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Davide Rebellin travolto ed ucciso da un camion
Testo
<blockquote data-quote="green dolphin" data-source="post: 7268067" data-attributes="member: 7692"><p>Domenica tornando dal giro in bici mia moglie mi ha chiesto come fosse andata. Ho risposto: è stata una battaglia...</p><p></p><p>Credevo di essere abituato, ma alla fine si sono concentrati in 4 ore ore una serie di eventi che mi hanno fatto tirare un sospiro e pensare che mi era andata bene. Non sto ad elencarli tutti, credo che molti potrebbero raccontarne altrettanti, e sono convinto di abitare e pedalare in una zona relativamente fortunata per il traffico, etc. (Romagna), però la macchina di cacciatori che fa inversione improvvisamente mentre stavo arrivando in discesa ai 50 km/h circa, me la ricordo bene. E questo nonostante le luci anche di giorno (che spesso mi han salvato). Poi ho deciso di infilarmi a destra ed è stata la mia fortuna, la macchina mi aveva lasciato quel poco spazio, l'unico possibile.</p><p></p><p>Leggo spesso e se ne è parlato anche qui di odio tra categorie (soprattutto ciclisti/automobilisti): anche nel caso Rebelin non sono mancati sui media commenti (che sembravano pacati) di chi, anche se dispiaciuto, continua a sostenere che però...loro fanno sempre quello che vogliono, loro viaggiano in doppia/tripla fila, saltano i semafori, vanno in grupponi numerosi sparsi per la carreggiata. Che mi suona tanto come i commenti impropri per le vittime di stupro: eh ma se l'è cercata, andar di notte da sola a quell'ora, vestirsi in quel modo, e via dicendo.</p><p></p><p>Mi sono domandato perché la gente cerchi sempre giustificazioni utili soltanto a legittimare se non i propri comportamenti (mi auguro che chi commenta in certi modi non sia un potenziale stupratore), almeno la propria morale. Mi domando perché la gente (e non parlo solo di automobilisti) non riesca a vedere che le statistiche sono lì a dirci che la morte di Davide Rebelin e di altri non sono altro che morti annunciate. E che si potevano evitare, eccome! Mi domando perché quando andiamo per strada, e dico tutti, con qualsiasi mezzo, e maggior attenzione per i mezzi più pericolosi come stazza, velocità, etc., non valga il principio di "non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te".</p><p></p><p>Se volessimo almeno togliere le colpe, ognuno di noi hai i propri peccati e peccatucci come utente della strada, che però possono causare più o meno danno, resterebbero i doveri. E a questo dovrebbero pensare i ciclisti in gruppo sparpagliato su una strada provinciale tortuosa, e che fanno altre manovre amene creando un disagio o pericolo agli altri utenti della strada, con la spocchia di chi ha ragione. A questo dovrebbero pensare gli automobilisti che sorpassano i ciclisti singoli a velocità assurde facendogli il pelo, oppure tutte le macchine in doppia fila o in divieto di sosta, che costringono i ciclisti ad allargare e diventare bersaglio delle auto (è morto un ragazzo a Roma lo scorso anno per questo motivo). E' ormai ovvio che la maggioranza degli utenti della strada tende ad interpretare il codice in funzione della propria convenienza, per il proprio tornaconto: tutto ciò che se ne fotte delle regole serve a creare un vantaggio. Un vantaggio a se stessi.</p><p></p><p>Perché questo si realizzi, nella quasi totalità dei casi, è implicito che qualcun altro avrà uno svantaggio. Ed è una ruota che gira: un giorno ti avvantaggi, e quello dopo (o dopo poche ore) c'è qualcuno che con il suo vantaggio ha creato un disagio a te. E alla fine tutto si riduce a imprecazioni reciproche, perché appunto si è bravi a legittimare i propri mal comportamenti, ma quelli altrui diventano un sopruso, intollerabili.</p><p></p><p>Ecco, la sintesi è tutta qui: non si cambiano le cose dall'alto né dal basso; da parte delle istituzioni, che pur dovrebbero migliorare la viabilità, la manutenzione (ma non deve essere una scusa per omettere buoni comportamenti sulla strada), e da parte dei singoli con manifestazioni che seppur legittime ed in grado di creare una coscienza, resteranno sempre uno specchio della solita battaglia noi/loro, generando altri malumori. Le cose si cambiano se i singoli cambieranno il loro punto di vista. Da soli, tutti noi (ciclisti, automobilisti, pedoni, etc.) dovremmo guardarci allo specchio e chiederci se vogliamo davvero continuare ad essere così. Se la risposta fosse sì (o se anche lo fossero i nostri futuri comportamenti), la morte di Davide e di tutti gli altri prima e dopo di lui, saranno state inutili. E non lo meritano, come accadde con Michele Scarponi, bisogna che la "voce" di questi morti parli a tutte le coscienze, nessuno escluso. E ci ricordi che siamo sì animali, ma abbiamo avuto secoli per comportarci in un modo che ci elevasse sopra le altre specie. E ora di ricordarlo, le leggi già ci sono e possono essere migliorate ed integrate. Il resto sta a noi, e non è poco.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="green dolphin, post: 7268067, member: 7692"] Domenica tornando dal giro in bici mia moglie mi ha chiesto come fosse andata. Ho risposto: è stata una battaglia... Credevo di essere abituato, ma alla fine si sono concentrati in 4 ore ore una serie di eventi che mi hanno fatto tirare un sospiro e pensare che mi era andata bene. Non sto ad elencarli tutti, credo che molti potrebbero raccontarne altrettanti, e sono convinto di abitare e pedalare in una zona relativamente fortunata per il traffico, etc. (Romagna), però la macchina di cacciatori che fa inversione improvvisamente mentre stavo arrivando in discesa ai 50 km/h circa, me la ricordo bene. E questo nonostante le luci anche di giorno (che spesso mi han salvato). Poi ho deciso di infilarmi a destra ed è stata la mia fortuna, la macchina mi aveva lasciato quel poco spazio, l'unico possibile. Leggo spesso e se ne è parlato anche qui di odio tra categorie (soprattutto ciclisti/automobilisti): anche nel caso Rebelin non sono mancati sui media commenti (che sembravano pacati) di chi, anche se dispiaciuto, continua a sostenere che però...loro fanno sempre quello che vogliono, loro viaggiano in doppia/tripla fila, saltano i semafori, vanno in grupponi numerosi sparsi per la carreggiata. Che mi suona tanto come i commenti impropri per le vittime di stupro: eh ma se l'è cercata, andar di notte da sola a quell'ora, vestirsi in quel modo, e via dicendo. Mi sono domandato perché la gente cerchi sempre giustificazioni utili soltanto a legittimare se non i propri comportamenti (mi auguro che chi commenta in certi modi non sia un potenziale stupratore), almeno la propria morale. Mi domando perché la gente (e non parlo solo di automobilisti) non riesca a vedere che le statistiche sono lì a dirci che la morte di Davide Rebelin e di altri non sono altro che morti annunciate. E che si potevano evitare, eccome! Mi domando perché quando andiamo per strada, e dico tutti, con qualsiasi mezzo, e maggior attenzione per i mezzi più pericolosi come stazza, velocità, etc., non valga il principio di "non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te". Se volessimo almeno togliere le colpe, ognuno di noi hai i propri peccati e peccatucci come utente della strada, che però possono causare più o meno danno, resterebbero i doveri. E a questo dovrebbero pensare i ciclisti in gruppo sparpagliato su una strada provinciale tortuosa, e che fanno altre manovre amene creando un disagio o pericolo agli altri utenti della strada, con la spocchia di chi ha ragione. A questo dovrebbero pensare gli automobilisti che sorpassano i ciclisti singoli a velocità assurde facendogli il pelo, oppure tutte le macchine in doppia fila o in divieto di sosta, che costringono i ciclisti ad allargare e diventare bersaglio delle auto (è morto un ragazzo a Roma lo scorso anno per questo motivo). E' ormai ovvio che la maggioranza degli utenti della strada tende ad interpretare il codice in funzione della propria convenienza, per il proprio tornaconto: tutto ciò che se ne fotte delle regole serve a creare un vantaggio. Un vantaggio a se stessi. Perché questo si realizzi, nella quasi totalità dei casi, è implicito che qualcun altro avrà uno svantaggio. Ed è una ruota che gira: un giorno ti avvantaggi, e quello dopo (o dopo poche ore) c'è qualcuno che con il suo vantaggio ha creato un disagio a te. E alla fine tutto si riduce a imprecazioni reciproche, perché appunto si è bravi a legittimare i propri mal comportamenti, ma quelli altrui diventano un sopruso, intollerabili. Ecco, la sintesi è tutta qui: non si cambiano le cose dall'alto né dal basso; da parte delle istituzioni, che pur dovrebbero migliorare la viabilità, la manutenzione (ma non deve essere una scusa per omettere buoni comportamenti sulla strada), e da parte dei singoli con manifestazioni che seppur legittime ed in grado di creare una coscienza, resteranno sempre uno specchio della solita battaglia noi/loro, generando altri malumori. Le cose si cambiano se i singoli cambieranno il loro punto di vista. Da soli, tutti noi (ciclisti, automobilisti, pedoni, etc.) dovremmo guardarci allo specchio e chiederci se vogliamo davvero continuare ad essere così. Se la risposta fosse sì (o se anche lo fossero i nostri futuri comportamenti), la morte di Davide e di tutti gli altri prima e dopo di lui, saranno state inutili. E non lo meritano, come accadde con Michele Scarponi, bisogna che la "voce" di questi morti parli a tutte le coscienze, nessuno escluso. E ci ricordi che siamo sì animali, ma abbiamo avuto secoli per comportarci in un modo che ci elevasse sopra le altre specie. E ora di ricordarlo, le leggi già ci sono e possono essere migliorate ed integrate. Il resto sta a noi, e non è poco. [/QUOTE]
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