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Aerodinamica. Risponde l'esperto.
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<blockquote data-quote="ottomilainsù" data-source="post: 3786323" data-attributes="member: 36102"><p>Interessante.</p><p>M'è parso di capire dall'intervista che il reale beneficio delle soluzioni sia molto relativo, ovvero che abbia poco senso una bici perfettamente studiata se poi quando ci sale il ciclista va tutto a farsi benedire...</p><p>Insomma, per chi si muove a "bassa" velocità sapere che il reggisella è calcolato per ridurre la sua resistenza del 30% serve a poco.</p><p>A maggior ragione se si pensa che è mascherato dal corpo e si trova immerso nella scia turbolenta, dove tutte le premesse dello studio di progettazione (flusso non perturbato della prova del pezzo da solo) vanno a farsi benedire.</p><p>Voglio dire, quello che ha senso ottimizzare è quello che sta davanti al ciclista, ovvero ruota anteriore e forcella (ma quanto si guadagna in percentuale?), quello che sta dietro essendo coperto e nella scia forse non è così critico.</p><p>Me ne sono accorto, eccome, andando in vacanza con i bagagli sulla bici.</p><p>Finché hai solo le borse posteriori la resistenza, specie in caso di vento contrario, non è così penalizzante da impedire di tenere delle velocità decenti.</p><p>In discesa si corre, anche discesa leggera.</p><p>Con le borse anteriori la situazione peggiora in modo drammatico, viaggiare anche in pianura a velocità prossime ai 30 km/h comporta uno sforzo enorme, in discesa si sente l'effetto frenante tanto che superare i 50 km/h su pendenze del 7-8% è difficile, non serve usare i freni.</p><p>E se si spera si sfruttare lo slancio per superare la salitella che c'è dopo, beh, nel tratto di cambio pendenza in fondo alla discesa si è già perso tutto.</p><p></p><p>Secondo me, e l'intervistato è stato attento alle parole, molte soluzioni sono solo degli espedienti commerciali e che solo in ambiti ristretti e specifici ha senso uno studio accurato.</p><p></p><p>E penso alle parole del sig. Dino Perotti, titolare dell'Ofmega, che magnificava la sua guarnitura Mistral dalla sezione della pedivella vagamente aerodinamica, perchè avevano misurato la potenza necessaria per tenerla in rotazione a 500 giri/minuto ed era risultata inferiore a quella delle tradizionali pedivelle di sezione rettangolare.</p><p>Ma chi pedala a 500 giri/minuto? <img src="/forum/styles/uix/xenforo/smilies_vb/wacko.gif" class="smilie" loading="lazy" alt=":wacko:" title="Wacko :wacko:" data-shortname=":wacko:" /></p><p>Comunque erano altri tempi, fine anni '70, quando si faceva tutto un po' alla buona e andava bene così.</p><p></p><p>P.S.: <em><span style="color: DarkOrange">stato limite</span></em> o <span style="color: DarkOrange"><em>strato</em><em> limite</em></span>? Mi risulta corretta la seconda, perlomeno nei sacri testi di idraulica che hanno accompagnato i miei studi, è sempre chiamato <span style="color: DarkOrange"><em>strato</em></span>, perché di strato si tratta, ovvero di quella porzione di fluido che si trova in un intorno del corpo dotato di velocità relativa diversa da quella del fluido.</p><p><span style="color: DarkOrange"><em>Stato limite</em></span> o, meglio, verifica agli stati limite ultimi, è un metodo usato nella verifica di resistenza delle costruzioni, procedura introdotta dagli Eurocodici in sostituzione del "vecchio" metodo delle tensioni ammissibili.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="ottomilainsù, post: 3786323, member: 36102"] Interessante. M'è parso di capire dall'intervista che il reale beneficio delle soluzioni sia molto relativo, ovvero che abbia poco senso una bici perfettamente studiata se poi quando ci sale il ciclista va tutto a farsi benedire... Insomma, per chi si muove a "bassa" velocità sapere che il reggisella è calcolato per ridurre la sua resistenza del 30% serve a poco. A maggior ragione se si pensa che è mascherato dal corpo e si trova immerso nella scia turbolenta, dove tutte le premesse dello studio di progettazione (flusso non perturbato della prova del pezzo da solo) vanno a farsi benedire. Voglio dire, quello che ha senso ottimizzare è quello che sta davanti al ciclista, ovvero ruota anteriore e forcella (ma quanto si guadagna in percentuale?), quello che sta dietro essendo coperto e nella scia forse non è così critico. Me ne sono accorto, eccome, andando in vacanza con i bagagli sulla bici. Finché hai solo le borse posteriori la resistenza, specie in caso di vento contrario, non è così penalizzante da impedire di tenere delle velocità decenti. In discesa si corre, anche discesa leggera. Con le borse anteriori la situazione peggiora in modo drammatico, viaggiare anche in pianura a velocità prossime ai 30 km/h comporta uno sforzo enorme, in discesa si sente l'effetto frenante tanto che superare i 50 km/h su pendenze del 7-8% è difficile, non serve usare i freni. E se si spera si sfruttare lo slancio per superare la salitella che c'è dopo, beh, nel tratto di cambio pendenza in fondo alla discesa si è già perso tutto. Secondo me, e l'intervistato è stato attento alle parole, molte soluzioni sono solo degli espedienti commerciali e che solo in ambiti ristretti e specifici ha senso uno studio accurato. E penso alle parole del sig. Dino Perotti, titolare dell'Ofmega, che magnificava la sua guarnitura Mistral dalla sezione della pedivella vagamente aerodinamica, perchè avevano misurato la potenza necessaria per tenerla in rotazione a 500 giri/minuto ed era risultata inferiore a quella delle tradizionali pedivelle di sezione rettangolare. Ma chi pedala a 500 giri/minuto? :wacko: Comunque erano altri tempi, fine anni '70, quando si faceva tutto un po' alla buona e andava bene così. P.S.: [I][COLOR=DarkOrange]stato limite[/COLOR][/I] o [COLOR=DarkOrange][I]strato[/I][I] limite[/I][/COLOR]? Mi risulta corretta la seconda, perlomeno nei sacri testi di idraulica che hanno accompagnato i miei studi, è sempre chiamato [COLOR=DarkOrange][I]strato[/I][/COLOR], perché di strato si tratta, ovvero di quella porzione di fluido che si trova in un intorno del corpo dotato di velocità relativa diversa da quella del fluido. [COLOR=DarkOrange][I]Stato limite[/I][/COLOR] o, meglio, verifica agli stati limite ultimi, è un metodo usato nella verifica di resistenza delle costruzioni, procedura introdotta dagli Eurocodici in sostituzione del "vecchio" metodo delle tensioni ammissibili. [/QUOTE]
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