allenamento mentale alla resistenza

Darius

Scalatore
18 Ottobre 2005
6.653
1.428
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Bici
Colnago V1-r
Quanti di voi almeno una volta nella vita ciclistica, o sportiva hanno avuto la "crisi da ritiro"?

Come l'avete risolta? vi siete ritirati? avete resistito ed avete concluso il percorso? e come?

I più allenati di voi si sentono (realisticamente) in grado di fare una RAAM?

Ovvero, cosa è per voi l'allenamento mentale alla resistenza? quanti di voi lo fanno? se si, in modo casalingo o scientifico?
 

Guest
le crisi non le conto piu.. la piu brutta alla marmotte quest'anno e non mi sono ritirato per onorare la maglia..
 

lollo

Passista
29 Luglio 2004
4.178
117
50
Schoten (Belgio... Fiandre)
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Ho fatto circa 300 corse (forse anche di più) e dipende da cosa intendi per "crisi da ritiro". Se corri con i dilettanti è ovvio che devi prepararti psicologicamente a ritirarti spesso (a meno che tu non sia un fenomeno). Se invece si corre una GF ritirarsi è un'altra cosa.
In una gara amatoriale normale se ti stacchi ti ritiri... perchè non avrebbe senso continuare (come nei dilettanti).

a me in quenste 300 corse è capitato di tutto. Fermarmi perchè non ero in giornata e tirare avanti fino all'arrivo dopo aver vomitato o oppure correre la GF di La Spezia sotto l'acqua con la febbre e una costola rotta.

Se penso di poter correre una RAAM, sarebbe il mio sogno e penso che foooorse ce la potrei anche fare (i dubbi li ho perchè sono straconvinto che trovare un "finisher" pulito dalle anfetamine sia utopia).

Penso che gli allementi psicologici non servono ad una mazza. Cio' che realmente serve è una serie di crisi bibliche e memorabili alle spalle. Solo con gli anni si esce scafandrati.
 

Darius

Scalatore
18 Ottobre 2005
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Bici
Colnago V1-r

OK, ma nessuno ha ancora risposto alla domanda chiave "come avete fatto a superare la crisi"?

Per esempio, Lollo, l'esperienza della GF di La Spezia è significativa.

Pensaci bene, secondo te cosa è che ti ha fatto terminare la gara nonostante le sofferenze, il caso, la brutale forza fisica, o qualcosa che era nella tua mente e che ti ha spinto più delle gambe?

Le crisi bibliche e memorabili, secondo me, servono solo a fare la scorza ma non a vincere.
 

ciclettico

Apprendista Scalatore
23 Aprile 2004
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Ravenna
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Bici
BMC Team Machine SLR01
Una grossa differenza esiste fra eventi tipo "gara", e quelli di tipo "impresa". Nel primo la motivazione dovrebbe darla la ricerca del risultato (e se il risultato sfuma, la tensione agonistica scende, e il ritiro è sensato), nella seconda l'importante è arrivare (e allora può aver senso stremarsi anche solo per concludere).
Ovvio che ciascuno di noi classifica come "gara" o "impresa", quello che gli pare. Per qualcuno fare la Campagnolo in 7 ore può essere Gara, per un altro finirla è comunque Impresa.

Comunqe:

Quanti di voi almeno una volta nella vita ciclistica, o sportiva hanno avuto la "crisi da ritiro"?
Presente.

Come l'avete risolta? vi siete ritirati? avete resistito ed avete concluso il percorso? e come?
Nelle corse vere e proprie non ci sono molte alternative che ritirarsi. Nelle manifestazioni lunghe, GF o brevetti, se non si riesce più ad andare avanti, ci si ferma, si mangia, si beve, poi si riparte, e si vede come va. A volte si risorge, a volte no. Se la crisi è mentale... ma che vuol dire poi? comunque, mai avute.

I più allenati di voi si sentono (realisticamente) in grado di fare una RAAM?
No. E onestamente non credo che sia roba per me.

Ovvero, cosa è per voi l'allenamento mentale alla resistenza? quanti di voi lo fanno? se si, in modo casalingo o scientifico?
Non so se esiste. Direi di no, e che viene tutt'uno con l'allenamento di tutto il resto. Se il corpo risponde, non è la mente che crolla. Se il corpo non ci sostiene più, non sarà il cervello a mandarci avanti a pedalare. Certo, le motivazioni sono una cosa potente. Ma non tanto da sostenere il corpo, se non ne ha più. Forse il cervello ha una parte importante nel governare le fasi prima della crisi, ma quando ti ci senti dentro, ormai è tardi.

Sarà una visione troppo meccanicistica della realtà?
 

SimonRussi

Apprendista Scalatore
11 Agosto 2005
2.249
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Laives (BZ)
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a me la crisi da ritiro viene appena la strada sale e comincio con "ma perchè non me ne sono stato a casa...." :-)

comunque, scherzi a parte, penso che l'unico "allenamento" sia pedalare, pedalare e pedalare... conoscere i propri limiti e sopratutto le proprie sensazioni...

ovvio che poi in gara (gara vera intendo) ci siano dei dati oggettivi da valutare (tipo ho 5 minuti di ritardo, perciò mi ritiro)...

se si tratta invece di "impresa" penso che sia solo una questione di forza di volontà, e non penso si possa allenare....

se vi serve, la mia ragazza in montagna quando vede la spia della "riserva", canticchia "Fra Martino campanaro......" per darsi il ritmo e non pensare alla fatica... potrebbe essere un'idea :-)
 

lollo

Passista
29 Luglio 2004
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Cosa mi ha fatto andare avanti? Credo che sia la stessa cosa che fa andare avanti tutti (... ops detta cosi' sembra che stia parlando della gnocca!). L'idea che non ci si deve fermare a onorare la propria corsa, la corsa del vincitore e soprattutto onorare tutti gli allenamenti massacranti che facciamo.
 

celticopuro

Apprendista Passista
Io credo che ognuno reagisca a proprio modo alle crisi, a parte le nozioni base per cercare di evitarle, quando ci sei dentro ci sei dentro, quando si spegne la luce c'è chi molla è c'è chi tiene duro. Io non vado un cazzo ma non mollo mai. Mi faccio tanti piccoli obiettivi da raggiungere uno dopo l'altro senza pensare al traguardo finale; ora può essere quel tornate, dopo quella casa ecc.... l'importante è non pensare a tutto quello che manca ma a quello che hai fatto e alle piccole tappe per andare avanti. Importantissimo sarebbe avere qualcuno al proprio fianco quindi se nonostante la crisi si passa uno + un crisi andare via insieme per un pò può essere di gran vantaggio.
ciao
 

Guest
Beh la crisi può essere di vari tipi. Per quel che mi riguarda le crisi piu brutte non sono quelle fisiche ma quelle mentali.
Cito due esempi personali visto che l'autore del post voleva i dettagli di come le abbiamo vissute affrontate e, eventualmente superate.
Primo esempio:
Crisi fisica.
Mi è capitata alla Dieci Colli. Non ero ancora al top, però con la testa mi ero prefissato che quella doveva essere la prima corsa "da big" per provare a fare risultato.
Bene, mi son fatto 100 km attaccato al treno dei primi 15, non vi dico la lotta, scatti controscatti, accelerazioni..
Fatto sta che tra quei "pazzi" alla fine ho dovuto cedere perchè non avevo ancora la gamba per 150 km ad alto livello. Mi sono sentito prima svuotato ho recuperato e mi sono aggregato al primo"gruppone" utile
Andare all'arrivo è stato duro soprattutto perchè alla fine fare 30mo o 40mo mi cambiava poco, però ho stretto i denti e sono arrivato all'arrivo mollando quel gruppone solo sul monte donato (ho preferito fare la discesa piano quando ho visto che tanto era troppo rischiosa)
Questa crisi l'ho vinta con la testa, ho stretto i denti, il dolore fisico (parlo proprio di male...) di quel giorno ancora me lo porto dentro.. era il primo caldo, avevo fatto 100 km dietro a Rumsas e soci che si scannavano e alla fine ho pagato caro. Ma è stato il giorno "della svolta" lì ho superato il famoso "scalino" che ti fa passare dall'essere un discreto corridore a uno che lotta con la convinzione di poterci stare li davanti...

Crisi psicologica:
GF Campagnolo. Venivo da 3 settimane di altura, ero un pò nervoso perchè volevo fare risultato ma sapevo anche che mi mancava "il ritmo"
Sul Cima Campo stavo da Dio, avrò scollinato in 3a 4a posizione...
Sul Manghen dopo la prima accelerata mi han levato di ruota, poi ho carburato e sono rientrato.. a metà manghen ero nei 15, e ho scollinato che ero in 10ma posizione...
In discesa ho mangiato ma per la foga di esser davanti mi sono allacciato male la mantellina, mi son preso una bella congestione così sul rolle mi son dovuto fermare in "bagno" per dissenteria....
M'è crollato il mondo addosso.. quando ho ripreso oltre al vuoto fisico avevo il vuoto mentale perchè il primo piazzamento in una GF del prestigio se ne stava andando.. In pianura la gente mi passava a grupponi di cicloturisti a 25 all'ora e non riuscivo a tenere le ruote.. Sono andato all'arrivo ma quella crisi l'ho superata con la rabbia la settimana successiva, quando alla Pantani c'ho messo la grinta e ho retto duro chiudendo con un dignitoso sesto posto assoluto..
Le crisi servono, porca miseria se servono.. Io ne ho un bisogno viscerale perchè mi aiutano a capire cosa ho sbagliato e cosa ho ancora da migliorare, mi aiutano a spostare i miei limiti sempre piu in la, a soffrire sempre un pò di piu anche perchè non c'è gusto altrimenti.. (però che bello quando all'Alpen Brevet ho vinto soffrendo come un cane la Tremola...)

Scusate la lunghezza
CIAO!
 
?

...

Guest

Sraquoto! io mi sono cotto nella mi abrevissima vita ciclistica solo un paio di volte e di testa solo una volta in gara ma mi ha fregato la tensione...


Scusate la lunghezza
CIAO

E' sempre un piacere leggere questi post!
 

Darius

Scalatore
18 Ottobre 2005
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Bici
Colnago V1-r
Camoscio delle Dolomiti ha scritto:
... Per quel che mi riguarda le crisi piu brutte non sono quelle fisiche ma quelle mentali.

Concordo al 100%

[/quote]Scusate la lunghezza
CIAO![/quote]

Perchè scusarsi, le esperienze che hai raccontato non sono chiacchiere, sono testimonianza di forza, determinazione e passione.

Personalmente, nel mio piccolo di cicloturista che non fa gare e che comincia a soffrire già quando quando la strada si inclina da 0 a 1 grado :-),
quando mi sale in mente la frase tipica "ma chi c... me l'ha fatto fare" allora cerco di applicare alcuni trucchi.

Per esempio, come Celticopuro, penso ai piccoli traguardi li' avanti, e mi gratifico quando li passo e continuo (OK ! pronti per il prossimo, forza che puoi farcela!)

A volte scandisco a voce la cadenza di pedalata.

Quando scalo la montagna cerco di non guardare mai i tornanti che si snodano tanti e lunghi sulla mia testa ma solo la strada avanti alla ruota.

Sono pratiche di tipo grossolano naturalmente, di tipo casalingo diciamo, ma comunque costituiscono un primo approccio al problema di come superare percorsi di lunga durata.

Lo scopo del post era di capire quanta consapevolezza c'è nel mondo del ciclismo riguardo alle capacità mentali di dominare la fatica e lo stress che essa induce.

Se volete e se vi interessa leggete il libro "Preparazione mentale agli sport di resistenza" di Pietro Trabucchi (editrice Elika)
E' piccolo, si legge facilmente e tratta una problematica purtroppo ancora di nicchia perchè bistrattata dal grande sport italiano.

Io ho provato prenderne coscienza in passato quando facevo nuoto agonistico (ho smesso), specialmente nelle gare in mare (avrei fatto il triatleta forse se non fossi arrivato alla bici troppo tardi) ed ho riscontrato cose vere.
Per esempio ho capito quali meccanismi ci sono dietro l'ansia pre gara (che non sapevo fosse del tutto naturale e temevo) ed ho imparato a conviverci serenamente.

Insomma questo ed altro che potremo ancora discutere.

Grazie dei contributi e scusate stavolta me della lunghezza.
 

Darius

Scalatore
18 Ottobre 2005
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Quanti di voi almeno una volta nella vita ciclistica, o sportiva hanno avuto la "crisi da ritiro"?

Come l'avete risolta? vi siete ritirati? avete resistito ed avete concluso il percorso? e come?

I più allenati di voi si sentono (realisticamente) in grado di fare una RAAM?

Ovvero, cosa è per voi l'allenamento mentale alla resistenza? quanti di voi lo fanno? se si, in modo casalingo o scientifico?
 

Guest
le crisi non le conto piu.. la piu brutta alla marmotte quest'anno e non mi sono ritirato per onorare la maglia..
 

lollo

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Schoten (Belgio... Fiandre)
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Ho fatto circa 300 corse (forse anche di più) e dipende da cosa intendi per "crisi da ritiro". Se corri con i dilettanti è ovvio che devi prepararti psicologicamente a ritirarti spesso (a meno che tu non sia un fenomeno). Se invece si corre una GF ritirarsi è un'altra cosa.
In una gara amatoriale normale se ti stacchi ti ritiri... perchè non avrebbe senso continuare (come nei dilettanti).

a me in quenste 300 corse è capitato di tutto. Fermarmi perchè non ero in giornata e tirare avanti fino all'arrivo dopo aver vomitato o oppure correre la GF di La Spezia sotto l'acqua con la febbre e una costola rotta.

Se penso di poter correre una RAAM, sarebbe il mio sogno e penso che foooorse ce la potrei anche fare (i dubbi li ho perchè sono straconvinto che trovare un "finisher" pulito dalle anfetamine sia utopia).

Penso che gli allementi psicologici non servono ad una mazza. Cio' che realmente serve è una serie di crisi bibliche e memorabili alle spalle. Solo con gli anni si esce scafandrati.
 

Darius

Scalatore
18 Ottobre 2005
6.653
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Colnago V1-r

OK, ma nessuno ha ancora risposto alla domanda chiave "come avete fatto a superare la crisi"?

Per esempio, Lollo, l'esperienza della GF di La Spezia è significativa.

Pensaci bene, secondo te cosa è che ti ha fatto terminare la gara nonostante le sofferenze, il caso, la brutale forza fisica, o qualcosa che era nella tua mente e che ti ha spinto più delle gambe?

Le crisi bibliche e memorabili, secondo me, servono solo a fare la scorza ma non a vincere.
 

ciclettico

Apprendista Scalatore
23 Aprile 2004
2.370
326
Ravenna
Visita sito
Bici
BMC Team Machine SLR01
Una grossa differenza esiste fra eventi tipo "gara", e quelli di tipo "impresa". Nel primo la motivazione dovrebbe darla la ricerca del risultato (e se il risultato sfuma, la tensione agonistica scende, e il ritiro è sensato), nella seconda l'importante è arrivare (e allora può aver senso stremarsi anche solo per concludere).
Ovvio che ciascuno di noi classifica come "gara" o "impresa", quello che gli pare. Per qualcuno fare la Campagnolo in 7 ore può essere Gara, per un altro finirla è comunque Impresa.

Comunqe:

Quanti di voi almeno una volta nella vita ciclistica, o sportiva hanno avuto la "crisi da ritiro"?
Presente.

Come l'avete risolta? vi siete ritirati? avete resistito ed avete concluso il percorso? e come?
Nelle corse vere e proprie non ci sono molte alternative che ritirarsi. Nelle manifestazioni lunghe, GF o brevetti, se non si riesce più ad andare avanti, ci si ferma, si mangia, si beve, poi si riparte, e si vede come va. A volte si risorge, a volte no. Se la crisi è mentale... ma che vuol dire poi? comunque, mai avute.

I più allenati di voi si sentono (realisticamente) in grado di fare una RAAM?
No. E onestamente non credo che sia roba per me.

Ovvero, cosa è per voi l'allenamento mentale alla resistenza? quanti di voi lo fanno? se si, in modo casalingo o scientifico?
Non so se esiste. Direi di no, e che viene tutt'uno con l'allenamento di tutto il resto. Se il corpo risponde, non è la mente che crolla. Se il corpo non ci sostiene più, non sarà il cervello a mandarci avanti a pedalare. Certo, le motivazioni sono una cosa potente. Ma non tanto da sostenere il corpo, se non ne ha più. Forse il cervello ha una parte importante nel governare le fasi prima della crisi, ma quando ti ci senti dentro, ormai è tardi.

Sarà una visione troppo meccanicistica della realtà?
 

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