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La corsa più dura: Giro di Lombardia 1926
Testo
<blockquote data-quote="Ser pecora" data-source="post: 6544027" data-attributes="member: 1850"><p>Grazie, anche se a mio avviso la poesia sta in chi legge e come vuole vederli, i racconti. Per quello che fanno risuonare in ciascuno.</p><p>Per quello che mi riguarda il ciclismo ha un suo fascino proprio nelle persone, nei luoghi, negli avvenimenti, ma solo quando sono rispettati nella <u>loro realtà</u>, non quando si vuole condirli con la nota salsa retorica o cercando di dargli una dignità con uno sfoggio di cultura, che spesso è solo stucchevole e inutile, perché la dignità ce l'hanno già eccome da soli.</p><p></p><p>E questo per cercare di non cadere nel solito tranello, in questo periodo storico, potentissimo, "dell'epoca d'oro", che una volta si stava sempre meglio e tutto era più bello. Non è vero. Anzi, il ciclismo ha sempre avuto bisogno di essere raccontato in un certo modo per renderlo "digeribile", ma questo è stato fatto spesso (quasi sempre) occultando la verità, che come sempre non è né bella, né auspicabile, ma cruda e dura.</p><p></p><p></p><p></p><p>Ecco appunto, un libro dove ad es. su Bottecchia "si posano gli occhi delle Moire: Cloto, che col suo fuso fila il filo della vita, Lachesi che lo misura, e Àtropo che con le forbici lo recide"....e che fa sembrare le gesta di Bottecchia da militare come se fosse stato lui a fermare lo straniero sul Piave...</p><p>A quel punto preferisco il libretto di istruzioni del DuraAce...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ser pecora, post: 6544027, member: 1850"] Grazie, anche se a mio avviso la poesia sta in chi legge e come vuole vederli, i racconti. Per quello che fanno risuonare in ciascuno. Per quello che mi riguarda il ciclismo ha un suo fascino proprio nelle persone, nei luoghi, negli avvenimenti, ma solo quando sono rispettati nella [U]loro realtà[/U], non quando si vuole condirli con la nota salsa retorica o cercando di dargli una dignità con uno sfoggio di cultura, che spesso è solo stucchevole e inutile, perché la dignità ce l'hanno già eccome da soli. E questo per cercare di non cadere nel solito tranello, in questo periodo storico, potentissimo, "dell'epoca d'oro", che una volta si stava sempre meglio e tutto era più bello. Non è vero. Anzi, il ciclismo ha sempre avuto bisogno di essere raccontato in un certo modo per renderlo "digeribile", ma questo è stato fatto spesso (quasi sempre) occultando la verità, che come sempre non è né bella, né auspicabile, ma cruda e dura. Ecco appunto, un libro dove ad es. su Bottecchia "si posano gli occhi delle Moire: Cloto, che col suo fuso fila il filo della vita, Lachesi che lo misura, e Àtropo che con le forbici lo recide"....e che fa sembrare le gesta di Bottecchia da militare come se fosse stato lui a fermare lo straniero sul Piave... A quel punto preferisco il libretto di istruzioni del DuraAce... [/QUOTE]
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