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GTAM - Grand Tour delle Alpi del Mare 2014 -Sono trascorsi 10 anni!! Ma a rileggerlo mi viene ancora adesso la pelle d'oca ...
Testo
<blockquote data-quote="jeandalmas" data-source="post: 7543031" data-attributes="member: 145386"><p>Ci dirigiamo ora verso Colla Langan: la salita è impegnativa ma non troppo, riesco ancora a procedere con “velocità” dignitose. La discesa successiva pare non finire mai, ho più volte il dubbio di aver saltato la prima deviazione utile per La Colla/valle Roja. Possibile che sia così in basso? Siamo quasi a Dolceacqua (praticamente al livello del mare …) e, finalmente, ecco l’agognato cartello. La salita da questo lato è molto meno tosta che dal versante Roja, forse questa strada non è la stessa percorsa 3 anni fa, ma ci conduce ugualmente e facilmente alla Colla. Sono circa le 20, il sole è ancora caldo e, con la scusa di far asciugare il sudore, mi posso permettere una discesa senza maglietta: è una vera libidine, anche perché so che la prossima tappa sarà … in pizzeria! Ci fermiamo alla prima (fortunatamente, perché poi scopriremo, strada facendo, che era anche l’unica prima di Sospel sul nostro itinerario) che troviamo risalendo verso Breil: siamo a Trucco e la nostra richiesta ricalca esattamente quella di circa 24 h fa a Sant’Anna Collarea. Un’oretta di sosta con il solito rituale delle luci da montare sul casco e siamo già di nuovo in sella, obiettivo Col de Bruois.</p><p></p><p>Fino a Breil s/r Roja la salita è irrilevante: il pericolo più grande (ormai è buio pesto) è rappresentato dai tratti di strada senza riga bianca laterale e dai parapetti troppo bassi. Ad un tratto mi accorgo che c’è qualcosa davanti a me: è un bel masso, immagino caduto da poco, altrimenti qualche “corsaiolo” in auto o in moto l’avrebbe già “assaggiato”. Lo sposto e riprendo la salita, sistemando successivamente anche i resti di un segnale stradale a terra, pericolosamente abbandonato sulla carreggiata. A Breil inizia la vera salita: il Col de Brouis non oppone pendenze sostenute, ma la fatica ora si fa sentire … Mi conforta il fatto che, alla fine della discesa successiva, è prevista la pausa sonno, presumibilmente a temperatura maggiore rispetto a Garessio. Al Colle, dopo la sosta di rito per la vestizione, decido di partire prima di Alberto e dopo un po’ mi accorgo … di aver imboccato in discesa la strada appena percorsa in salita (fortuna dei cippi segnalatori a bordo strada, se no chissà fin dove sarei sceso prima di accorgermene!). Ritorno faticosamente sul colle e recupero Alberto in discesa, che con sorpresa mi vede sopraggiungere alle sue spalle: “E’ proprio ora che ci fermiamo a dormire”, sentenzia.</p><p></p><p>A Sospel fatichiamo a trovare un luogo adatto al nostro bivacco: troppe luci ed ancora troppa vita notturna (eppure è l’una passata). Imbocchiamo (già che ci siamo) la salita verso il Turinì e quasi subito troviamo un bel prato con un confortante tappeto di foglie secche: un toccasana per me che sono senza materassino …Riesco a dormire un po’ di più e meglio rispetto alla notte precedente, anche se, nei momenti di veglia, il pensiero va a quello che ci attende dopo l’alba: 3 lunghe salite, una di fila all’altra, e non so se sarò in grado di arrivare fin sul Colle della Lombarda. I quasi 5000 mt di dislivello che ci mancano ancora per tornare a casa, in quei momenti mi paiono una montagna insuperabile con le poche forze che mi sono rimaste.</p><p></p><p>Al risveglio (intorno alle 5,30) focalizzo quello che manca per rendere un po’ più confortevole un giro del genere: vestiti puliti ed asciutti ed una bella doccia la sera, che ti lava via metà della stanchezza. Tutti gli indumenti sono ormai ridotti in condizioni miserevoli, a niente vale la loro esposizione, notturna e diurna, per tentarne l’asciugatura. E’ comunque il prezzo da pagare per l’avventura, in pegno ne avremo un ricordo indelebile …</p><p></p><p>A Moulinet la fontana e l’ora mattutina ci inducono ad una bella lavata risvegliante: alla ripartenza leggo su un cartello che la strada verrà chiusa nel primo pomeriggio a causa di una manifestazione automobilistica. Non mi preoccupo più di tanto, perché a quell’ora dovremmo già essere sul colle successivo. Invece iniziamo ad incrociare automobili che ci suggeriscono di fermarci, in quanto a breve (??? allora ho letto male sul cartello ...) inizierà il transito dei mezzi in gara. Alberto accelera ed io rimango presto solo. Vado avanti ignorando i consigli ed arrivo sul Turinì imboccando l’unica strada lasciata libera dalle transenne … manco a dirlo quella che le automobili in gara percorreranno per arrivare sul colle, per di più in leggera salita. Inizio la discesa un po’ titubante e decido di chiamare Alberto, dal quale capisco che ho (di nuovo) sbagliato strada: lui è sul colle, dietro le transenne, che mi aspetta. Proprio allora vengo “caldamente” invitato a ritornare sui miei passi da un’auto dell’organizzazione: risalgo e riscendo sul colle, dove finalmente la coppia si ricompone.</p><p></p><p>Senza più l’assillo della gara automobilistica percorriamo velocemente la bella discesa in Valle Vésubie. A St Martin c’è confusione: sta per partire un trail e ci districhiamo con difficoltà fra gli atleti, alla vana ricerca di una panetteria che ci possa velocemente rifornire: decidiamo di rinviare al colle successivo (St Martin) la pausa ristoratrice. Il colle è letteralmente (e selvaggiamente) occupato da strutture ricettive per il turismo invernale. Sapendo che è l'ultima occasione di rifornimento logico prima di affrontare il Colle della Lombarda, diamo fondo a tutte le scorte alimentari salate rimasteci. La discesa è lunga e bellissima: la val Tinée vista dall'alto, con i suoi colori accesi, è un incanto! Unica "pecca", si scende al di sotto di quota 500, mentre il prossimo valico è a 2350 m ...</p><p></p><p>La ventina di km di avvicinamento a Isola non è impegnativa, si prende poca quota e ci sono parecchi tratti in falsopiano. Quota 873 è Isola, quindi ci fermiamo a fare rifornimento di acqua consapevoli che mancano circa 1500 m di dislivello per il Colle della Lombarda. Pur considerando che inizi solo ora, è la salita più lunga dell'intero anello: la "attacchiamo" esattamente 2 giorni dopo l'inizio del giro, con oltre 11000 mt di dislivello nelle gambe ... (continua)</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="jeandalmas, post: 7543031, member: 145386"] Ci dirigiamo ora verso Colla Langan: la salita è impegnativa ma non troppo, riesco ancora a procedere con “velocità” dignitose. La discesa successiva pare non finire mai, ho più volte il dubbio di aver saltato la prima deviazione utile per La Colla/valle Roja. Possibile che sia così in basso? Siamo quasi a Dolceacqua (praticamente al livello del mare …) e, finalmente, ecco l’agognato cartello. La salita da questo lato è molto meno tosta che dal versante Roja, forse questa strada non è la stessa percorsa 3 anni fa, ma ci conduce ugualmente e facilmente alla Colla. Sono circa le 20, il sole è ancora caldo e, con la scusa di far asciugare il sudore, mi posso permettere una discesa senza maglietta: è una vera libidine, anche perché so che la prossima tappa sarà … in pizzeria! Ci fermiamo alla prima (fortunatamente, perché poi scopriremo, strada facendo, che era anche l’unica prima di Sospel sul nostro itinerario) che troviamo risalendo verso Breil: siamo a Trucco e la nostra richiesta ricalca esattamente quella di circa 24 h fa a Sant’Anna Collarea. Un’oretta di sosta con il solito rituale delle luci da montare sul casco e siamo già di nuovo in sella, obiettivo Col de Bruois. Fino a Breil s/r Roja la salita è irrilevante: il pericolo più grande (ormai è buio pesto) è rappresentato dai tratti di strada senza riga bianca laterale e dai parapetti troppo bassi. Ad un tratto mi accorgo che c’è qualcosa davanti a me: è un bel masso, immagino caduto da poco, altrimenti qualche “corsaiolo” in auto o in moto l’avrebbe già “assaggiato”. Lo sposto e riprendo la salita, sistemando successivamente anche i resti di un segnale stradale a terra, pericolosamente abbandonato sulla carreggiata. A Breil inizia la vera salita: il Col de Brouis non oppone pendenze sostenute, ma la fatica ora si fa sentire … Mi conforta il fatto che, alla fine della discesa successiva, è prevista la pausa sonno, presumibilmente a temperatura maggiore rispetto a Garessio. Al Colle, dopo la sosta di rito per la vestizione, decido di partire prima di Alberto e dopo un po’ mi accorgo … di aver imboccato in discesa la strada appena percorsa in salita (fortuna dei cippi segnalatori a bordo strada, se no chissà fin dove sarei sceso prima di accorgermene!). Ritorno faticosamente sul colle e recupero Alberto in discesa, che con sorpresa mi vede sopraggiungere alle sue spalle: “E’ proprio ora che ci fermiamo a dormire”, sentenzia. A Sospel fatichiamo a trovare un luogo adatto al nostro bivacco: troppe luci ed ancora troppa vita notturna (eppure è l’una passata). Imbocchiamo (già che ci siamo) la salita verso il Turinì e quasi subito troviamo un bel prato con un confortante tappeto di foglie secche: un toccasana per me che sono senza materassino …Riesco a dormire un po’ di più e meglio rispetto alla notte precedente, anche se, nei momenti di veglia, il pensiero va a quello che ci attende dopo l’alba: 3 lunghe salite, una di fila all’altra, e non so se sarò in grado di arrivare fin sul Colle della Lombarda. I quasi 5000 mt di dislivello che ci mancano ancora per tornare a casa, in quei momenti mi paiono una montagna insuperabile con le poche forze che mi sono rimaste. Al risveglio (intorno alle 5,30) focalizzo quello che manca per rendere un po’ più confortevole un giro del genere: vestiti puliti ed asciutti ed una bella doccia la sera, che ti lava via metà della stanchezza. Tutti gli indumenti sono ormai ridotti in condizioni miserevoli, a niente vale la loro esposizione, notturna e diurna, per tentarne l’asciugatura. E’ comunque il prezzo da pagare per l’avventura, in pegno ne avremo un ricordo indelebile … A Moulinet la fontana e l’ora mattutina ci inducono ad una bella lavata risvegliante: alla ripartenza leggo su un cartello che la strada verrà chiusa nel primo pomeriggio a causa di una manifestazione automobilistica. Non mi preoccupo più di tanto, perché a quell’ora dovremmo già essere sul colle successivo. Invece iniziamo ad incrociare automobili che ci suggeriscono di fermarci, in quanto a breve (??? allora ho letto male sul cartello ...) inizierà il transito dei mezzi in gara. Alberto accelera ed io rimango presto solo. Vado avanti ignorando i consigli ed arrivo sul Turinì imboccando l’unica strada lasciata libera dalle transenne … manco a dirlo quella che le automobili in gara percorreranno per arrivare sul colle, per di più in leggera salita. Inizio la discesa un po’ titubante e decido di chiamare Alberto, dal quale capisco che ho (di nuovo) sbagliato strada: lui è sul colle, dietro le transenne, che mi aspetta. Proprio allora vengo “caldamente” invitato a ritornare sui miei passi da un’auto dell’organizzazione: risalgo e riscendo sul colle, dove finalmente la coppia si ricompone. Senza più l’assillo della gara automobilistica percorriamo velocemente la bella discesa in Valle Vésubie. A St Martin c’è confusione: sta per partire un trail e ci districhiamo con difficoltà fra gli atleti, alla vana ricerca di una panetteria che ci possa velocemente rifornire: decidiamo di rinviare al colle successivo (St Martin) la pausa ristoratrice. Il colle è letteralmente (e selvaggiamente) occupato da strutture ricettive per il turismo invernale. Sapendo che è l'ultima occasione di rifornimento logico prima di affrontare il Colle della Lombarda, diamo fondo a tutte le scorte alimentari salate rimasteci. La discesa è lunga e bellissima: la val Tinée vista dall'alto, con i suoi colori accesi, è un incanto! Unica "pecca", si scende al di sotto di quota 500, mentre il prossimo valico è a 2350 m ... La ventina di km di avvicinamento a Isola non è impegnativa, si prende poca quota e ci sono parecchi tratti in falsopiano. Quota 873 è Isola, quindi ci fermiamo a fare rifornimento di acqua consapevoli che mancano circa 1500 m di dislivello per il Colle della Lombarda. Pur considerando che inizi solo ora, è la salita più lunga dell'intero anello: la "attacchiamo" esattamente 2 giorni dopo l'inizio del giro, con oltre 11000 mt di dislivello nelle gambe ... (continua) [/QUOTE]
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