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Doping: chi vuol parlare?
Testo
<blockquote data-quote="posse" data-source="post: 4450053" data-attributes="member: 11797"><p>anche se, visto che si parla di martinello, ho trovato questo articolo del 2000 dove "qualcosa" (ben piu' di qualcosa) aveva detto..</p><p></p><p><a href="http://archiviostorico.corriere.it/2000/settembre/15/Martinello_denuncia_doping_tra_noi_co_0_0009159125.shtml" target="_blank">http://archiviostorico.corriere.it/2000/settembre/15/Martinello_denuncia_doping_tra_noi_co_0_0009159125.shtml</a></p><p></p><p>Martinello denuncia: «C' è doping tra noi»</p><p>Dura requisitoria del ciclista veneto contro medici, tecnici, Collinelli, Pantani e il mondo dei dilettanti</p><p></p><p>Martinello denuncia: «C' è doping tra noi» Dura requisitoria del ciclista veneto contro medici, tecnici, Collinelli, Pantani e il mondo dei dilettanti DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SYDNEY - «I furbi sono tanti e i nomi si conoscono. Adesso è ora che le mele marce finiscano nel cestino». C' è un momento nella vita in cui devi parlare chiaro e, pane al pane vino al vino, sfidare le regole dell' omertà. Che sia l' ora? Che sia venuto il tempo di denunciare che il doping non è una invenzione o un complotto ma che c' è chi lo prescrive, chi lo procura e chi lo prende? E che l' Olimpiade sia davvero l' occasione di prendere le distanze in modo deciso da chi inquina la storia, la leggenda delle due ruote? «Non siamo santi. Non lo siamo per niente. E chi passa per finto tonto o per vittima di chissà quali trame non rende un bel servizio alle nuove generazioni, ai giovani ciclisti». Alle sei di pomeriggio, seduto su una panchina della zona internazionale al villaggio degli atleti, appena tornato dall' ultimo allenamento e ancora in tuta, Silvio Martinello, oro olimpico ad Atlanta, ha proprio voglia di togliersi qualche sassolino rimasto a lungo nella scarpa. Sarà perché è un campione maturo. Ha trentasette anni, tre figli, una solida posizione economica per sua ammissione «con interessi nel mondo immobiliare» e un centro fitness gestito assieme alla moglie Emanuela. Sarà perché ha una carriera disseminata di vittorie su pista e su strada, quattro titoli mondiali e dodici italiani. Sarà perché di passare alla sua età per uno che gonfia il sangue o mastica pastiglie o beve intrugli non gli garba tanto. Sarà, magari, per chissà quali altri motivi personali. Il risultato è comunque che Silvio Martinello, padovano, un liceo classico abbandonato a diciassette anni per saltare in sella alla bicicletta, con il papà odontotecnico arrabbiato e sbalordito, confessa, morde e attacca. Al velodromo di Bankstow il 20 settembre cercherà di mettere al collo l' oro della individuale a punti, bis di Atlanta e 24 ore dopo punterà a quello dell' americana in coppia con Marco Villa. Poi abbandonerà la nazionale. Ma può un curriculum di prima grandezza restare vuoto alla casella che ti suggerisce l' esame di coscienza su quanto hai visto, su quanto hai sentito in due decenni di corse? È proprio ora di fare piazza pulita. Costi quel che costi. «Purtroppo ci sono molte persone da allontanare dal mondo del ciclismo. Medici che all' estero e in Italia hanno prescritto prodotti illegali o li hanno procurati. Medici senza scrupoli. Alcuni sono già indagati, altri non ancora. Ma i nomi si conoscono tutti. Nel nostro ambiente chi vuole qualcosa sa benissimo dove andare e da chi andare. E con questi medici, che non so come definire, ci sono tecnici altrettanto scorretti. E poi atleti. Sì, miei colleghi che non hanno capito che i tempi sono cambiati. Basta. O si volta pagina e restituiamo credibilità a uno sport fantastico o è giusto che intervengano i carabinieri o la guardia di finanza». Sul ciclismo italiano pesano le ombre e i sospetti recenti dei casi di Marco Pantani e di Andrea Collinelli, anche lui olimpionico ad Atlanta, lasciato a casa per doping. «Per Andrea mi dispiace. Però l' evidenza è evidenza. Io non credo alle analisi da cui risultano tracce di anfetamine. Non credo che Andrea sia così stupido da prendere quelle sostanze alla vigilia dei campionati italiani sapendo che poi ci saranno i controlli. La storia del Bernina è invece diversa». Da un paio d' anni le Fiamme gialle seguivano i movimenti del quartetto azzurro di inseguimento su pista. «Dalle carte delle indagini si è capito che pedinavano e tenevano sotto controllo i telefoni. Sono andate a colpo sicuro e hanno trovato nella sua auto quello che hanno trovato. Andrea ha parlato di complotto, ma io gli ho detto e ripeto: quale complotto? Perché mai un complotto? È difficile organizzare un complotto del genere. Insomma, se alla fine il Coni ha deciso di non portarlo qui ci saranno stati dei buoni motivi. Mi dispiace tanto ma è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Piuttosto mi auguro che la severità, la giusta severità adottata dal Coni in questa circostanza, non sia smentita da un atteggiamento permissivo nei confronti di certi altri nomi e di certe altre vicende». Marco Pantani? I valori di ematocrito fuori dalla norma? Un altro complotto? Nuovi controlli e recenti timori? «Marco Pantani ha perso e sta perdendo l' occasione di dare una spallata allo sport poco pulito. Ha tenuto e continua a tenere un atteggiamento che non capisco. Ma insomma perché nessuno ha il coraggio di ammettere ' ' ho sbagliato' ' . Sono sicuro che Pantani, se avesse semplicemente affermato ' ' signori, sono caduto in errore' ' , ne sarebbe uscito più forte di prima, più ammirato di prima. La gente lo avrebbe perdonato immediatamente. Un periodo di stop e di nuovo in sella a testa alta. Lui è un grande. Ho conosciuto Pantani tanti anni fa, quando era sconosciuto. È cambiato. In gruppo ci parlavamo, era motivato. Ora fa certe sparate che sono infelici. Se la prende col mondo intero. Arriva al punto di autoconvocarsi per la nazionale a Sydney scavalcando tutti e subito dopo essersi ritirato dal Tour. E giusto? Mi auguro che a posteriori, almeno nel suo intimo, sappia ammettere che ha gestito malissimo la sua storia». Il Giro d' Italia dello scorso anno? Silvio Martinello risponde tranquillamente mentre la sera scende sul villaggio. «Quando è accaduto il fatto di Madonna di Campiglio, in verità, circolavano da tempo certe voci. Circolava la voce che lo avessero già sorpreso e ammonito. Che lo avessero invitato a smetterla. Non so. Certamente in quel Giro lui andava come un treno. In salita è sempre andato ma... E la sua squadra, tutta la sua squadra, filava che era un piacere. Lui a caldo affermò: mi hanno fregato... Come interpretarla? Io la interpretai così: fino a questo momento è rimasto tutto coperto, mi hanno coperto, adesso mi hanno scaricato. Anche lui ha parlato di complotto. E ha insistito all' infinito. Per trascinare nel tempo e chissà per quale motivo l' attenzione sulla sua vicenda. Forse le persone attorno lo hanno consigliato male». Il futuro del ciclismo? Silvio Martinello è spietato: «Non si guardi in faccia nessuno. Si proceda fino in fondo. E si mettano le mani fra i dilettanti dove il fenomeno è a livelli scandalosi. È possibile che i primi quattro al mondo fra gli juniores siano italiani? Siamo solo noi i fenomeni?». Silvio Martinello, che tifava da bambino per Gimondi e poi per Moser, se ne va alla ricerca dell' ultimo oro olimpico. Fabio Cavalera</p><p></p><p>Cavalera Fabio</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="posse, post: 4450053, member: 11797"] anche se, visto che si parla di martinello, ho trovato questo articolo del 2000 dove "qualcosa" (ben piu' di qualcosa) aveva detto.. [url]http://archiviostorico.corriere.it/2000/settembre/15/Martinello_denuncia_doping_tra_noi_co_0_0009159125.shtml[/url] Martinello denuncia: «C' è doping tra noi» Dura requisitoria del ciclista veneto contro medici, tecnici, Collinelli, Pantani e il mondo dei dilettanti Martinello denuncia: «C' è doping tra noi» Dura requisitoria del ciclista veneto contro medici, tecnici, Collinelli, Pantani e il mondo dei dilettanti DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SYDNEY - «I furbi sono tanti e i nomi si conoscono. Adesso è ora che le mele marce finiscano nel cestino». C' è un momento nella vita in cui devi parlare chiaro e, pane al pane vino al vino, sfidare le regole dell' omertà. Che sia l' ora? Che sia venuto il tempo di denunciare che il doping non è una invenzione o un complotto ma che c' è chi lo prescrive, chi lo procura e chi lo prende? E che l' Olimpiade sia davvero l' occasione di prendere le distanze in modo deciso da chi inquina la storia, la leggenda delle due ruote? «Non siamo santi. Non lo siamo per niente. E chi passa per finto tonto o per vittima di chissà quali trame non rende un bel servizio alle nuove generazioni, ai giovani ciclisti». Alle sei di pomeriggio, seduto su una panchina della zona internazionale al villaggio degli atleti, appena tornato dall' ultimo allenamento e ancora in tuta, Silvio Martinello, oro olimpico ad Atlanta, ha proprio voglia di togliersi qualche sassolino rimasto a lungo nella scarpa. Sarà perché è un campione maturo. Ha trentasette anni, tre figli, una solida posizione economica per sua ammissione «con interessi nel mondo immobiliare» e un centro fitness gestito assieme alla moglie Emanuela. Sarà perché ha una carriera disseminata di vittorie su pista e su strada, quattro titoli mondiali e dodici italiani. Sarà perché di passare alla sua età per uno che gonfia il sangue o mastica pastiglie o beve intrugli non gli garba tanto. Sarà, magari, per chissà quali altri motivi personali. Il risultato è comunque che Silvio Martinello, padovano, un liceo classico abbandonato a diciassette anni per saltare in sella alla bicicletta, con il papà odontotecnico arrabbiato e sbalordito, confessa, morde e attacca. Al velodromo di Bankstow il 20 settembre cercherà di mettere al collo l' oro della individuale a punti, bis di Atlanta e 24 ore dopo punterà a quello dell' americana in coppia con Marco Villa. Poi abbandonerà la nazionale. Ma può un curriculum di prima grandezza restare vuoto alla casella che ti suggerisce l' esame di coscienza su quanto hai visto, su quanto hai sentito in due decenni di corse? È proprio ora di fare piazza pulita. Costi quel che costi. «Purtroppo ci sono molte persone da allontanare dal mondo del ciclismo. Medici che all' estero e in Italia hanno prescritto prodotti illegali o li hanno procurati. Medici senza scrupoli. Alcuni sono già indagati, altri non ancora. Ma i nomi si conoscono tutti. Nel nostro ambiente chi vuole qualcosa sa benissimo dove andare e da chi andare. E con questi medici, che non so come definire, ci sono tecnici altrettanto scorretti. E poi atleti. Sì, miei colleghi che non hanno capito che i tempi sono cambiati. Basta. O si volta pagina e restituiamo credibilità a uno sport fantastico o è giusto che intervengano i carabinieri o la guardia di finanza». Sul ciclismo italiano pesano le ombre e i sospetti recenti dei casi di Marco Pantani e di Andrea Collinelli, anche lui olimpionico ad Atlanta, lasciato a casa per doping. «Per Andrea mi dispiace. Però l' evidenza è evidenza. Io non credo alle analisi da cui risultano tracce di anfetamine. Non credo che Andrea sia così stupido da prendere quelle sostanze alla vigilia dei campionati italiani sapendo che poi ci saranno i controlli. La storia del Bernina è invece diversa». Da un paio d' anni le Fiamme gialle seguivano i movimenti del quartetto azzurro di inseguimento su pista. «Dalle carte delle indagini si è capito che pedinavano e tenevano sotto controllo i telefoni. Sono andate a colpo sicuro e hanno trovato nella sua auto quello che hanno trovato. Andrea ha parlato di complotto, ma io gli ho detto e ripeto: quale complotto? Perché mai un complotto? È difficile organizzare un complotto del genere. Insomma, se alla fine il Coni ha deciso di non portarlo qui ci saranno stati dei buoni motivi. Mi dispiace tanto ma è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Piuttosto mi auguro che la severità, la giusta severità adottata dal Coni in questa circostanza, non sia smentita da un atteggiamento permissivo nei confronti di certi altri nomi e di certe altre vicende». Marco Pantani? I valori di ematocrito fuori dalla norma? Un altro complotto? Nuovi controlli e recenti timori? «Marco Pantani ha perso e sta perdendo l' occasione di dare una spallata allo sport poco pulito. Ha tenuto e continua a tenere un atteggiamento che non capisco. Ma insomma perché nessuno ha il coraggio di ammettere ' ' ho sbagliato' ' . Sono sicuro che Pantani, se avesse semplicemente affermato ' ' signori, sono caduto in errore' ' , ne sarebbe uscito più forte di prima, più ammirato di prima. La gente lo avrebbe perdonato immediatamente. Un periodo di stop e di nuovo in sella a testa alta. Lui è un grande. Ho conosciuto Pantani tanti anni fa, quando era sconosciuto. È cambiato. In gruppo ci parlavamo, era motivato. Ora fa certe sparate che sono infelici. Se la prende col mondo intero. Arriva al punto di autoconvocarsi per la nazionale a Sydney scavalcando tutti e subito dopo essersi ritirato dal Tour. E giusto? Mi auguro che a posteriori, almeno nel suo intimo, sappia ammettere che ha gestito malissimo la sua storia». Il Giro d' Italia dello scorso anno? Silvio Martinello risponde tranquillamente mentre la sera scende sul villaggio. «Quando è accaduto il fatto di Madonna di Campiglio, in verità, circolavano da tempo certe voci. Circolava la voce che lo avessero già sorpreso e ammonito. Che lo avessero invitato a smetterla. Non so. Certamente in quel Giro lui andava come un treno. In salita è sempre andato ma... E la sua squadra, tutta la sua squadra, filava che era un piacere. Lui a caldo affermò: mi hanno fregato... Come interpretarla? Io la interpretai così: fino a questo momento è rimasto tutto coperto, mi hanno coperto, adesso mi hanno scaricato. Anche lui ha parlato di complotto. E ha insistito all' infinito. Per trascinare nel tempo e chissà per quale motivo l' attenzione sulla sua vicenda. Forse le persone attorno lo hanno consigliato male». Il futuro del ciclismo? Silvio Martinello è spietato: «Non si guardi in faccia nessuno. Si proceda fino in fondo. E si mettano le mani fra i dilettanti dove il fenomeno è a livelli scandalosi. È possibile che i primi quattro al mondo fra gli juniores siano italiani? Siamo solo noi i fenomeni?». Silvio Martinello, che tifava da bambino per Gimondi e poi per Moser, se ne va alla ricerca dell' ultimo oro olimpico. Fabio Cavalera Cavalera Fabio [/QUOTE]
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