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Emozioni & Imprese
Ci mancava solo questa. Multe per ciclisti.
Testo
<blockquote data-quote="green dolphin" data-source="post: 7533245" data-attributes="member: 7692"><p>Su questo fenomeno, di cui si stanno occupando già i sociologi, e che quando si sarà esaurito diventerà materia per un'analisi retrospettiva, tale da dare finalmente un contesto storico ad una o più generazioni, non dobbiamo incorrere nel troppo facile giudizio di contrapporlo ai lavori manuali: chiaro che per certe generazioni sarebbe facile, non c'è paragone.</p><p></p><p>La realtà è non dico più complessa, ma senz'altro più articolata perché si inserisce e tocca termini quali arte, artistico, artista, etc., ma tocca anche la parte finanziaria economica, perché questo sistema artistico che altro che non è che una forma evoluta di pubblicità, fa fare soldi e genera soldi in un modo che 20 anni fa non si poteva neanche immaginare. Chiaro che se avessi chiesto a tuo nonno come al mio, presentandogli tutto il quadro, se avesse preferito zappare la terra o fare lo youtuber, la risposta sarebbe stata scontata <img src="/forum/styles/uix/xenforo/smilies_vb/icon_wink.gif" class="smilie" loading="lazy" alt=";-)" title="Icon Wink ;-)" data-shortname=";-)" /></p><p></p><p>Ma al di là del solito mantra della perdita di valori e altri luoghi comuni affibbiati alle nuove generazioni, quello che noto nei giovani (e lo dico perché lavorando in università ho a che fare con la generazione 20-30 anni), è una mancanza di contatto con la realtà, sembrano sempre indietro, fuori contesto. Chiaro che potremmo parlare di scarto generazionale come quando ci si confrontava a quell'età con le idee dei propri genitori, e che è normale che due generazioni differenti parlino un linguaggio differente e non si capiscano. Ma in quel caso, anche se non ci capivamo, non eravamo così fuori dal mondo, cioè conoscevamo le responsabilità, i rischi, i doveri (pochi), cioè avevamo un quadro ben preciso di cosa stesse capitando là fuori, perché avevamo capito (forse non tutti), che un giorno ci avrebbe riguardato in quanto adulti.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="green dolphin, post: 7533245, member: 7692"] Su questo fenomeno, di cui si stanno occupando già i sociologi, e che quando si sarà esaurito diventerà materia per un'analisi retrospettiva, tale da dare finalmente un contesto storico ad una o più generazioni, non dobbiamo incorrere nel troppo facile giudizio di contrapporlo ai lavori manuali: chiaro che per certe generazioni sarebbe facile, non c'è paragone. La realtà è non dico più complessa, ma senz'altro più articolata perché si inserisce e tocca termini quali arte, artistico, artista, etc., ma tocca anche la parte finanziaria economica, perché questo sistema artistico che altro che non è che una forma evoluta di pubblicità, fa fare soldi e genera soldi in un modo che 20 anni fa non si poteva neanche immaginare. Chiaro che se avessi chiesto a tuo nonno come al mio, presentandogli tutto il quadro, se avesse preferito zappare la terra o fare lo youtuber, la risposta sarebbe stata scontata ;-) Ma al di là del solito mantra della perdita di valori e altri luoghi comuni affibbiati alle nuove generazioni, quello che noto nei giovani (e lo dico perché lavorando in università ho a che fare con la generazione 20-30 anni), è una mancanza di contatto con la realtà, sembrano sempre indietro, fuori contesto. Chiaro che potremmo parlare di scarto generazionale come quando ci si confrontava a quell'età con le idee dei propri genitori, e che è normale che due generazioni differenti parlino un linguaggio differente e non si capiscano. Ma in quel caso, anche se non ci capivamo, non eravamo così fuori dal mondo, cioè conoscevamo le responsabilità, i rischi, i doveri (pochi), cioè avevamo un quadro ben preciso di cosa stesse capitando là fuori, perché avevamo capito (forse non tutti), che un giorno ci avrebbe riguardato in quanto adulti. [/QUOTE]
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