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Demi Vollering e Tadej Pogačar si impongono anche a Huy
Testo
<blockquote data-quote="Ser pecora" data-source="post: 7332006" data-attributes="member: 1850"><p>Si, ma non solo. Nel tempo cambia proprio il concetto di "doping", <strong>culturalmente</strong> si è sempre evoluto. L'antidoping a volte è in ritardo per quello, non solo perché non sa che sostanze cercare. </p><p>Se interessa la prospettiva consiglio questo libro: <a href="https://www.amazon.it/Doping-Sporting-History-April-Henning/dp/1789145279/ref=sr_1_41?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=2LZ1STLDIMVYK&keywords=doping&qid=1681983992&sprefix=doping%2Caps%2C74&sr=8-41" target="_blank">Link</a>.</p><p></p><p></p><p></p><p>A parte casi minori (con qualche eccezione) il "di riffa o di raffa" consiste più che altro in "intelligence", ovvero testimonianze, confessioni, etc....che è poi l'approccio prevalente oggi. Assodato che le sostanze "classiche" le beccano di rado, quelle nuove non si conoscono ancora (ma ci lavorano) e che il passaporto biologico praticamente non funziona (lo hanno dichiarato due dei suoi inventori, Parisotto e Ashenden).</p><p></p><p>L'"intelligence" però va a braccetto con la giustizia ordinaria, visto che non si tratta di far fare controlli, e qui si crea un buco, perché questa non è uniformata a livello internazionale (quella sportiva si), e, questo si, ogni paese tira l'acqua al suo mulino per fare risultati, quindi a volte la collaborazione è scarsa (o ostacolata).</p><p></p><p></p><p></p><p>E' sempre andata cosi però. Troppo incerta e troppo corta una carriera sportiva per fare "calcoli". Anche perché la carriera vincente di un atleta non arricchisce solo l'atleta, ma tutto il codazzo dietro, aziende sponsor comprese, e tutte ste "bocche da sfamare" mettono pressione. Tutta e subito.</p><p></p><p>E comunque la storia insegna che anche se beccati alla fine molto raramente perdi quanto guadagnato.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ser pecora, post: 7332006, member: 1850"] Si, ma non solo. Nel tempo cambia proprio il concetto di "doping", [B]culturalmente[/B] si è sempre evoluto. L'antidoping a volte è in ritardo per quello, non solo perché non sa che sostanze cercare. Se interessa la prospettiva consiglio questo libro: [URL='https://www.amazon.it/Doping-Sporting-History-April-Henning/dp/1789145279/ref=sr_1_41?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=2LZ1STLDIMVYK&keywords=doping&qid=1681983992&sprefix=doping%2Caps%2C74&sr=8-41']Link[/URL]. A parte casi minori (con qualche eccezione) il "di riffa o di raffa" consiste più che altro in "intelligence", ovvero testimonianze, confessioni, etc....che è poi l'approccio prevalente oggi. Assodato che le sostanze "classiche" le beccano di rado, quelle nuove non si conoscono ancora (ma ci lavorano) e che il passaporto biologico praticamente non funziona (lo hanno dichiarato due dei suoi inventori, Parisotto e Ashenden). L'"intelligence" però va a braccetto con la giustizia ordinaria, visto che non si tratta di far fare controlli, e qui si crea un buco, perché questa non è uniformata a livello internazionale (quella sportiva si), e, questo si, ogni paese tira l'acqua al suo mulino per fare risultati, quindi a volte la collaborazione è scarsa (o ostacolata). E' sempre andata cosi però. Troppo incerta e troppo corta una carriera sportiva per fare "calcoli". Anche perché la carriera vincente di un atleta non arricchisce solo l'atleta, ma tutto il codazzo dietro, aziende sponsor comprese, e tutte ste "bocche da sfamare" mettono pressione. Tutta e subito. E comunque la storia insegna che anche se beccati alla fine molto raramente perdi quanto guadagnato. [/QUOTE]
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