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Marc Madiot: "Stiamo trasformando i corridori in robot"
Testo
<blockquote data-quote="martin_galante" data-source="post: 6894169" data-attributes="member: 108600"><p>Ma questo avrebbe delle implicazioni enormi per alcuni, irrilevanti per altri, senza contare l'arbitrarieta' della definizione e misurazione di massa grassa. Che poi non e' cosi' estrema nel ciclismo. Ci sono body builder drug free ed in salute con massa grassa piu' bassa di Froome &co.</p><p></p><p></p><p>Certo, e non dico di trasformare il Giro d'Italia nel Giro del Lungomare d'Italia. Ma e' innegabile che c'e' stata una tendenza negli ultimi decenni a cercare i gradienti spettacolo (come se 30% facesse piu' selezione di 15% -in entrambi i casi il fattore scia e' praticamente trascurabile). Al Tour dello scorso anno, Indurain avrebbe fatto il gregario della prima ora a Chiappucci. Basta guardare le classiche, che non sono tapponi dolomitici e di certo si fa selezione: l'ultima monumento con arrivo in volata e' la Sanremo di 5 anni fa, e cionostante tra i pochi ad averne vinte tante negli ultimi decenni si annoverano Cancellara, Boonen e Gilbert -tutti sopra gli 80kg.</p><p></p><p></p><p>Penso che siamo d'accordo che il bello del ciclismo professionistico sia la sua ispirazione dalla vita quotidiana, dalla bici come strumento, l'utilizzo di percorsi che tutti possono affrontare tali e quali a quelli dei professionisti.</p><p></p><p></p><p>Non sono tanto d'accordo, ed in ogni caso ci serve sempre il giusto equilibrio tra seguire i gusti e proporne di nuovi.</p><p></p><p></p><p>Se fai una salita, questa non ha mai gradiente costante, e cio' gioca a sfavore di chi e' molto leggero. Prendiamo Valverde che a 61kg non e' di certo il piu' leggero in circolo; e mettiamolo a salire a 6.5w/kg su una salita che alterna 5% e 15% in tratti di ugual lunghezza. A Miguelon Indurain bastano meno di 6 w/kg per andare uguale. Questo effetto diventa notevole se consideri una normale 'strada', in cui si sale, si scende, ci sono tratti in pianura, e non l'arrivo in cima allo Zoncolan. Di nuovo, non dico che non si debba arrivare in salita, e certo e' interessante e spettacolare includere salite dure. Dico che ci sono tre grandi giri su tre in cui le differenze tra chi punta alla classifica si fanno praticamente tutte in giro ai cucuzzoli con strade fatte male (senza tornanti) o su passi lunghissimi. Posti bellissimi, grande fascino, ma non i soli percorsi con queste caratteristiche.</p><p></p><p></p><p>Mi sembra che tu aggiunga cose che non ho mai scritto. Mi sembra di aver proposto di mettere un po' di fantasia nei percorsi. Portando come esempi (senza pensarci, certo gli organizzatori sanno fare di meglio) tappe brevi e lunghe alternate, e GT che non fossero solo salite. Certo anche tapponi dolomitici, ma anche altro. C'e' gia' dell'altro, Nibali ha vinto mezzo tour sul lastricato, ma poco rispetto al passato. Non mi pare di aver proposto 20 tappe di lungomare. Si puo' pure pensare a squadre meno numerose o con gregari fuori classifica che possano alternarsi cosi' da avere magari solo 5 o 6 corridori per tappa o altro -non dico che siano idee ragionevoli, solo esempi.</p><p></p><p>Per altro, che i tre giri siano quelli, non e' scritto nella pietra. Fino agli anno '80 c'erano otto classiche. Quelle che ora sono le monumento, piu' Freccia-Vallone (ancora prestigiosa), Paris-Tours e Paris-Brussels (scomparsa negli anni '70). Ma oggi la StradeBianche che si corre dal 2007 e' piu' ambita della Paris-Tours, che si corre dal 1896. Cosi' se Giro e Vuelta sono ambite dagli stessi pro del Tour, sono anche piu' vulnerabili. Gia' negli anni della USPostal, gli americani avevano cercato di spostare le gare negli States durante il periodo del Giro, che ha sofferto molto della perdita di attenzione. Non e' impensabile che un domani corse ben finanziate in Medio o lontano Oriente, oppure Sud America possano 'attaccare' il periodo di corse di Giro o Vuelta. Un conto e' essere il secondo o terzo giro piu' ambito dagli scalatori, un conto il piu' originale ed ambito da ciclisti chiamiamoli completi. Regnare in inferno paga piu' che servire in Paradiso.</p><p></p><p></p><p>Pero' mi pare si discutesse proprio di quanto sia diventato determinante il peso. Che ovviamente lo e' di piu' rispetto al passato. Basta leggere i vincitori del Tour degli anni '80 e '90. Questo e' uno dei fattori che spinge verso l'essere scheletrici.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="martin_galante, post: 6894169, member: 108600"] Ma questo avrebbe delle implicazioni enormi per alcuni, irrilevanti per altri, senza contare l'arbitrarieta' della definizione e misurazione di massa grassa. Che poi non e' cosi' estrema nel ciclismo. Ci sono body builder drug free ed in salute con massa grassa piu' bassa di Froome &co. Certo, e non dico di trasformare il Giro d'Italia nel Giro del Lungomare d'Italia. Ma e' innegabile che c'e' stata una tendenza negli ultimi decenni a cercare i gradienti spettacolo (come se 30% facesse piu' selezione di 15% -in entrambi i casi il fattore scia e' praticamente trascurabile). Al Tour dello scorso anno, Indurain avrebbe fatto il gregario della prima ora a Chiappucci. Basta guardare le classiche, che non sono tapponi dolomitici e di certo si fa selezione: l'ultima monumento con arrivo in volata e' la Sanremo di 5 anni fa, e cionostante tra i pochi ad averne vinte tante negli ultimi decenni si annoverano Cancellara, Boonen e Gilbert -tutti sopra gli 80kg. Penso che siamo d'accordo che il bello del ciclismo professionistico sia la sua ispirazione dalla vita quotidiana, dalla bici come strumento, l'utilizzo di percorsi che tutti possono affrontare tali e quali a quelli dei professionisti. Non sono tanto d'accordo, ed in ogni caso ci serve sempre il giusto equilibrio tra seguire i gusti e proporne di nuovi. Se fai una salita, questa non ha mai gradiente costante, e cio' gioca a sfavore di chi e' molto leggero. Prendiamo Valverde che a 61kg non e' di certo il piu' leggero in circolo; e mettiamolo a salire a 6.5w/kg su una salita che alterna 5% e 15% in tratti di ugual lunghezza. A Miguelon Indurain bastano meno di 6 w/kg per andare uguale. Questo effetto diventa notevole se consideri una normale 'strada', in cui si sale, si scende, ci sono tratti in pianura, e non l'arrivo in cima allo Zoncolan. Di nuovo, non dico che non si debba arrivare in salita, e certo e' interessante e spettacolare includere salite dure. Dico che ci sono tre grandi giri su tre in cui le differenze tra chi punta alla classifica si fanno praticamente tutte in giro ai cucuzzoli con strade fatte male (senza tornanti) o su passi lunghissimi. Posti bellissimi, grande fascino, ma non i soli percorsi con queste caratteristiche. Mi sembra che tu aggiunga cose che non ho mai scritto. Mi sembra di aver proposto di mettere un po' di fantasia nei percorsi. Portando come esempi (senza pensarci, certo gli organizzatori sanno fare di meglio) tappe brevi e lunghe alternate, e GT che non fossero solo salite. Certo anche tapponi dolomitici, ma anche altro. C'e' gia' dell'altro, Nibali ha vinto mezzo tour sul lastricato, ma poco rispetto al passato. Non mi pare di aver proposto 20 tappe di lungomare. Si puo' pure pensare a squadre meno numerose o con gregari fuori classifica che possano alternarsi cosi' da avere magari solo 5 o 6 corridori per tappa o altro -non dico che siano idee ragionevoli, solo esempi. Per altro, che i tre giri siano quelli, non e' scritto nella pietra. Fino agli anno '80 c'erano otto classiche. Quelle che ora sono le monumento, piu' Freccia-Vallone (ancora prestigiosa), Paris-Tours e Paris-Brussels (scomparsa negli anni '70). Ma oggi la StradeBianche che si corre dal 2007 e' piu' ambita della Paris-Tours, che si corre dal 1896. Cosi' se Giro e Vuelta sono ambite dagli stessi pro del Tour, sono anche piu' vulnerabili. Gia' negli anni della USPostal, gli americani avevano cercato di spostare le gare negli States durante il periodo del Giro, che ha sofferto molto della perdita di attenzione. Non e' impensabile che un domani corse ben finanziate in Medio o lontano Oriente, oppure Sud America possano 'attaccare' il periodo di corse di Giro o Vuelta. Un conto e' essere il secondo o terzo giro piu' ambito dagli scalatori, un conto il piu' originale ed ambito da ciclisti chiamiamoli completi. Regnare in inferno paga piu' che servire in Paradiso. Pero' mi pare si discutesse proprio di quanto sia diventato determinante il peso. Che ovviamente lo e' di piu' rispetto al passato. Basta leggere i vincitori del Tour degli anni '80 e '90. Questo e' uno dei fattori che spinge verso l'essere scheletrici. [/QUOTE]
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