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Penso sia difficile generalizzare quante quante ore sono necessarie per avere un “adattamento minimo” perché dipende ovviamente dal livello dell’atleta e chissà da quanti e quali altri fattori (certo con 8 ore forse sarebbe meglio darsi alla corsa, però su questo non possiamo farci nulla).Sul fatto che polarizzare sia più indicato per chi fa 10 ore c’è da dire che questo è in netta contrapposizione circa il modo in cui la polarizzazione è stata “scoperta” ovvero osservando la distribuzione del/delle tempo/sedute speso/e nelle varie zone o mirate a migliorare determinati compartimentò in atleti di élite. Il fatto che la polarizzazione è diffusa tra gli atleti di élite deve comunque far riflettere perché son atleti che sono probabilmente vicini al loro potenziale e che hanno capacità e necessità diverse da quella dell’amatore medio.Credo che in questa intervista Seiler sia riuscito abbastanza bene a mettere insieme i pezzi e, almeno per le parole che ha speso per gli “8 ore”, è riuscito a dare delle indicazioni per un programma molto bilanciato (e che secondo me prescinde dalla polarizzazione). Che nel tempo quella ricetta vada cambiata è evidente e a quel punto, visto il vincolo di tempo totale di allenamento, bisognerebbe capire quali sono effettivamente i fattori limitanti (sarebbe pure utile saperlo prima di abbracciare una certa distribuzione delle intensità, ma tant’è:-) )
Penso sia difficile generalizzare quante quante ore sono necessarie per avere un “adattamento minimo” perché dipende ovviamente dal livello dell’atleta e chissà da quanti e quali altri fattori (certo con 8 ore forse sarebbe meglio darsi alla corsa, però su questo non possiamo farci nulla).
Sul fatto che polarizzare sia più indicato per chi fa 10 ore c’è da dire che questo è in netta contrapposizione circa il modo in cui la polarizzazione è stata “scoperta” ovvero osservando la distribuzione del/delle tempo/sedute speso/e nelle varie zone o mirate a migliorare determinati compartimentò in atleti di élite.
Il fatto che la polarizzazione è diffusa tra gli atleti di élite deve comunque far riflettere perché son atleti che sono probabilmente vicini al loro potenziale e che hanno capacità e necessità diverse da quella dell’amatore medio.
Credo che in questa intervista Seiler sia riuscito abbastanza bene a mettere insieme i pezzi e, almeno per le parole che ha speso per gli “8 ore”, è riuscito a dare delle indicazioni per un programma molto bilanciato (e che secondo me prescinde dalla polarizzazione). Che nel tempo quella ricetta vada cambiata è evidente e a quel punto, visto il vincolo di tempo totale di allenamento, bisognerebbe capire quali sono effettivamente i fattori limitanti (sarebbe pure utile saperlo prima di abbracciare una certa distribuzione delle intensità, ma tant’è:-) )