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24 squalificati al Giro Next Gen per traino sullo Stelvio
Testo
<blockquote data-quote="longjnes" data-source="post: 7360516" data-attributes="member: 10256"><p>avevano alzato il tempo massimo a quasi 40minuti. </p><p></p><p></p><p>«<em>Alla partenza</em> – racconta <strong>Marino Amadori</strong>, commissario tecnico degli<em><a href="https://www.facebook.com/bs.bicisport/" target="_blank"> </a></em><a href="https://www.facebook.com/bs.bicisport/" target="_blank">Under 23</a> – <em>mi hanno detto che il limite del tempo massimo corrispondeva al 13-14% del totale: gli ultimi dovevano arrivare più o meno entro mezzora dal primo, tanto per capirci. A quel punto ne abbiamo parlato e abbiamo capito che forse si poteva alzare: al 18%, come poi è stato. Insomma, gli ultimi avevano a disposizione 37 minuti in più dei primi per <a href="https://www.quibicisport.it/2023/06/15/giro-next-gen-squalificati-in-24-piu-4-diesse-per-traino-sullo-stelvio/" target="_blank">arrivare in cima allo Stelvio</a>. Un tempo più che sufficiente, visto che fino ai piedi dell’ascesa finale la tappa non era stata né lunga né particolarmente dura</em>».</p><p></p><p>Marino Amadori, ormai da anni, punta su concetti chiari: una <strong>professionalità</strong> sempre più diffusa, una <strong>crescita </strong>non direttamente proporzionale al risultato da ottenere a tutti i costi, una <strong>competizione </strong>internazionale ormai imprescindibile nel ciclismo di oggi. «<em>Io ero fermo all’ultimo chilometro, sotto il serpentone dei tornanti, e già si vedeva che c’era qualcosa che non andava. Però nel primo comunicato c’era solo qualche multa, nulla di che. Il video e il secondo comunicato, quello della squalifica, è uscito dopo, quando io ero già a letto. Non ho parlato con nessuno e mi dispiace essere duro con alcune persone che prima di tutto sono amici, ma lo devo dire: ancora prima dei ragazzi hanno sbagliato i direttori sportivi</em>».</p><p></p><p>Quattro quelli coinvolti: <strong>Wilson della Ara</strong>, <strong>Dal Canto della Mastromarco</strong>, <strong>Damilano della Rostese</strong> e <strong>Toffali della Sissio</strong>. «<em>Sono loro i più esperti, quelli che dovrebbero tenere la barra e guidare i ragazzi. Abbiamo fatto una figuraccia, abbiamo dato l’impressione d’essere dei provinciali, ormai non possiamo più permettercelo. Bisogna alzare il livello e la verità, ormai la categoria degli Under 23 è semiprofessionistica. A tanti di questi ragazzi, probabilmente, non capiterà mai più di scalare lo Stelvio al Giro: perché non provare a farcela con le proprie gambe, per soddisfazione e orgoglio? Male male la potevano usare come fatica buona per rifinire la forma in vista di un appuntamento successivo. Ma attaccarsi ad un’ammiraglia per tutto questo tempo no, non va bene</em>».</p><p></p><p>Qualcuno ha ipotizzato che lo <strong>Stelvio fosse troppo duro per questi ragazzi</strong>, ignorando forse cos’è il ciclismo oggi. «<strong>L’ho letto</strong> – conclude Amadori – <em>e mi pare una boiata solenne. Ognuno ha i suoi tempi, ci mancherebbe, ma tra i professionisti ci sono corridori di vent’anni che vincono le corse a tappe e che si piazzano regolarmente. No, questo discorso non mi trova d’accordo. Alcuni ragazzi sono andati in tilt, non rischiavano il tempo massimo, e avrebbero avuto bisogno di direttori sportivi in grado di tranquillizzarli e di dir loro che al traguardo ci sarebbero arrivati senza problemi. Peccato, speriamo che la tappa di oggi contribuisca a far dimenticare quanto successo ieri</em>».</p><p></p><p>[URL unfurl="true"]https://www.quibicisport.it/2023/06/15/amadori-sullo-stelvio-nessun-problema-di-tempo-massimo-ma-la-colpa-e-dei-direttori-sportivi/[/URL]</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="longjnes, post: 7360516, member: 10256"] avevano alzato il tempo massimo a quasi 40minuti. «[I]Alla partenza[/I] – racconta [B]Marino Amadori[/B], commissario tecnico degli[I][URL='https://www.facebook.com/bs.bicisport/'] [/URL][/I][URL='https://www.facebook.com/bs.bicisport/']Under 23[/URL] – [I]mi hanno detto che il limite del tempo massimo corrispondeva al 13-14% del totale: gli ultimi dovevano arrivare più o meno entro mezzora dal primo, tanto per capirci. A quel punto ne abbiamo parlato e abbiamo capito che forse si poteva alzare: al 18%, come poi è stato. Insomma, gli ultimi avevano a disposizione 37 minuti in più dei primi per [URL='https://www.quibicisport.it/2023/06/15/giro-next-gen-squalificati-in-24-piu-4-diesse-per-traino-sullo-stelvio/']arrivare in cima allo Stelvio[/URL]. Un tempo più che sufficiente, visto che fino ai piedi dell’ascesa finale la tappa non era stata né lunga né particolarmente dura[/I]». Marino Amadori, ormai da anni, punta su concetti chiari: una [B]professionalità[/B] sempre più diffusa, una [B]crescita [/B]non direttamente proporzionale al risultato da ottenere a tutti i costi, una [B]competizione [/B]internazionale ormai imprescindibile nel ciclismo di oggi. «[I]Io ero fermo all’ultimo chilometro, sotto il serpentone dei tornanti, e già si vedeva che c’era qualcosa che non andava. Però nel primo comunicato c’era solo qualche multa, nulla di che. Il video e il secondo comunicato, quello della squalifica, è uscito dopo, quando io ero già a letto. Non ho parlato con nessuno e mi dispiace essere duro con alcune persone che prima di tutto sono amici, ma lo devo dire: ancora prima dei ragazzi hanno sbagliato i direttori sportivi[/I]». Quattro quelli coinvolti: [B]Wilson della Ara[/B], [B]Dal Canto della Mastromarco[/B], [B]Damilano della Rostese[/B] e [B]Toffali della Sissio[/B]. «[I]Sono loro i più esperti, quelli che dovrebbero tenere la barra e guidare i ragazzi. Abbiamo fatto una figuraccia, abbiamo dato l’impressione d’essere dei provinciali, ormai non possiamo più permettercelo. Bisogna alzare il livello e la verità, ormai la categoria degli Under 23 è semiprofessionistica. A tanti di questi ragazzi, probabilmente, non capiterà mai più di scalare lo Stelvio al Giro: perché non provare a farcela con le proprie gambe, per soddisfazione e orgoglio? Male male la potevano usare come fatica buona per rifinire la forma in vista di un appuntamento successivo. Ma attaccarsi ad un’ammiraglia per tutto questo tempo no, non va bene[/I]». Qualcuno ha ipotizzato che lo [B]Stelvio fosse troppo duro per questi ragazzi[/B], ignorando forse cos’è il ciclismo oggi. «[B]L’ho letto[/B] – conclude Amadori – [I]e mi pare una boiata solenne. Ognuno ha i suoi tempi, ci mancherebbe, ma tra i professionisti ci sono corridori di vent’anni che vincono le corse a tappe e che si piazzano regolarmente. No, questo discorso non mi trova d’accordo. Alcuni ragazzi sono andati in tilt, non rischiavano il tempo massimo, e avrebbero avuto bisogno di direttori sportivi in grado di tranquillizzarli e di dir loro che al traguardo ci sarebbero arrivati senza problemi. Peccato, speriamo che la tappa di oggi contribuisca a far dimenticare quanto successo ieri[/I]». [URL unfurl="true"]https://www.quibicisport.it/2023/06/15/amadori-sullo-stelvio-nessun-problema-di-tempo-massimo-ma-la-colpa-e-dei-direttori-sportivi/[/URL] [/QUOTE]
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