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Personalmente credo che ci si una distorsione logica di fondo, ovvero pensare che le ore siano la causa, ma in realtà è una quantità misurabile che rappresenta la manifestazione di una serie di cause non meglio individuate. Prendo sempre ad esempio la rappresentazione grafica gentilmente fornitaci da [USER=5183]@all_i_need_is_bike[/USER] (non c’è il copyright, vero? :-)): quel che ci si potrebbe chiedere è come fare per passare da avere il profilo “amatore” al profilo “pro”. Con quel che puoi misurare (o reperire più facilmente) concluderai che il pro fa più ore e che “”polarizza””, ma questi due elementi sono più indicativi di qual è lo stato di fatto di un pro: fa più ore perché è il suo lavoro e magari tende a non allenarsi in z2 (modello a tre zone) perché lt1 ed lt2 son vicine e in quella zona non c’è molto che lo aiuterà nè a migliorare lt1 (o se non altro non ad un costo sostenibile nel tempo) nè ad alzare considerevolmente lt2. Quindi nessun beneficio per quel che riguarda l’economia generale nè per quel che ci vuole per vincere le corse.


Infine, non sto dicendo che le ore (sarebbe meglio parlare di lavoro) non sono importanti, ma non sceglierei come strutturare l’allenamento prendendo quella quantità come elemento determinante