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Testo
<blockquote data-quote="all_i_need_is_bike" data-source="post: 7467734" data-attributes="member: 5183"><p>Vero che il lattato ematico è utilizzabile come indice di intensità, ma per sforzi singoli.</p><p>In sforzi successivi e nel corso dell'attività il metabolismo tende a cambiare (per esempio è tipico uno spostamento verso l'ossidazione degli acidi grassi), quindi in una ipotetica lettura del lattato in una fase avanzata della sessione di allenamento credo potrei aspettermi forse un valore più basso (almeno oltre certe intensità; anche perché durante l'esercizio consumi glicogeno muscolare, e il lattato è l'unico modo di trasportare carboidrati fuori dal muscolo). Il comportamento della lettura è complicato dal fatto che il lattato che esce dalla muscolatura e passa nel flusso sanguigno viene in parte trasportato al fegato e riconvertito in glucosio che torna al muscolo, dove viene ulteriormente rotto e si finisce per avere nuovo lattato, ma il funzionamento di questo meccanismo dipende dal flusso sanguigno che effettivamente riesce a raggiungere il fegato (se si riduce il volume plasmatico, che è uno dei motivi di affaticamento, il flusso di lattato nel sangue cambia, quindi cambia l'equilibrio fra piruvato e lattato nel muscolo, probabilmente ne ossido di più nel muscolo - e, direi, consumo più rapidamente il glicogeno).</p><p>La deriva cardiaca potrebbe in parte indicarti quella riduzione di volume sanguigno, ma siccome in generale può essere legata anche ad altri aspetti non è necessariamente legata alla lettura del lattato in modo univoco (solo correlata/correlabile).</p><p>Ovviamente il discorso non è completo, ho scritto un po' di getto e dovrei ragionarci su ulteriormente (magari prima che arrivi sul mercato qualche dispositivo che legga il lattato in continuo <img src="/forum/styles/uix/xenforo/smilies_vb/icon_mrgreen.gif" class="smilie" loading="lazy" alt=":mrgreen:" title="Icon Mrgreen :mrgreen:" data-shortname=":mrgreen:" />)</p><p></p><p>Il lattato segue ragioni che il cuore non conosce <img src="/forum/styles/uix/xenforo/smilies_vb/icon_biggrin.gif" class="smilie" loading="lazy" alt=":-)xxxx" title="Icon Biggrin :-)xxxx" data-shortname=":-)xxxx" /></p><p>(chiedo scusa)</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="all_i_need_is_bike, post: 7467734, member: 5183"] Vero che il lattato ematico è utilizzabile come indice di intensità, ma per sforzi singoli. In sforzi successivi e nel corso dell'attività il metabolismo tende a cambiare (per esempio è tipico uno spostamento verso l'ossidazione degli acidi grassi), quindi in una ipotetica lettura del lattato in una fase avanzata della sessione di allenamento credo potrei aspettermi forse un valore più basso (almeno oltre certe intensità; anche perché durante l'esercizio consumi glicogeno muscolare, e il lattato è l'unico modo di trasportare carboidrati fuori dal muscolo). Il comportamento della lettura è complicato dal fatto che il lattato che esce dalla muscolatura e passa nel flusso sanguigno viene in parte trasportato al fegato e riconvertito in glucosio che torna al muscolo, dove viene ulteriormente rotto e si finisce per avere nuovo lattato, ma il funzionamento di questo meccanismo dipende dal flusso sanguigno che effettivamente riesce a raggiungere il fegato (se si riduce il volume plasmatico, che è uno dei motivi di affaticamento, il flusso di lattato nel sangue cambia, quindi cambia l'equilibrio fra piruvato e lattato nel muscolo, probabilmente ne ossido di più nel muscolo - e, direi, consumo più rapidamente il glicogeno). La deriva cardiaca potrebbe in parte indicarti quella riduzione di volume sanguigno, ma siccome in generale può essere legata anche ad altri aspetti non è necessariamente legata alla lettura del lattato in modo univoco (solo correlata/correlabile). Ovviamente il discorso non è completo, ho scritto un po' di getto e dovrei ragionarci su ulteriormente (magari prima che arrivi sul mercato qualche dispositivo che legga il lattato in continuo :mrgreen:) Il lattato segue ragioni che il cuore non conosce :-)xxxx (chiedo scusa) [/QUOTE]
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