Per ragionare così, bisognerebbe che ognuno sapesse lucidamente analizzare il proprio livello in rapporto a quello di altri (che però presuppone conoscere i valori altrui) e valutare i propri eventuali limiti. Cosa non facile e non scontata, specie se, ed è comprensibile, si ritiene di poter colmare con l'allenamento (maggiore o migliore) lo stile di vita (alimentazione ecc.), la perseveranza e l'applicazione, o la normale evoluzione fisica, quelli che apparentemente sono dei limiti. Limiti che a priori non sempre sono insormontabili come sembrano. Alcuni corridori esplodono molto presto e crollano anche presto, altri invece maturano dopo e hanno magari una carriera più longeva. E poi c'è ovviamente il fattore doping, ovvero colmare il gap con gli altri dopandosi di più e meglio, magari nella convinzione che anche gli altri già lo fanno, cosa che come sappiamo non è sbagliata al 100% e sicuramente non lo è stata in passato.
I campioni in teoria si riconoscono. I buoni gregari già possono essere frutto di dedizione e sacrificio, più che di talento cristallino (che non hanno sennò sarebbero campioni).
Ma se hai bisogno di soldi e sponsor, magari ne prendi di più e più facilmente se fai parte di una
elite che non di serie inferiori.