'ennesima granfondo e "mettere una tacca". Rispetto la libertà del prossimo di spostarsi liberamente e fare ciò che si vuole, ma mi piacerebbe vedere nei "green ambassadors" una qualche riflessione sulle scelte che fanno di prendere o non prendere un aereo per partecipare o meno a questa o quell'altra manifestazione o cimentarsi con l'ennesima "avventura".
PS: comunque, bella discussione. Grazie a chi l'ha aperta, a chi ha facilitato l'intervento di Omar e a
@Camoscio delle Dolomiti stesso per essere intervenuto.