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GTAM - Grand Tour delle Alpi del Mare 2014 -Sono trascorsi 10 anni!! Ma a rileggerlo mi viene ancora adesso la pelle d'oca ...
Testo
<blockquote data-quote="jeandalmas" data-source="post: 7543029" data-attributes="member: 145386"><p style="text-align: center">L'idea del GTAM ha origini remote. E' il 3 luglio 2003 quando affronto, partendo da Vinadio e pieno di dubbi e di curiosità, il mio primo anello transfrontaliero in solitaria: Maddalena-Bonette-Lombarda, con passaggio finale "di ringraziamento" al santuario di Sant'Anna. Faccio ritorno a Vinadio stanco ma soddisfatto, quasi incredulo di essere riuscito ad inanellare 3 salite alpine una di fila all'altra: prima di allora le mie escursioni in bdc si erano limitate a salite singole a/r o ad anelli di minor impegno.</p><p></p><p>Da quella volta si sono via via concretizzati, nel corso degli anni successivi, tutti gli altri anelli transfrontalieri della zona. Citando solamente i colli di uscita/ingresso dall'/in Italia:</p><p></p><p>Col de Vescavo - Col de Castillon</p><p></p><p>Col de Vescavo – Col de Brouis</p><p>La Colla* (Verrandi) - Colle di Tenda (* in realtà la frontiera è sul fondovalle Roja) 2 gg</p><p>Colle di Tenda - Colle della Lombarda</p><p>Colle della Lombarda - Colle della Maddalena</p><p>Colle della Maddalena - Colle dell'Agnello</p><p>Colle dell'Agnello - Colle del Monginevro</p><p>Colle del Monginevro - Colle della Scala</p><p>Colle della Scala - Colle del Moncenisio.</p><p>I passaggi dal Colle di Tenda (circa 3 km di sterrato sul versante francese) costituivano un'eccezione (tutti gli altri anelli sono completamente asfaltati), che mi ha indotto ad immaginare (non pensando di riuscire effettivamente a percorrerlo) l'<em>anellone</em> transfrontaliero La Colla (Verrandi) - Colle della Lombarda.</p><p></p><p>Il 19 giugno 2014 l'appuntamento è intorno alle 14 a Borgo San Dalmazzo: vi giungo (in bdc) un po' in anticipo ed aspetto l'amico Alberto, proveniente da Castelletto di Busca. Le nostre bici sono cariche all'inverosimile (solo sul portapacchi posteriore ho 5 kg di materiale, senza contare le 2 bottiglie da 1 litro ed il borsellino sul manubrio). Ci dirigiamo verso Roccavione (innesto sull'<em>anellone</em>) e Robilante, perché il primo obiettivo di giornata è il Colletto del Moro.</p><p>La salita corre via tranquilla, senza problemi (dall'altro versante sarebbe stata tutta un'altra storia …), e così sarà anche per le successive Rosbella, comunque sempre impegnativa, ed il (brevissimo) Colletto di Rivoira o di San Giovenale.</p><p></p><p>Siamo a Peveragno e ci tocca ora affrontare il Colletto di Pradeboni. Nel punto più impegnativo della salita ci supera a velocità doppia un ciclista "leggero": scherzando dico ad Alberto "Vai, te lo lascio ...". Neanche a farlo apposta il ciclista si piazza ad una ventina di metri davanti a noi, a distanza costante. Alberto innesta il "turbo", raggiunge e supera (io lo farò poco dopo, ansimando) il ciclista "leggero", che osserva incredulo i nostri extra-carichi. Mi do un po' del cretino per quell'accelerata, pensando ai km ed al dislivello che ci mancano per chiudere l'anello (o anche solo la giornata ...). Anche le prossime due brevi salite (Mortè e Pianvignale) non lasciano segni particolari. Giunti a Gosi di Pianvignale, ci aspetta il cliente più ostico della giornata: Colle del Prel. Salita lunga (circa 1100 mt disl) con alcuni tratti abbastanza impegnativi.</p><p></p><p>Al Colle l'aria è fredda, mangiamo qualcosa e ci vestiamo per la lunga discesa verso Fontane, dopo la piccola risalita a Stalle La Penna. A Corsagliola iniziamo a cercare una pizzeria, la fame seria inizia a farsi sentire: i viveri che ci portiamo dietro serviranno domani e, soprattutto, dopodomani. La troviamo a Sant'Anna Collarea, dove ci gustiamo una “margherita” ed una piccola bionda. Non possiamo fermarci troppo, perché l'obiettivo è di arrivare a dormire a Garessio, e di strada ce n'è ancora abbastanza. Dopo aver montato la frontale sul casco ci dirigiamo verso San Giacomo di Roburent - Serra Pamparato, dove il buio ormai ha preso il sopravvento sulle ultime luci della sera. Una discesa prudente ci conduce a Pamparato, dove inizia l'ultima salita della giornata.</p><p></p><p>Il Colle di Casotto, seppur breve, l'ho sempre trovato indigesto, e così è anche questa volta: buio, freddo, 0 tornanti, Alberto che va un po' troppo forte. Sul Colle fa veramente freddo (circa 8 - 9 gradi segna il gps): ci consoliamo pensando che scendendo la temperatura aumenterà ... e invece no. A Garessio la temperatura è uguale a quella che c'era sul Colle! Ci sistemiamo per il bivacco alla belle meglio in un giardinetto pubblico, confidando che nel sacco a pelo l'effetto serra aiuti a riscaldarci. La nottata è fredda ed umida e non riesco a dormire un gran ché.</p><p></p><p>L'alba giunge quasi come una liberazione: l'avvicinamento ad Ormea ci permette di rimettere gradualmente in moto i muscoli delle gambe. Ci aspetta ora la bellissima (ed abbastanza impegnativa) salita a Quarzina: il tempo è fantastico e la temperatura (fresca e gradevole durante la salita) è confortevole. Il piacevole tepore ci permette, durante la pausa ristoratrice presso la struttura ricettiva (trovata chiusa, siamo arrivati troppo presto?) di far asciugare al sole, ora caldo, gli indumenti ancora inumiditi dalla notte. In discesa la prima foratura alla mia ruota posteriore: son partito con un copertone che mi pareva ancora “buono”, ma l’asfalto rugoso delle stradine secondarie affrontate sin qui l’ha velocemente ridotto in fin di vita. Testardamente lo sistemiamo con una protezione interna in plastica (per non utilizzare, già ora, l’unico copertone di scorta che ci portiamo dietro in 2 …) ed in breve siamo a Ponte di Nava. Pausa caffè obbligatoria per Alberto, dopodiché riprendiamo il viaggio alla volta di Viozene. Si susseguono panorami paradisiaci, la gola percorsa dall’alto dal nastro asfaltato è di una bellezza unica, passa troppo velocemente sotto le ruote … Siamo già ad Upega, dove inizia il tratto più impegnativo della salita al Colle delle Salse. Vi giungiamo un po’ in anticipo rispetto al previsto e decidiamo di proseguire fino a San Bernardo di Mendatica, affrontando 2 impegnative e, fortunatamente non troppo lunghe, risalite.</p><p></p><p></p><p>Al ristoratore presente nell’amena località facciamo preparare 2 panini e ci prendiamo il tempo necessario per recuperare un po’ dalle fatiche: il successivo Passo della Teglia abbisogna delle giuste energie per essere affrontato, specialmente a questo punto del nostro viaggio. In discesa attraversiamo tratti di strada che riportano ancora i segni evidenti dei recenti eventi alluvionali: in alcuni punti si transita fra due “muretti” costituiti di terra, rocce e radici. A Pieve di Teco fa molto caldo e fatichiamo un po’ a trovare il bivio con la strada che sale a Rezzo. Finalmente imbocchiamo la salita e finché la folta vegetazione non ci ripara un po’ dal sole pare di cuocere: mi sono imposto di bere ogni 2 km (che al mio passo lento vuol dire più o meno ogni quarto d’ora) e, a conti fatti, ritengo di aver azzeccato appieno la tattica “idratatoria”. In certe avventure la cura dei dettagli (per chi, come me, vi giunge non sufficientemente preparato) è fondamentale per la loro riuscita.</p><p></p><p>Al passo incontriamo le condizioni atmosferiche peggiori dell’intero giro: nuvole basse tipicamente autunnali. In discesa le nubi lasciano presto spazio a schiarite di stampo estivo. Proprio in discesa (asfalto a tratti pessimo e molto abrasivo) ecco la seconda foratura alla mia ruota posteriore. Credo stavolta provocata da una pizzicata, in quanto la mia pompetta, seppur molto efficace, non garantisce il raggiungimento di una pressione adeguata. A Molini di Triora è d’obbligo la sosta alla bella fontana di inizio paese, con visita in centro ad acquistare qualche conforto alimentare nel negozietto già sfruttato nel 2011, durante il Giro del Marguareis (il più lungo degli anelli transfrontalieri citati all’inizio). Riconosciamo anche il ristorante nel quale allora avevamo consumato un’ottima pasta al pesto, ma quest’oggi non ci possiamo fermare troppo, l’obiettivo è di arrivare a dormire a Sospel … (continua)</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="jeandalmas, post: 7543029, member: 145386"] [CENTER]L'idea del GTAM ha origini remote. E' il 3 luglio 2003 quando affronto, partendo da Vinadio e pieno di dubbi e di curiosità, il mio primo anello transfrontaliero in solitaria: Maddalena-Bonette-Lombarda, con passaggio finale "di ringraziamento" al santuario di Sant'Anna. Faccio ritorno a Vinadio stanco ma soddisfatto, quasi incredulo di essere riuscito ad inanellare 3 salite alpine una di fila all'altra: prima di allora le mie escursioni in bdc si erano limitate a salite singole a/r o ad anelli di minor impegno.[/CENTER] Da quella volta si sono via via concretizzati, nel corso degli anni successivi, tutti gli altri anelli transfrontalieri della zona. Citando solamente i colli di uscita/ingresso dall'/in Italia: Col de Vescavo - Col de Castillon Col de Vescavo – Col de Brouis La Colla* (Verrandi) - Colle di Tenda (* in realtà la frontiera è sul fondovalle Roja) 2 gg Colle di Tenda - Colle della Lombarda Colle della Lombarda - Colle della Maddalena Colle della Maddalena - Colle dell'Agnello Colle dell'Agnello - Colle del Monginevro Colle del Monginevro - Colle della Scala Colle della Scala - Colle del Moncenisio. I passaggi dal Colle di Tenda (circa 3 km di sterrato sul versante francese) costituivano un'eccezione (tutti gli altri anelli sono completamente asfaltati), che mi ha indotto ad immaginare (non pensando di riuscire effettivamente a percorrerlo) l'[I]anellone[/I] transfrontaliero La Colla (Verrandi) - Colle della Lombarda. Il 19 giugno 2014 l'appuntamento è intorno alle 14 a Borgo San Dalmazzo: vi giungo (in bdc) un po' in anticipo ed aspetto l'amico Alberto, proveniente da Castelletto di Busca. Le nostre bici sono cariche all'inverosimile (solo sul portapacchi posteriore ho 5 kg di materiale, senza contare le 2 bottiglie da 1 litro ed il borsellino sul manubrio). Ci dirigiamo verso Roccavione (innesto sull'[I]anellone[/I]) e Robilante, perché il primo obiettivo di giornata è il Colletto del Moro. La salita corre via tranquilla, senza problemi (dall'altro versante sarebbe stata tutta un'altra storia …), e così sarà anche per le successive Rosbella, comunque sempre impegnativa, ed il (brevissimo) Colletto di Rivoira o di San Giovenale. Siamo a Peveragno e ci tocca ora affrontare il Colletto di Pradeboni. Nel punto più impegnativo della salita ci supera a velocità doppia un ciclista "leggero": scherzando dico ad Alberto "Vai, te lo lascio ...". Neanche a farlo apposta il ciclista si piazza ad una ventina di metri davanti a noi, a distanza costante. Alberto innesta il "turbo", raggiunge e supera (io lo farò poco dopo, ansimando) il ciclista "leggero", che osserva incredulo i nostri extra-carichi. Mi do un po' del cretino per quell'accelerata, pensando ai km ed al dislivello che ci mancano per chiudere l'anello (o anche solo la giornata ...). Anche le prossime due brevi salite (Mortè e Pianvignale) non lasciano segni particolari. Giunti a Gosi di Pianvignale, ci aspetta il cliente più ostico della giornata: Colle del Prel. Salita lunga (circa 1100 mt disl) con alcuni tratti abbastanza impegnativi. Al Colle l'aria è fredda, mangiamo qualcosa e ci vestiamo per la lunga discesa verso Fontane, dopo la piccola risalita a Stalle La Penna. A Corsagliola iniziamo a cercare una pizzeria, la fame seria inizia a farsi sentire: i viveri che ci portiamo dietro serviranno domani e, soprattutto, dopodomani. La troviamo a Sant'Anna Collarea, dove ci gustiamo una “margherita” ed una piccola bionda. Non possiamo fermarci troppo, perché l'obiettivo è di arrivare a dormire a Garessio, e di strada ce n'è ancora abbastanza. Dopo aver montato la frontale sul casco ci dirigiamo verso San Giacomo di Roburent - Serra Pamparato, dove il buio ormai ha preso il sopravvento sulle ultime luci della sera. Una discesa prudente ci conduce a Pamparato, dove inizia l'ultima salita della giornata. Il Colle di Casotto, seppur breve, l'ho sempre trovato indigesto, e così è anche questa volta: buio, freddo, 0 tornanti, Alberto che va un po' troppo forte. Sul Colle fa veramente freddo (circa 8 - 9 gradi segna il gps): ci consoliamo pensando che scendendo la temperatura aumenterà ... e invece no. A Garessio la temperatura è uguale a quella che c'era sul Colle! Ci sistemiamo per il bivacco alla belle meglio in un giardinetto pubblico, confidando che nel sacco a pelo l'effetto serra aiuti a riscaldarci. La nottata è fredda ed umida e non riesco a dormire un gran ché. L'alba giunge quasi come una liberazione: l'avvicinamento ad Ormea ci permette di rimettere gradualmente in moto i muscoli delle gambe. Ci aspetta ora la bellissima (ed abbastanza impegnativa) salita a Quarzina: il tempo è fantastico e la temperatura (fresca e gradevole durante la salita) è confortevole. Il piacevole tepore ci permette, durante la pausa ristoratrice presso la struttura ricettiva (trovata chiusa, siamo arrivati troppo presto?) di far asciugare al sole, ora caldo, gli indumenti ancora inumiditi dalla notte. In discesa la prima foratura alla mia ruota posteriore: son partito con un copertone che mi pareva ancora “buono”, ma l’asfalto rugoso delle stradine secondarie affrontate sin qui l’ha velocemente ridotto in fin di vita. Testardamente lo sistemiamo con una protezione interna in plastica (per non utilizzare, già ora, l’unico copertone di scorta che ci portiamo dietro in 2 …) ed in breve siamo a Ponte di Nava. Pausa caffè obbligatoria per Alberto, dopodiché riprendiamo il viaggio alla volta di Viozene. Si susseguono panorami paradisiaci, la gola percorsa dall’alto dal nastro asfaltato è di una bellezza unica, passa troppo velocemente sotto le ruote … Siamo già ad Upega, dove inizia il tratto più impegnativo della salita al Colle delle Salse. Vi giungiamo un po’ in anticipo rispetto al previsto e decidiamo di proseguire fino a San Bernardo di Mendatica, affrontando 2 impegnative e, fortunatamente non troppo lunghe, risalite. Al ristoratore presente nell’amena località facciamo preparare 2 panini e ci prendiamo il tempo necessario per recuperare un po’ dalle fatiche: il successivo Passo della Teglia abbisogna delle giuste energie per essere affrontato, specialmente a questo punto del nostro viaggio. In discesa attraversiamo tratti di strada che riportano ancora i segni evidenti dei recenti eventi alluvionali: in alcuni punti si transita fra due “muretti” costituiti di terra, rocce e radici. A Pieve di Teco fa molto caldo e fatichiamo un po’ a trovare il bivio con la strada che sale a Rezzo. Finalmente imbocchiamo la salita e finché la folta vegetazione non ci ripara un po’ dal sole pare di cuocere: mi sono imposto di bere ogni 2 km (che al mio passo lento vuol dire più o meno ogni quarto d’ora) e, a conti fatti, ritengo di aver azzeccato appieno la tattica “idratatoria”. In certe avventure la cura dei dettagli (per chi, come me, vi giunge non sufficientemente preparato) è fondamentale per la loro riuscita. Al passo incontriamo le condizioni atmosferiche peggiori dell’intero giro: nuvole basse tipicamente autunnali. In discesa le nubi lasciano presto spazio a schiarite di stampo estivo. Proprio in discesa (asfalto a tratti pessimo e molto abrasivo) ecco la seconda foratura alla mia ruota posteriore. Credo stavolta provocata da una pizzicata, in quanto la mia pompetta, seppur molto efficace, non garantisce il raggiungimento di una pressione adeguata. A Molini di Triora è d’obbligo la sosta alla bella fontana di inizio paese, con visita in centro ad acquistare qualche conforto alimentare nel negozietto già sfruttato nel 2011, durante il Giro del Marguareis (il più lungo degli anelli transfrontalieri citati all’inizio). Riconosciamo anche il ristorante nel quale allora avevamo consumato un’ottima pasta al pesto, ma quest’oggi non ci possiamo fermare troppo, l’obiettivo è di arrivare a dormire a Sospel … (continua) [/QUOTE]
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