Beh, come dice un po' retoricamente il motto della gara "I have a dream" (il sogno di finire l'Oetztaler): sì, l'ho finita.
Mi resterà nel cuore e nella mente il paesaggio, la maestosità dei monti, il Passo del Giovo che lo vedi, ti sembra già raggiunto e invece mancano ancora 3 km, la porta che alle 20 chiude la galleria del Rombo, le mucche che ti si parano davanti mentre scendi a 85 kmh il Kuthai, l'organizzazione perfetta, la vera sentita partecipazione della gente lungo il percorso come se fosse una corsa "vera"...
Dal punto di vista "ciclistico", mi sono ricordato invece che una volta l'Airone aveva bocciato questa gara, non ritenendola adatta ai non professionisti. Ebbene, se per tali si intendono coloro che hanno descritto finora le loro brillanti prestazioni, non si può essere d'accordo con lui, poichè sono andati più che bene: chi finisce il Rombo in crescendo merita che esista una gara come questa.
Non credo invece che l'Airone si sbagli se fa riferimento a quelli come me; trovo che il dislivello, il chilometraggio, la lunghezza delle salite siano eccessivi e finiscano per rendere patetico il gesto sportivo.
Mi spiego: niente di male se - come nel mio caso - si fa una Oetztaler a 22 kmh in 10h e 41m, a condizione però di fare il Rombo più o meno alla stessa velocità di pedalata con cui si fa il Kuthai.
Viceversa, e' vagamente comico vedere gli spettacoli a cui ho assistito sul Rombo, con gente che sale a piedi o fa zig zag su tratti al 5%, si stende sui muretti o nei prati, si trattiene al ristoro come se fosse una sagra paesana perchè non ce la fa a ripartire.
Non saremo Armstrong, ma il gesto ciclistico deve avere - ciascuno con i propri rapporti - una certa armoniosità, la fatica non può ammazzare del tutto l'estetica della pedalata. E soprattutto, non si possono fare 5050 mt di dislivello essendo abituati in allenamento a farne meno della metà.
Per quanto mi riguarda, sono arrivato nella serata di sabato dalla Croazia, dove ero in vacanza, dopo ben due giorni di viaggio (!); son partito sperando di fare un minuto meno di 10 ore, ma già Nicola e Giubbe, con cui ho condiviso la discesa di Solden, mi avevano fatto capire che avevo sbagliato i conti; peraltro, fino all'attacco del Rombo ero assolutamente in grado di farcela, se è vero che all'arrivo il contakm segnava un tempo pedalato di 10h e 03m; il problema è che dopo Moso si è spenta all'improvviso la lampadina, mi son fermato su un prato per 25 minuti, sgranocchiando una barretta e guardando la fiumana di gente che passava; tra l'altro, non sapevo che un km dopo la strada spianava e, sia pure a 8 kmh, avrei potuto far passare la crisi perdendo meno tempo.
Ma non ce la facevo, non avevo voglia di ripartire, mi passavano per la mente brutti pensieri tipo il tempo massimo, il carro scopa, la frontiera che chiude la sera, il nuovo hobby che sostituisse la bici. Poi son ripartito e, aiutato dal falsopiano iniziale e dal ristoro successivo, facendo il conto alla rovescia dei km mancanti, dandomi piccoli obiettivi (tipo "coraggio, adesso mancano 10 km, come quelli del Monte Serra che faccio spesso"), ho ripreso un passo più decente, scollinando e getttandomi in discesa verso l'arrivo, dove ritrovo un Giubbe che, per arrivare con me, deve aver fatto una passeggiatina senza impegnarsi.
Scoprire che dopo di me ne sono arrivati altri 1600 è stato sorprendente, pensavo di essere ultimo e invece ero 2236 su 3873 (ma gli altri 800 iscritti dov'erano, tutti rinunciatari dell'ultimora o rimorchiati sul carro scopa?).
Non so se tornerò alla Oetztaler o ad altre gare (a parte la 5 Terre con cui completerò il 10 su 10 del Prestigio), ma sono certo che lo farò solo se il mio grado di preparazione sarà tale da farmi andare alla fine con lo stesso passo (o quasi) della partenza.
Sia ben chiaro che per me la Oetzy è comunque un'esperienza fantastica, che merita di essere vissuta una volta; è la seconda volta che bisogna ripensarci bene prima di tornare...