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Allenamento polarizzato
Testo
<blockquote data-quote="pianpianello" data-source="post: 7250396" data-attributes="member: 149927"><p>Mettiamo da parte per il momento le questioni teoriche e <strong>facciamo un esempio pratico.</strong></p><p></p><p>Immaginiamo un ciclista non agonista (niente gare) che vuole massimizzare comunque le sue prestazioni, e che esce <strong>3 volte a settimana facendo giri da 2-3h</strong> (con un totale quindi variabile da <strong>6-9h settimanali</strong>). Le domande pratiche sono:</p><p></p><ol> <li data-xf-list-type="ol">Consiglieresti il polarizzato a questo tipo di ciclista? Perché?</li> <li data-xf-list-type="ol">Come imposteresti il polarizzato su queste 3 uscite settimanali? Perché?</li> </ol><p></p><p>Infine aggiungo una piccola idea che mi è venuta, che può essere giusta o sbagliata ma è un pensiero. Il coach di Pogacar diceva che se in un giro lento in Z2 facevi dei fuori soglia “rovinavi” il giro, perché poi ci voleva circa mezzora per tornare agli equilibri ormonali e metabolici necessari. Non so se sia vero o se ho capito bene. In ogni caso ho pensato: se in un giro da 3 ore uno facesse le prime 1.5/2h in Z2 e le successive 1.5/1h con lavori più intensi (soglia e fuori soglia), unirebbe i vantaggi dei giri lenti e dei giri intensi in un unico giro? Molte volte l'amatore medio che non segue strategie precise tende a fare il contrario: si tende ad andare più forte all’inizio, e poi si torna verso casa più lentamente quando si è meno freschi (o addirittura ci si trascina a casa cotti). Io invece immaginavo proprio di fare la Z2 pura iniziale, e l’intensità nel finale (+ eventuale breve defaticamento). Se uno fa molte ore e molte uscite settimanali, probabilmente ha più senso dividere il tutto in giorni diversi, come prevede il polarizzato descritto in maniera classica. Ma chi esce meno giorni e fa meno ore, e quindi ha più giorni di riposo per i recuperi, potrebbe avere i vantaggi del polarizzato con questo tipo di giri “misti”, a patto di mettere la Z2 all’inizio e l’intensità solo alla fine?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="pianpianello, post: 7250396, member: 149927"] Mettiamo da parte per il momento le questioni teoriche e [B]facciamo un esempio pratico.[/B] Immaginiamo un ciclista non agonista (niente gare) che vuole massimizzare comunque le sue prestazioni, e che esce [B]3 volte a settimana facendo giri da 2-3h[/B] (con un totale quindi variabile da [B]6-9h settimanali[/B]). Le domande pratiche sono: [LIST=1] [*]Consiglieresti il polarizzato a questo tipo di ciclista? Perché? [*]Come imposteresti il polarizzato su queste 3 uscite settimanali? Perché? [/LIST] Infine aggiungo una piccola idea che mi è venuta, che può essere giusta o sbagliata ma è un pensiero. Il coach di Pogacar diceva che se in un giro lento in Z2 facevi dei fuori soglia “rovinavi” il giro, perché poi ci voleva circa mezzora per tornare agli equilibri ormonali e metabolici necessari. Non so se sia vero o se ho capito bene. In ogni caso ho pensato: se in un giro da 3 ore uno facesse le prime 1.5/2h in Z2 e le successive 1.5/1h con lavori più intensi (soglia e fuori soglia), unirebbe i vantaggi dei giri lenti e dei giri intensi in un unico giro? Molte volte l'amatore medio che non segue strategie precise tende a fare il contrario: si tende ad andare più forte all’inizio, e poi si torna verso casa più lentamente quando si è meno freschi (o addirittura ci si trascina a casa cotti). Io invece immaginavo proprio di fare la Z2 pura iniziale, e l’intensità nel finale (+ eventuale breve defaticamento). Se uno fa molte ore e molte uscite settimanali, probabilmente ha più senso dividere il tutto in giorni diversi, come prevede il polarizzato descritto in maniera classica. Ma chi esce meno giorni e fa meno ore, e quindi ha più giorni di riposo per i recuperi, potrebbe avere i vantaggi del polarizzato con questo tipo di giri “misti”, a patto di mettere la Z2 all’inizio e l’intensità solo alla fine? [/QUOTE]
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