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Davide Rebellin ancora professionista alla soglia dei 50 anni
Testo
<blockquote data-quote="Shinkansen" data-source="post: 6841084" data-attributes="member: 3881"><p>Premesso che ognuno è libero di fare quello che gli pare se non danneggia gli altri. Quando parliamo di un pro' di 50 anni dobbiamo sempre valutare la sua carriera. Rebellin era un uomo di punta, non un anonimo gregario che non si vedeva mai. Sinceramente, mi chiedo chi glielo faccia fare di fare ancora il professionista alla sua età, ma non perché non credo che non si diverta, ma perché ormai il meglio è dietro di sé e in secondo luogo per essere competitivo deve accontentarsi di gare di secondo piano. Per quanto di diverta e per quanto venga pagato vale la pena continuare in corse senza riflettori? Leggevo della Cambogia, vale la pena andare a correre in Cambogia a meno che il suo nome non abbia un richiamo pubblicitario? </p><p>Ora, un pro' di un certo livello deve avere soprattutto rispetto per sé stesso, oltre che per la sua carriera. C'è un tempo per ogni cosa. Fare il professionista vuol dire allenamenti quotidiani, con qualsiasi tempo, continuare a controllare l'alimentazione. Insomma tutti quei sacrifici che alla lunga stressano più la mente che l'organismo.</p><p>Molto meglio pro' a 50 anni (e finché lo pagano buon per lui) che in mezzo a centinaia di scarsoni che affollano le Granfondo, mi si può rispondere. Ma ripeto, pur rispettando la sua scelta, ogni età ha il suo momento. Perché il limite fra il patetico e il romantico spesso è molto sottile.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Shinkansen, post: 6841084, member: 3881"] Premesso che ognuno è libero di fare quello che gli pare se non danneggia gli altri. Quando parliamo di un pro' di 50 anni dobbiamo sempre valutare la sua carriera. Rebellin era un uomo di punta, non un anonimo gregario che non si vedeva mai. Sinceramente, mi chiedo chi glielo faccia fare di fare ancora il professionista alla sua età, ma non perché non credo che non si diverta, ma perché ormai il meglio è dietro di sé e in secondo luogo per essere competitivo deve accontentarsi di gare di secondo piano. Per quanto di diverta e per quanto venga pagato vale la pena continuare in corse senza riflettori? Leggevo della Cambogia, vale la pena andare a correre in Cambogia a meno che il suo nome non abbia un richiamo pubblicitario? Ora, un pro' di un certo livello deve avere soprattutto rispetto per sé stesso, oltre che per la sua carriera. C'è un tempo per ogni cosa. Fare il professionista vuol dire allenamenti quotidiani, con qualsiasi tempo, continuare a controllare l'alimentazione. Insomma tutti quei sacrifici che alla lunga stressano più la mente che l'organismo. Molto meglio pro' a 50 anni (e finché lo pagano buon per lui) che in mezzo a centinaia di scarsoni che affollano le Granfondo, mi si può rispondere. Ma ripeto, pur rispettando la sua scelta, ogni età ha il suo momento. Perché il limite fra il patetico e il romantico spesso è molto sottile. [/QUOTE]
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