GTAM - Grand Tour delle Alpi del Mare 2014 -Sono trascorsi 10 anni!! Ma a rileggerlo mi viene ancora adesso la pelle d'oca ...

jeandalmas

Novellino
1 Luglio 2020
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L'idea del GTAM ha origini remote. E' il 3 luglio 2003 quando affronto, partendo da Vinadio e pieno di dubbi e di curiosità, il mio primo anello transfrontaliero in solitaria: Maddalena-Bonette-Lombarda, con passaggio finale "di ringraziamento" al santuario di Sant'Anna. Faccio ritorno a Vinadio stanco ma soddisfatto, quasi incredulo di essere riuscito ad inanellare 3 salite alpine una di fila all'altra: prima di allora le mie escursioni in bdc si erano limitate a salite singole a/r o ad anelli di minor impegno.​

Da quella volta si sono via via concretizzati, nel corso degli anni successivi, tutti gli altri anelli transfrontalieri della zona. Citando solamente i colli di uscita/ingresso dall'/in Italia:

Col de Vescavo - Col de Castillon

Col de Vescavo – Col de Brouis
La Colla* (Verrandi) - Colle di Tenda (* in realtà la frontiera è sul fondovalle Roja) 2 gg
Colle di Tenda - Colle della Lombarda
Colle della Lombarda - Colle della Maddalena
Colle della Maddalena - Colle dell'Agnello
Colle dell'Agnello - Colle del Monginevro
Colle del Monginevro - Colle della Scala
Colle della Scala - Colle del Moncenisio.
I passaggi dal Colle di Tenda (circa 3 km di sterrato sul versante francese) costituivano un'eccezione (tutti gli altri anelli sono completamente asfaltati), che mi ha indotto ad immaginare (non pensando di riuscire effettivamente a percorrerlo) l'anellone transfrontaliero La Colla (Verrandi) - Colle della Lombarda.

Il 19 giugno 2014 l'appuntamento è intorno alle 14 a Borgo San Dalmazzo: vi giungo (in bdc) un po' in anticipo ed aspetto l'amico Alberto, proveniente da Castelletto di Busca. Le nostre bici sono cariche all'inverosimile (solo sul portapacchi posteriore ho 5 kg di materiale, senza contare le 2 bottiglie da 1 litro ed il borsellino sul manubrio). Ci dirigiamo verso Roccavione (innesto sull'anellone) e Robilante, perché il primo obiettivo di giornata è il Colletto del Moro.
La salita corre via tranquilla, senza problemi (dall'altro versante sarebbe stata tutta un'altra storia …), e così sarà anche per le successive Rosbella, comunque sempre impegnativa, ed il (brevissimo) Colletto di Rivoira o di San Giovenale.

Siamo a Peveragno e ci tocca ora affrontare il Colletto di Pradeboni. Nel punto più impegnativo della salita ci supera a velocità doppia un ciclista "leggero": scherzando dico ad Alberto "Vai, te lo lascio ...". Neanche a farlo apposta il ciclista si piazza ad una ventina di metri davanti a noi, a distanza costante. Alberto innesta il "turbo", raggiunge e supera (io lo farò poco dopo, ansimando) il ciclista "leggero", che osserva incredulo i nostri extra-carichi. Mi do un po' del cretino per quell'accelerata, pensando ai km ed al dislivello che ci mancano per chiudere l'anello (o anche solo la giornata ...). Anche le prossime due brevi salite (Mortè e Pianvignale) non lasciano segni particolari. Giunti a Gosi di Pianvignale, ci aspetta il cliente più ostico della giornata: Colle del Prel. Salita lunga (circa 1100 mt disl) con alcuni tratti abbastanza impegnativi.

Al Colle l'aria è fredda, mangiamo qualcosa e ci vestiamo per la lunga discesa verso Fontane, dopo la piccola risalita a Stalle La Penna. A Corsagliola iniziamo a cercare una pizzeria, la fame seria inizia a farsi sentire: i viveri che ci portiamo dietro serviranno domani e, soprattutto, dopodomani. La troviamo a Sant'Anna Collarea, dove ci gustiamo una “margherita” ed una piccola bionda. Non possiamo fermarci troppo, perché l'obiettivo è di arrivare a dormire a Garessio, e di strada ce n'è ancora abbastanza. Dopo aver montato la frontale sul casco ci dirigiamo verso San Giacomo di Roburent - Serra Pamparato, dove il buio ormai ha preso il sopravvento sulle ultime luci della sera. Una discesa prudente ci conduce a Pamparato, dove inizia l'ultima salita della giornata.

Il Colle di Casotto, seppur breve, l'ho sempre trovato indigesto, e così è anche questa volta: buio, freddo, 0 tornanti, Alberto che va un po' troppo forte. Sul Colle fa veramente freddo (circa 8 - 9 gradi segna il gps): ci consoliamo pensando che scendendo la temperatura aumenterà ... e invece no. A Garessio la temperatura è uguale a quella che c'era sul Colle! Ci sistemiamo per il bivacco alla belle meglio in un giardinetto pubblico, confidando che nel sacco a pelo l'effetto serra aiuti a riscaldarci. La nottata è fredda ed umida e non riesco a dormire un gran ché.

L'alba giunge quasi come una liberazione: l'avvicinamento ad Ormea ci permette di rimettere gradualmente in moto i muscoli delle gambe. Ci aspetta ora la bellissima (ed abbastanza impegnativa) salita a Quarzina: il tempo è fantastico e la temperatura (fresca e gradevole durante la salita) è confortevole. Il piacevole tepore ci permette, durante la pausa ristoratrice presso la struttura ricettiva (trovata chiusa, siamo arrivati troppo presto?) di far asciugare al sole, ora caldo, gli indumenti ancora inumiditi dalla notte. In discesa la prima foratura alla mia ruota posteriore: son partito con un copertone che mi pareva ancora “buono”, ma l’asfalto rugoso delle stradine secondarie affrontate sin qui l’ha velocemente ridotto in fin di vita. Testardamente lo sistemiamo con una protezione interna in plastica (per non utilizzare, già ora, l’unico copertone di scorta che ci portiamo dietro in 2 …) ed in breve siamo a Ponte di Nava. Pausa caffè obbligatoria per Alberto, dopodiché riprendiamo il viaggio alla volta di Viozene. Si susseguono panorami paradisiaci, la gola percorsa dall’alto dal nastro asfaltato è di una bellezza unica, passa troppo velocemente sotto le ruote … Siamo già ad Upega, dove inizia il tratto più impegnativo della salita al Colle delle Salse. Vi giungiamo un po’ in anticipo rispetto al previsto e decidiamo di proseguire fino a San Bernardo di Mendatica, affrontando 2 impegnative e, fortunatamente non troppo lunghe, risalite.


Al ristoratore presente nell’amena località facciamo preparare 2 panini e ci prendiamo il tempo necessario per recuperare un po’ dalle fatiche: il successivo Passo della Teglia abbisogna delle giuste energie per essere affrontato, specialmente a questo punto del nostro viaggio. In discesa attraversiamo tratti di strada che riportano ancora i segni evidenti dei recenti eventi alluvionali: in alcuni punti si transita fra due “muretti” costituiti di terra, rocce e radici. A Pieve di Teco fa molto caldo e fatichiamo un po’ a trovare il bivio con la strada che sale a Rezzo. Finalmente imbocchiamo la salita e finché la folta vegetazione non ci ripara un po’ dal sole pare di cuocere: mi sono imposto di bere ogni 2 km (che al mio passo lento vuol dire più o meno ogni quarto d’ora) e, a conti fatti, ritengo di aver azzeccato appieno la tattica “idratatoria”. In certe avventure la cura dei dettagli (per chi, come me, vi giunge non sufficientemente preparato) è fondamentale per la loro riuscita.

Al passo incontriamo le condizioni atmosferiche peggiori dell’intero giro: nuvole basse tipicamente autunnali. In discesa le nubi lasciano presto spazio a schiarite di stampo estivo. Proprio in discesa (asfalto a tratti pessimo e molto abrasivo) ecco la seconda foratura alla mia ruota posteriore. Credo stavolta provocata da una pizzicata, in quanto la mia pompetta, seppur molto efficace, non garantisce il raggiungimento di una pressione adeguata. A Molini di Triora è d’obbligo la sosta alla bella fontana di inizio paese, con visita in centro ad acquistare qualche conforto alimentare nel negozietto già sfruttato nel 2011, durante il Giro del Marguareis (il più lungo degli anelli transfrontalieri citati all’inizio). Riconosciamo anche il ristorante nel quale allora avevamo consumato un’ottima pasta al pesto, ma quest’oggi non ci possiamo fermare troppo, l’obiettivo è di arrivare a dormire a Sospel … (continua)
 

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Ci dirigiamo ora verso Colla Langan: la salita è impegnativa ma non troppo, riesco ancora a procedere con “velocità” dignitose. La discesa successiva pare non finire mai, ho più volte il dubbio di aver saltato la prima deviazione utile per La Colla/valle Roja. Possibile che sia così in basso? Siamo quasi a Dolceacqua (praticamente al livello del mare …) e, finalmente, ecco l’agognato cartello. La salita da questo lato è molto meno tosta che dal versante Roja, forse questa strada non è la stessa percorsa 3 anni fa, ma ci conduce ugualmente e facilmente alla Colla. Sono circa le 20, il sole è ancora caldo e, con la scusa di far asciugare il sudore, mi posso permettere una discesa senza maglietta: è una vera libidine, anche perché so che la prossima tappa sarà … in pizzeria! Ci fermiamo alla prima (fortunatamente, perché poi scopriremo, strada facendo, che era anche l’unica prima di Sospel sul nostro itinerario) che troviamo risalendo verso Breil: siamo a Trucco e la nostra richiesta ricalca esattamente quella di circa 24 h fa a Sant’Anna Collarea. Un’oretta di sosta con il solito rituale delle luci da montare sul casco e siamo già di nuovo in sella, obiettivo Col de Bruois.

Fino a Breil s/r Roja la salita è irrilevante: il pericolo più grande (ormai è buio pesto) è rappresentato dai tratti di strada senza riga bianca laterale e dai parapetti troppo bassi. Ad un tratto mi accorgo che c’è qualcosa davanti a me: è un bel masso, immagino caduto da poco, altrimenti qualche “corsaiolo” in auto o in moto l’avrebbe già “assaggiato”. Lo sposto e riprendo la salita, sistemando successivamente anche i resti di un segnale stradale a terra, pericolosamente abbandonato sulla carreggiata. A Breil inizia la vera salita: il Col de Brouis non oppone pendenze sostenute, ma la fatica ora si fa sentire … Mi conforta il fatto che, alla fine della discesa successiva, è prevista la pausa sonno, presumibilmente a temperatura maggiore rispetto a Garessio. Al Colle, dopo la sosta di rito per la vestizione, decido di partire prima di Alberto e dopo un po’ mi accorgo … di aver imboccato in discesa la strada appena percorsa in salita (fortuna dei cippi segnalatori a bordo strada, se no chissà fin dove sarei sceso prima di accorgermene!). Ritorno faticosamente sul colle e recupero Alberto in discesa, che con sorpresa mi vede sopraggiungere alle sue spalle: “E’ proprio ora che ci fermiamo a dormire”, sentenzia.

A Sospel fatichiamo a trovare un luogo adatto al nostro bivacco: troppe luci ed ancora troppa vita notturna (eppure è l’una passata). Imbocchiamo (già che ci siamo) la salita verso il Turinì e quasi subito troviamo un bel prato con un confortante tappeto di foglie secche: un toccasana per me che sono senza materassino …Riesco a dormire un po’ di più e meglio rispetto alla notte precedente, anche se, nei momenti di veglia, il pensiero va a quello che ci attende dopo l’alba: 3 lunghe salite, una di fila all’altra, e non so se sarò in grado di arrivare fin sul Colle della Lombarda. I quasi 5000 mt di dislivello che ci mancano ancora per tornare a casa, in quei momenti mi paiono una montagna insuperabile con le poche forze che mi sono rimaste.

Al risveglio (intorno alle 5,30) focalizzo quello che manca per rendere un po’ più confortevole un giro del genere: vestiti puliti ed asciutti ed una bella doccia la sera, che ti lava via metà della stanchezza. Tutti gli indumenti sono ormai ridotti in condizioni miserevoli, a niente vale la loro esposizione, notturna e diurna, per tentarne l’asciugatura. E’ comunque il prezzo da pagare per l’avventura, in pegno ne avremo un ricordo indelebile …

A Moulinet la fontana e l’ora mattutina ci inducono ad una bella lavata risvegliante: alla ripartenza leggo su un cartello che la strada verrà chiusa nel primo pomeriggio a causa di una manifestazione automobilistica. Non mi preoccupo più di tanto, perché a quell’ora dovremmo già essere sul colle successivo. Invece iniziamo ad incrociare automobili che ci suggeriscono di fermarci, in quanto a breve (??? allora ho letto male sul cartello ...) inizierà il transito dei mezzi in gara. Alberto accelera ed io rimango presto solo. Vado avanti ignorando i consigli ed arrivo sul Turinì imboccando l’unica strada lasciata libera dalle transenne … manco a dirlo quella che le automobili in gara percorreranno per arrivare sul colle, per di più in leggera salita. Inizio la discesa un po’ titubante e decido di chiamare Alberto, dal quale capisco che ho (di nuovo) sbagliato strada: lui è sul colle, dietro le transenne, che mi aspetta. Proprio allora vengo “caldamente” invitato a ritornare sui miei passi da un’auto dell’organizzazione: risalgo e riscendo sul colle, dove finalmente la coppia si ricompone.

Senza più l’assillo della gara automobilistica percorriamo velocemente la bella discesa in Valle Vésubie. A St Martin c’è confusione: sta per partire un trail e ci districhiamo con difficoltà fra gli atleti, alla vana ricerca di una panetteria che ci possa velocemente rifornire: decidiamo di rinviare al colle successivo (St Martin) la pausa ristoratrice. Il colle è letteralmente (e selvaggiamente) occupato da strutture ricettive per il turismo invernale. Sapendo che è l'ultima occasione di rifornimento logico prima di affrontare il Colle della Lombarda, diamo fondo a tutte le scorte alimentari salate rimasteci. La discesa è lunga e bellissima: la val Tinée vista dall'alto, con i suoi colori accesi, è un incanto! Unica "pecca", si scende al di sotto di quota 500, mentre il prossimo valico è a 2350 m ...

La ventina di km di avvicinamento a Isola non è impegnativa, si prende poca quota e ci sono parecchi tratti in falsopiano. Quota 873 è Isola, quindi ci fermiamo a fare rifornimento di acqua consapevoli che mancano circa 1500 m di dislivello per il Colle della Lombarda. Pur considerando che inizi solo ora, è la salita più lunga dell'intero anello: la "attacchiamo" esattamente 2 giorni dopo l'inizio del giro, con oltre 11000 mt di dislivello nelle gambe ... (continua)
 
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Il primo tratto è il più impegnativo: la strada percorre ripida la gola incassata del torrente. Ripenso al freddo patito qui durante alcune passate discese notturne, ora invece il caldo è soffocante: per fortuna riesco a mantenere la concentrazione ed a non sgarrare dalla tattica "idratatoria" adottata. Affrontiamo ora il tratto mediano della salita, quello che si inerpica sulla sinistra orografica della valle. In corrispondenza delle gallerie paravalanghe ... e tre! Eccoci alle prese con la mia terza foratura. Finalmente Alberto riesce a convincermi a cambiare il copertone (siamo quasi alla fine del percorso e ritengo anch'io, a questo punto, che si possa rischiare di proseguire senza ulteriori coperture di ricambio).

Affrontiamo ora l'ultimo, bellissimo (dopo i mostri di Isola 2000) tratto di salita. Inizio a rendermi conto di avercela quasi fatta: la mia adrenalina fa il suo lavoro, l'entusiasmo è a mille, mentre Alberto procede un po' più stancamente. Non mi par vero di arrivare al Colle ancora in condizioni decenti. Non ci credo: ripenso a tutte le salite superate ed i km percorsi da oltre due giorni a questa parte e ... non ci credo!!! L'aria è frizzante, sul versante italiano muri di neve in scioglimento rendono l'asfalto spesso bagnato e scivoloso. Conviene vestirsi bene, anche perché scendendo andiamo incontro ad una nebbiolina fredda, che solo nel tratto finale della discesa lascia il posto al caldo del fondovalle.

A Vinadio mi devo fermare: devo assolutamente acquistare qualcosa di salato da mettere sotto i denti. Il mio corpo a questo punto rifiuta gli alimenti dolciastri che mi rimangono da consumare nelle borse. Mentre Alberto va incontro a sua moglie Elena (che lo riaccompagnerà a casa in bicicletta) io mi tuffo dentro una panetteria. Riprendo la discesa sbocconcellando una buonissima focaccia, che finisco praticamente davanti alla gelateria di Aisone. Qui c'è Alberto che sta aspettando Elena gustandosi un meritato cono. Sopraggiunge Elena e "festeggiamo" la (quasi) conclusione del giro con un grande e succulento gelato alle creme (per Alberto è il secondo ...).


Riprendiamo a scendere ed Alberto decide di seguire Elena (che è senza luci) verso Castelletto di Busca, mentre io attraverso la valle per andare a prendere la "militare". Un po' di saliscendi all'imbrunire mi conducono a Festiona, dove inizia l'ultima (la ventesima) salita del GTAM. Procedo lentamente, ripensando a quel mattino in cui, a conclusione della Super Randonnée 2010, su queste rampe mi pareva miracolosamente di volare, dopo aver trascorso una nottata "mistica" sul Sampeyre e sul Morti (anche detto erroneamente Fauniera), affrontati in condizioni sub-umane ...

Mi supera un furgone (strano a quell’ora) e mi viene in mente quanto recentemente successo ad alcuni ciclo-escursionisti: all’arrivo su un colle deserto aggrediti e derubati della bici e del telefonino … Con questo pensiero subdolo ed inquietante affronto la serie di lunghi tornanti: se capitasse anche a me non so davvero se avrei ancora le forze per scendere a piedi sino a Valdieri …

La salita pare non finire mai: la folta vegetazione cela fino all'ultimo lo spiazzo che coincide con lo scollinamento. Madonna del Colletto a quest'ora - sono le 20,30 - è (fortunatamente …) deserta: mi vesto rapidamente in corrispondenza della fontana che si trova poco dopo l'inizio della discesa e mi fiondo su Valdieri. Sulla piazzetta del paese qualcuno mi guarda incuriosito, io neanche mi fermo, oramai posso arrivare a casa senza ulteriori addizioni alimentari o idriche. Chiudo l'anello vero e proprio a Roccavione, 55 h dopo la partenza di giovedì pomeriggio. I km totali percorsi sono circa 495 ed il dislivello positivo complessivo superato intorno ai 13200 mt.


Non mi resta che fare ritorno a casa. Fontanelle, Boves, Peveragno: la notte, per la terza giornata consecutiva, mi ricopre col suo manto misterioso mentre sto pedalando. Ormai vedo le luci di Chiusa di Pesio e quasi quasi mi spiace di essere giunto al termine di questa avventura straordinaria: certi momenti, quando ti rendi conto di avercela fatta e ripensi a tutto quello che hai passato per arrivare fino a lì, sono eccezionali e vorresti che non finissero mai …


Grazie ad Alberto, che mi accompagna, sopporta ed aspetta in queste avventure: grazie anche per aver preferito il GTAM al VEB 2014. Grazie a Silvia che mi ha concesso questi 2,5 giorni di avventurosa libertà ciclistica.

P.S. Nel 2020, col giro del Lago Maggiore, abbiamo portato a termine il mio piccolo “sogno” ciclistico: effettuare tutti gli anelli transfrontalieri, dal Tirreno al Lago Maggiore, uscendo dall’Italia e rientrandovi (da Francia o Svizzera) dal confine successivo più vicino. Per la cronaca, continuando verso nord l’elenco esposto all’inizio, i giri sono:

Colle del Moncenisio - Piccolo San Bernardo (percorso in 3 gg)

Piccolo San Bernardo - Gran San Bernardo (3 gg)

Gran San Bernardo - Passo del Sempione (3 gg)

Passo del Sempione - Lago Maggiore (2 gg)

Cannobbio - Locarno – Malesco (Passo Pantani)

In tutto sono 15 anelli transfrontalieri, 14 completamente asfaltati (se sostituiamo i due anelli comprendenti il Colle di Tenda con il GTAM), quindi dal Tirreno al Lago maggiore ci sono 15 frontiere asfaltate fra Italia e Francia e fra Italia e Svizzera. Un solo anello attraversa le 3 nazioni: aosta-gsb-campex-martigny-forclaz-montet-servoz-megeve-saissies-beaufort-roselend-psb-aosta.

I 15 anelli transfrontalieri sono complessivamente lunghi 3418 km, con un dislivello positivo totale di 69541 metri. Una bella sfida!
 
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