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La tappa regina del Giro ed il futuro del ciclismo
Testo
<blockquote data-quote="Tract" data-source="post: 6966718" data-attributes="member: 80632"><p>Conoscere il passato conta perche per noi italiani il Bartali e il Coppi di turno hanno un significato oltre sportivo. Rappresentano un epoca storia, hanno intreci con la guerra e con tutto quello che e' stato il mio e il tuo passato culturale. Wiggins hai ragione, e come lui sicuro ce ne sono altri. Ma per i ciclisti di oggi, prendi Pidcok, chi sono i suoi idoli? Wiggins stesso e Sagan. </p><p></p><p>Fino a veramente poco tempo fa, il ciclismo era Italia, Francia Belgio e Spagna. Uk, USA, australia non esistevano. Per questi ragazzi il ciclismo mentre crescevano e' stato il Tour de France , perche e' l unica manifestazione che veniva trasmessa in tv. In Australia vedono il Giro per la prima volta quest'anno. Quando noi pensiamo a imprese epiche assocciamo certe gesta anche a dei personaggi, che come detto prima non sono solo sportivi ma molto di piu. Io stesso vorrei vedere ancora oggi il ciclismo epico ma so che non esistera' piu perche a un ragazzo del 2000 cresciuto in Uk abituato da quando era un bimbo che l'unica cosa che conta e' essere leggero, avere certi w/kg, ruote e carbonio non sara' di certo disposto a partecipare a condizioni che ti portano a condizioni oltre l'estremo. I corridori arrivati due giorni fa a fine tappa tremavano e tutti e dico tutti hanno detto che sarebbe stato impossibile fare quell'ultima discesa con le salite e discese che sono cancellate. </p><p>Poi ovvio, gente come Bettiol e' sceso con il piumino e sopra l'impermeabile. E lui poteva farlo per ovvie ragioni. Avete visto in che condizioni era Bardet? Questa e' gente che anche la giacca che si mette, spesso non riesce a chiuderla per non perdere 5 secondi o che di certo non se la porta su lungo una salita (considerato che pesa 400 grammi).</p><p></p><p>Quindi io sono convinto che bisogna essere realisti e affrontare la situazione in maniera aperta piuttosto che mettersi le bende su gli occhi. Il ciclismo e' cambiato, sono cambiati i suoi valori, i fisici dei protagonisti, le loro motivazioni quindi non possiamo prettendere che giochino sugli stessi campi in cui giocavano i nostri eroi 50 anni fa.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Tract, post: 6966718, member: 80632"] Conoscere il passato conta perche per noi italiani il Bartali e il Coppi di turno hanno un significato oltre sportivo. Rappresentano un epoca storia, hanno intreci con la guerra e con tutto quello che e' stato il mio e il tuo passato culturale. Wiggins hai ragione, e come lui sicuro ce ne sono altri. Ma per i ciclisti di oggi, prendi Pidcok, chi sono i suoi idoli? Wiggins stesso e Sagan. Fino a veramente poco tempo fa, il ciclismo era Italia, Francia Belgio e Spagna. Uk, USA, australia non esistevano. Per questi ragazzi il ciclismo mentre crescevano e' stato il Tour de France , perche e' l unica manifestazione che veniva trasmessa in tv. In Australia vedono il Giro per la prima volta quest'anno. Quando noi pensiamo a imprese epiche assocciamo certe gesta anche a dei personaggi, che come detto prima non sono solo sportivi ma molto di piu. Io stesso vorrei vedere ancora oggi il ciclismo epico ma so che non esistera' piu perche a un ragazzo del 2000 cresciuto in Uk abituato da quando era un bimbo che l'unica cosa che conta e' essere leggero, avere certi w/kg, ruote e carbonio non sara' di certo disposto a partecipare a condizioni che ti portano a condizioni oltre l'estremo. I corridori arrivati due giorni fa a fine tappa tremavano e tutti e dico tutti hanno detto che sarebbe stato impossibile fare quell'ultima discesa con le salite e discese che sono cancellate. Poi ovvio, gente come Bettiol e' sceso con il piumino e sopra l'impermeabile. E lui poteva farlo per ovvie ragioni. Avete visto in che condizioni era Bardet? Questa e' gente che anche la giacca che si mette, spesso non riesce a chiuderla per non perdere 5 secondi o che di certo non se la porta su lungo una salita (considerato che pesa 400 grammi). Quindi io sono convinto che bisogna essere realisti e affrontare la situazione in maniera aperta piuttosto che mettersi le bende su gli occhi. Il ciclismo e' cambiato, sono cambiati i suoi valori, i fisici dei protagonisti, le loro motivazioni quindi non possiamo prettendere che giochino sugli stessi campi in cui giocavano i nostri eroi 50 anni fa. [/QUOTE]
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