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Allenamento polarizzato
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<blockquote data-quote="all_i_need_is_bike" data-source="post: 5680261" data-attributes="member: 5183"><p>E pensare che una volta c'era lo sweet spot <img src="/forum/styles/uix/xenforo/smilies_vb/icon_mrgreen.gif" class="smilie" loading="lazy" alt=":mrgreen:" title="Icon Mrgreen :mrgreen:" data-shortname=":mrgreen:" /></p><p>(Ragionare solo per schematizzazioni agli estremi è sempre un po' limitativo).</p><p>Per gli adattamenti ottenibili, una suddivisione polarizzata sembra massimizzare entrambi gli effetti di quantità e attività dei mitocondrii (<a href="http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24128929" target="_blank">http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24128929</a>). Ed essere utile per gestire bene altri aspetti, come il carico neuromuscolare (ovviamente con certe scelte della "alta" intensità).</p><p>La "zona" di intensità caratteristica per eseguire HIT, essendo tutto ciò che è sopra VT2=MLSS, sarà comunque intensità di passaggio fra "zone classiche", quindi ammette intervalli lunghi (<a href="http://journals.lww.com/acsm-msse/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=97486&type=abstract" target="_blank">http://journals.lww.com/acsm-msse/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=97486&type=abstract</a>). Come per il limite inferiore, per cui escludere del tutto z3 (definizione standard) potrebbe non essere corretto, altrettanto si può dire per il limite superiore con una esclusione completa di z4. Bisognerebbe valutare caso per caso, visto che a diversi profili di potenza (CP e W') corrispondono situazioni differenti, che oltre a definire i limiti condizionano anche alcuni aspetti della prescrizione.</p><p>Considera anche che in generale l'allenamento non è solo questione di adattamenti, ma anche di percezione dello sforzo e di apprendimento del pacing.</p><p>Se poi consideri che anche fissando lo schema ci sarà una variabilità individuale nella risposta (vedi ad esempio: <a href="https://twitter.com/Alan_Couzens/status/711941751506767872" target="_blank">https://twitter.com/Alan_Couzens/status/711941751506767872</a> ; oltre al già citato <a href="http://journals.lww.com/acsm-msse/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=97486&type=abstract" target="_blank">http://journals.lww.com/acsm-msse/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=97486&type=abstract</a>), segue che una variazione dello schema può essere necessaria.</p><p></p><p>Volumi globali importanti, e insieme volumi comunque importanti ad intensità significativa, richiedono anche una neurobiologia adatta a tollerare sul lungo periodo il carico, senza diventare un compito mentalmente o emotivamente troppo pesante (situazione che interferirebbe con gli adattamenti, così come ogni stressor ambientale: <a href="http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27406221" target="_blank">http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27406221</a>). Anche sotto questi aspetti gli atleti elite dovrebbero avere qualcosa in più (<a href="http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26333399" target="_blank">http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26333399</a> ): in parte innata, in parte costruita (quindi costruibile, buona notizia).</p><p>Essendo la necessità di base quella di creare uno schema gestibile sul lungo periodo, che permetta la progressione del carico allenante, in alcuni casi potrebbe essere più produttivo restare a intensità più bassa, seppur un po' meno ottimale. Relativo a questa ultima osservazione, e coerente col primo articolo segnalato ma usando metriche familiari, c'è questo: <a href="http://alancouzens.com/blog/volume-vs-intensity.php" target="_blank">http://alancouzens.com/blog/volume-vs-intensity.php</a></p><p>Ovviamente sono certo di aver appena scalfito la superficie della problematica <img src="/forum/styles/uix/xenforo/smilies_vb/beer.gif" class="smilie" loading="lazy" alt="o-o" title="Beer o-o" data-shortname="o-o" /></p></blockquote><p></p>
[QUOTE="all_i_need_is_bike, post: 5680261, member: 5183"] E pensare che una volta c'era lo sweet spot :mrgreen: (Ragionare solo per schematizzazioni agli estremi è sempre un po' limitativo). Per gli adattamenti ottenibili, una suddivisione polarizzata sembra massimizzare entrambi gli effetti di quantità e attività dei mitocondrii ([url]http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24128929[/url]). Ed essere utile per gestire bene altri aspetti, come il carico neuromuscolare (ovviamente con certe scelte della "alta" intensità). La "zona" di intensità caratteristica per eseguire HIT, essendo tutto ciò che è sopra VT2=MLSS, sarà comunque intensità di passaggio fra "zone classiche", quindi ammette intervalli lunghi ([url]http://journals.lww.com/acsm-msse/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=97486&type=abstract[/url]). Come per il limite inferiore, per cui escludere del tutto z3 (definizione standard) potrebbe non essere corretto, altrettanto si può dire per il limite superiore con una esclusione completa di z4. Bisognerebbe valutare caso per caso, visto che a diversi profili di potenza (CP e W') corrispondono situazioni differenti, che oltre a definire i limiti condizionano anche alcuni aspetti della prescrizione. Considera anche che in generale l'allenamento non è solo questione di adattamenti, ma anche di percezione dello sforzo e di apprendimento del pacing. Se poi consideri che anche fissando lo schema ci sarà una variabilità individuale nella risposta (vedi ad esempio: [url]https://twitter.com/Alan_Couzens/status/711941751506767872[/url] ; oltre al già citato [url]http://journals.lww.com/acsm-msse/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=97486&type=abstract[/url]), segue che una variazione dello schema può essere necessaria. Volumi globali importanti, e insieme volumi comunque importanti ad intensità significativa, richiedono anche una neurobiologia adatta a tollerare sul lungo periodo il carico, senza diventare un compito mentalmente o emotivamente troppo pesante (situazione che interferirebbe con gli adattamenti, così come ogni stressor ambientale: [url]http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27406221[/url]). Anche sotto questi aspetti gli atleti elite dovrebbero avere qualcosa in più ([url]http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26333399[/url] ): in parte innata, in parte costruita (quindi costruibile, buona notizia). Essendo la necessità di base quella di creare uno schema gestibile sul lungo periodo, che permetta la progressione del carico allenante, in alcuni casi potrebbe essere più produttivo restare a intensità più bassa, seppur un po' meno ottimale. Relativo a questa ultima osservazione, e coerente col primo articolo segnalato ma usando metriche familiari, c'è questo: [url]http://alancouzens.com/blog/volume-vs-intensity.php[/url] Ovviamente sono certo di aver appena scalfito la superficie della problematica o-o [/QUOTE]
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