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Marc Madiot: "Stiamo trasformando i corridori in robot"
Testo
<blockquote data-quote="Giomas" data-source="post: 6894663" data-attributes="member: 63046"><p>So di scrivere ovvietà, ma a me piacciono le salite e soprattutto i corridori che hanno la forza (e il coraggio) di scattare in salita (comprese le celeberrime "frullate" di Froome, che tuttavia non mi è mai piaciuto, ma è una mia questione di pelle e di un mio "peccato" di nazionalismo).</p><p>Tuttavia ho grande nostalgia delle lunghe crono degli anni 80/90 e tutt'ora, seppur accorciate e quindi meno decisive, sono il tipo di gara che mi appassiona maggiormente (da vedere comodamente seduti sul divano) e che considero l'apoteosi del ciclismo, in quanto sfida dell'uomo solo contro sé stesso, di norma senza riferimenti (con poche eccezioni, come il mostruoso Indurain che a Milano superò Chiappucci). E in questi tempi di ciclismo "teoricamente" senza pubblico gli organizzatori dovrebbero rivalutare l'importanza e la suggestione delle crono.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Giomas, post: 6894663, member: 63046"] So di scrivere ovvietà, ma a me piacciono le salite e soprattutto i corridori che hanno la forza (e il coraggio) di scattare in salita (comprese le celeberrime "frullate" di Froome, che tuttavia non mi è mai piaciuto, ma è una mia questione di pelle e di un mio "peccato" di nazionalismo). Tuttavia ho grande nostalgia delle lunghe crono degli anni 80/90 e tutt'ora, seppur accorciate e quindi meno decisive, sono il tipo di gara che mi appassiona maggiormente (da vedere comodamente seduti sul divano) e che considero l'apoteosi del ciclismo, in quanto sfida dell'uomo solo contro sé stesso, di norma senza riferimenti (con poche eccezioni, come il mostruoso Indurain che a Milano superò Chiappucci). E in questi tempi di ciclismo "teoricamente" senza pubblico gli organizzatori dovrebbero rivalutare l'importanza e la suggestione delle crono. [/QUOTE]
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