Cerca
Cerca solo tra i titoli
Da:
Cerca solo tra i titoli
Da:
Menu
Home
Forum
Nuovi Messaggi
Cerca...
Iscritti
Visitatori online
Novità
Nuovi Messaggi
Nuovi media
Nuovi commenti media
Ultime Attività
Nuove inserzioni nel mercatino
Nuovi commenti nel mercatino
Mercatino
Nuove inserzioni
Nuovi commenti
Latest reviews
Cerca nel mercatino
Feedback
Guarda le statistiche
Training Camp
Pianificazione
MTB
Media
Nuovi media
Nuovi commenti
Cerca media
EBIKE
Accedi
Registrati
Cerca
Cerca solo tra i titoli
Da:
Cerca solo tra i titoli
Da:
Nuovi Messaggi
Cerca...
Iscritti
Visitatori online
Menu
Install the app
Installa
Rispondi alla discussione
JavaScript è disabilitato. Per una migliore esperienza di navigazione attivalo nel tuo programma o nella tua app per navigare prima di procedere.
Stai usando un browser molto obsoleto. Puoi incorrere in problemi di visualizzazione di questo e altri siti oltre che in problemi di sicurezza. .
Dovresti aggiornarlo oppure
usarne uno alternativo, moderno e sicuro
.
Home
Forum
Spazio Forum
Archivio
Vecchi articoli
Doping: chi vuol parlare?
Testo
<blockquote data-quote="sergino" data-source="post: 4339133" data-attributes="member: 52642"><p>Se girar pedali genera gioia oltre a velocita, se la fatica vera non spaventa e le discese a palla esaltano, ogni ciclista farebbe cosa buona e saggia, di questi tempi, a guardare alla strada e non curarsi troppo,a lato, dei fiumi di articoli e rivoli di pensieri nei quali nuota la pubblica inquisizione anti-doping, evitando con stile il cinismo/disfattismo/pessimismo che dagli argini dilaga. Innanzitutto scusate il lirismo di sopra. E la bici che me lo ispira. E le imprese che le due ruote rendono ancora possibili. A mio parere nessun mezzo e nessun altro sport ha la stessa carica epica ed emozionale. Parlo da tifoso, praticante e lavorante nel settore bici, grasso sintetico e sudore naturale. Una premessa. Semplificare troppo la questione non facilita affatto la comprensione del problema, serve solo a degradare umanamente e indiscriminatamente tutti, dal professionista al giovane allievo o juniores. Come succede? Sono i tempi moderni baby, direbbe Bogart. I mezzi di comunicazione di oggi spostano la notizia, da un gruppo recettivo settoriale, fatto di professionisti e praticanti, e la ri-collocano in un dominio di massa ampliato sproporzionalmente, alterandone portata ed effetti. Adulti non-sportivi e giovanissimi in particolare, entrambi privi di capacita analitica poiche privi di competenza e/o esperienza diretta, per queste persone e automatico associare uno sport bellissimo ad una oscena piaga sociale. Accade cosi che Antoniuccio, un giovane 15enne, allievo promettente del ciclocross, al ritorno da una gara vinta, verra guardato e giudicato con dubbio e sommariamente da compagni, maestra & co., perche ha vinto. Nella corrente logica popolare ciclista/atleta vincente = drogato. A qualsiasi livello di eta o categoria. Risultato della semplificazione estrema di un problema estremamente complesso. Domanda/e? Chi trae vantaggio e concorre alla creazione di una situazione simile? Quale ruolo stiamo noi giocando in tutto questo. Individualmente e in gruppi/associazioni/forum/blog. Quante e quali energie stiamo investendo per mgliorare la prestazione. Quante invece ne sprechiamo, magari inconsapevoli, per peggiorarla? Un paio di spunti su cui provare a deviare il discorso, perlomeno tra ciclisti, per provare a generare energia diversa, innescare un discorso costruttivo che ristabilisca fiducia nel valore intrinseco del mezzo e della pratica ciclistica: insistere sul dato di fatto che vuole lutilizzo di sostanze illegali, essere pratica limitata, riguardante i pochi, non la totalita degli atleti. Riguarda quel 10% at the top of the game. Sotto ci sono migliaia di atleti puliti. La stragrande maggioranza. Inoltre: discutiamo apertamente anche di condizioni oggettive/soggettive e in particolare del sistema economico/culturale nelle quali il doping e inserito; questi non sono dettagli marginali ma macro elementi che devono essere tenuti in considerazione se si vuol portare avanti un onesta e corretta analisi del problema e non una caccia alle streghe. Le salite cominciano a valle. Personalmente individuo almeno due requisiti che regolano lutilizzo di sostanze dopanti: Predisposizione fisica/psicologica alleccellenza. Spinta etica alla disonesta. Il primo requisito non lascia spazio di intervento. Nella formazione di un etica sportiva piu sana invece si puo (e qualcuno potrebbe dire si deve) intervenire. Da genitore certamente, ma anche da amic* e da agenti esterni. Intervenire da agenti di cambiamento delletica sportiva significa anche, in questo momento, gestire meglio listerismo da sacerdoti dellanti-doping. In funzione di un miglioramento della percezione e della narrazione. Spingersi oltre il luogo comune pensando con la propria testa e aiutando gli altri a fare lo stesso. Tentare di interrogarsi sui perche, non esclusivamente sui chi e il come. I chi e il come servono ormai solo a vender giornali. Mezzi migliori ne abbiamo, la socialita' della bici, quindi sopratutto le gambe e la testa. E laria in faccia mentre parli col compagno, e quando si e' al bar levarsi gli occhiali e guardarsi negli occhi. La volonta pure, dovrebbe essere ben allenata. Lorganismo sara sano e preparato solo se lo si rendera tale attraverso la pratica. Testa e gambe. Testa e gambe gente. E tempo di girar pagina.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="sergino, post: 4339133, member: 52642"] Se girar pedali genera gioia oltre a velocita, se la fatica vera non spaventa e le discese a palla esaltano, ogni ciclista farebbe cosa buona e saggia, di questi tempi, a guardare alla strada e non curarsi troppo,a lato, dei fiumi di articoli e rivoli di pensieri nei quali nuota la pubblica inquisizione anti-doping, evitando con stile il cinismo/disfattismo/pessimismo che dagli argini dilaga. Innanzitutto scusate il lirismo di sopra. E la bici che me lo ispira. E le imprese che le due ruote rendono ancora possibili. A mio parere nessun mezzo e nessun altro sport ha la stessa carica epica ed emozionale. Parlo da tifoso, praticante e lavorante nel settore bici, grasso sintetico e sudore naturale. Una premessa. Semplificare troppo la questione non facilita affatto la comprensione del problema, serve solo a degradare umanamente e indiscriminatamente tutti, dal professionista al giovane allievo o juniores. Come succede? Sono i tempi moderni baby, direbbe Bogart. I mezzi di comunicazione di oggi spostano la notizia, da un gruppo recettivo settoriale, fatto di professionisti e praticanti, e la ri-collocano in un dominio di massa ampliato sproporzionalmente, alterandone portata ed effetti. Adulti non-sportivi e giovanissimi in particolare, entrambi privi di capacita analitica poiche privi di competenza e/o esperienza diretta, per queste persone e automatico associare uno sport bellissimo ad una oscena piaga sociale. Accade cosi che Antoniuccio, un giovane 15enne, allievo promettente del ciclocross, al ritorno da una gara vinta, verra guardato e giudicato con dubbio e sommariamente da compagni, maestra & co., perche ha vinto. Nella corrente logica popolare ciclista/atleta vincente = drogato. A qualsiasi livello di eta o categoria. Risultato della semplificazione estrema di un problema estremamente complesso. Domanda/e? Chi trae vantaggio e concorre alla creazione di una situazione simile? Quale ruolo stiamo noi giocando in tutto questo. Individualmente e in gruppi/associazioni/forum/blog. Quante e quali energie stiamo investendo per mgliorare la prestazione. Quante invece ne sprechiamo, magari inconsapevoli, per peggiorarla? Un paio di spunti su cui provare a deviare il discorso, perlomeno tra ciclisti, per provare a generare energia diversa, innescare un discorso costruttivo che ristabilisca fiducia nel valore intrinseco del mezzo e della pratica ciclistica: insistere sul dato di fatto che vuole lutilizzo di sostanze illegali, essere pratica limitata, riguardante i pochi, non la totalita degli atleti. Riguarda quel 10% at the top of the game. Sotto ci sono migliaia di atleti puliti. La stragrande maggioranza. Inoltre: discutiamo apertamente anche di condizioni oggettive/soggettive e in particolare del sistema economico/culturale nelle quali il doping e inserito; questi non sono dettagli marginali ma macro elementi che devono essere tenuti in considerazione se si vuol portare avanti un onesta e corretta analisi del problema e non una caccia alle streghe. Le salite cominciano a valle. Personalmente individuo almeno due requisiti che regolano lutilizzo di sostanze dopanti: Predisposizione fisica/psicologica alleccellenza. Spinta etica alla disonesta. Il primo requisito non lascia spazio di intervento. Nella formazione di un etica sportiva piu sana invece si puo (e qualcuno potrebbe dire si deve) intervenire. Da genitore certamente, ma anche da amic* e da agenti esterni. Intervenire da agenti di cambiamento delletica sportiva significa anche, in questo momento, gestire meglio listerismo da sacerdoti dellanti-doping. In funzione di un miglioramento della percezione e della narrazione. Spingersi oltre il luogo comune pensando con la propria testa e aiutando gli altri a fare lo stesso. Tentare di interrogarsi sui perche, non esclusivamente sui chi e il come. I chi e il come servono ormai solo a vender giornali. Mezzi migliori ne abbiamo, la socialita' della bici, quindi sopratutto le gambe e la testa. E laria in faccia mentre parli col compagno, e quando si e' al bar levarsi gli occhiali e guardarsi negli occhi. La volonta pure, dovrebbe essere ben allenata. Lorganismo sara sano e preparato solo se lo si rendera tale attraverso la pratica. Testa e gambe. Testa e gambe gente. E tempo di girar pagina. [/QUOTE]
Riporta citazioni...
Verifica Anti SPAM
Invia risposta
Home
Forum
Spazio Forum
Archivio
Vecchi articoli
Doping: chi vuol parlare?
Alto
Basso