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<blockquote data-quote="numeriaperdere" data-source="post: 6854361" data-attributes="member: 85643"><p>Visto che parliamo di libri, magari senza dimenticare del tutto le bici, una proposta che coniuga in modo brillante narrativa e ciclismo... La mia recensione dell’ultimo libro di Fabio Genovesi.</p><p></p><p>(Cadrò, sognando di volare, Fabio Genovesi)</p><p></p><p>In questi giorni particolari, molti mi chiedono il titolo di un libro gradevole e di facile lettura, e l’ultimo romanzo di Fabio Genovesi mi sembra possa fare al caso loro, proprio come ha fatto al caso mio.</p><p></p><p>“L’estate più bella della mia vita è stata il 10 dicembre del 1982.</p><p>E magari suona strano, ma i miei genitori erano strani di più. Strani e geniali, nell’inventare modi per aggirare le amarezze e provare a stare bene.”</p><p></p><p>È un bijou questo romanzo che incastona la storia di Marco Pantani, o più esattamente dell’indimenticabile estate del 1998, che resterà l’estate di Marco Pantani per sempre, in quella di Fabio, protagonista di una favola surreale, come solo una vicenda reale, ambientata in un ospizio dimenticato e appoggiato in cima a una montagna incantata, può essere.</p><p></p><p>Un prete, in curiosa adorazione di un semovente vitello dorato con quattro ruote, che non beve per dimenticare, ma per dimenticare quanto è buono il bere. Un altro prete, bislacco ex missionario, che ha fatto la scelta più spirituale per il motivo più prosaico: la fame. E così, pane e vino li abbiamo sistemati. Una donna in miniatura che si occupa dei due “marcellini”, una bambina coccodè che razzola spaventata in mezzo all’aia, un aspirante avvocato che dovrebbe mettere un po’ d’ordine in questo Barnum della solitudine, magari iniziando dalla propria vita. Sullo sfondo, le note cristalline della natura e quelle adamantine di Jim Morrison.</p><p></p><p>Vi invito ad abbandonarvi a questa storia, a osare uno scatto che vi porti fuori dalla quotidianità, senza voltarvi a controllare se qualcuno dei vostri impegni o delle vostre preoccupazioni stia tentando di prendervi la ruota, a sfuggire un “tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche”, a preferire quello segnato con precisione da un orologio rotto.</p><p></p><p>“Capire è un’ossessione nostra, serve solo a distrarci da tutta la bellezza che ci passa accanto, mentre noi a occhi bassi facciamo i nostri conticini su un foglio che il vento sta per strapparci via.”</p><p></p><p>Un romanzo davvero imperdibile per chi ami un curioso mezzo di trasporto che usa come carburante gli spaghetti conditi con la marmellata, ma che è godibilissimo anche per chi propenda per colazioni, e mezzi di trasporto, decisamente più usuali.</p><p></p><p>Ottimo lavoro, Genovesi!</p><p></p><p>[ATTACH=full]254999[/ATTACH]</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="numeriaperdere, post: 6854361, member: 85643"] Visto che parliamo di libri, magari senza dimenticare del tutto le bici, una proposta che coniuga in modo brillante narrativa e ciclismo... La mia recensione dell’ultimo libro di Fabio Genovesi. (Cadrò, sognando di volare, Fabio Genovesi) In questi giorni particolari, molti mi chiedono il titolo di un libro gradevole e di facile lettura, e l’ultimo romanzo di Fabio Genovesi mi sembra possa fare al caso loro, proprio come ha fatto al caso mio. “L’estate più bella della mia vita è stata il 10 dicembre del 1982. E magari suona strano, ma i miei genitori erano strani di più. Strani e geniali, nell’inventare modi per aggirare le amarezze e provare a stare bene.” È un bijou questo romanzo che incastona la storia di Marco Pantani, o più esattamente dell’indimenticabile estate del 1998, che resterà l’estate di Marco Pantani per sempre, in quella di Fabio, protagonista di una favola surreale, come solo una vicenda reale, ambientata in un ospizio dimenticato e appoggiato in cima a una montagna incantata, può essere. Un prete, in curiosa adorazione di un semovente vitello dorato con quattro ruote, che non beve per dimenticare, ma per dimenticare quanto è buono il bere. Un altro prete, bislacco ex missionario, che ha fatto la scelta più spirituale per il motivo più prosaico: la fame. E così, pane e vino li abbiamo sistemati. Una donna in miniatura che si occupa dei due “marcellini”, una bambina coccodè che razzola spaventata in mezzo all’aia, un aspirante avvocato che dovrebbe mettere un po’ d’ordine in questo Barnum della solitudine, magari iniziando dalla propria vita. Sullo sfondo, le note cristalline della natura e quelle adamantine di Jim Morrison. Vi invito ad abbandonarvi a questa storia, a osare uno scatto che vi porti fuori dalla quotidianità, senza voltarvi a controllare se qualcuno dei vostri impegni o delle vostre preoccupazioni stia tentando di prendervi la ruota, a sfuggire un “tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche”, a preferire quello segnato con precisione da un orologio rotto. “Capire è un’ossessione nostra, serve solo a distrarci da tutta la bellezza che ci passa accanto, mentre noi a occhi bassi facciamo i nostri conticini su un foglio che il vento sta per strapparci via.” Un romanzo davvero imperdibile per chi ami un curioso mezzo di trasporto che usa come carburante gli spaghetti conditi con la marmellata, ma che è godibilissimo anche per chi propenda per colazioni, e mezzi di trasporto, decisamente più usuali. Ottimo lavoro, Genovesi! [ATTACH type="full"]254999[/ATTACH] [/QUOTE]
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