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Testo
<blockquote data-quote="stef" data-source="post: 507496" data-attributes="member: 2502"><p>Le bici da pista hanno qualche differenza nelle geometrie ed in alcuni particolari costruttivi. La prima cosa che balza all'occhio è che forcella ed archetto posteriore sono sprovvisti del foro per il montaggio dei freni, così come non esistono passacavi per le guaine. Inoltre, la necessità di tendere la catena, impone l'adozione di forcellini posteriori che consentano di bloccare la ruota più o meno avanti, in modo tale da avere sempre la catena ben tesa. Il bloccaggio delle ruote, per motivi di sicurezza, non avviene per mezzo degli sganci rapidi ma tramite dadi e perni filettati sovradimensionati. Tutti i componenti sono sovradimenionati e progettati per resistere a sollecitazioni disumane. Anche la trasmissione è sovradimensionata, infatti normalmente si usano catene ed ingranaggi con passo e denti più grossi rispetto alla strada (una catena da pista non ingrana su guarnitura e pignoni da pista e viceversa).</p><p>Il peso conta ben poco, ed i costruttori di telai e componenti privilegiano rigidità e robustezza alla leggerezza.</p><p>Questo come criterio generale.</p><p>Poi, a seconda della disciplina, esistono altre differenze.</p><p>Comunque, dal punto di vista telaistico, normalmente le bici da pista hanno il piantone e l'angolo sterzo molto più verticali (per renderle più reattive), e la scatola movimento posta più in alto. Questo tra l'altro fa si che nelle paraboliche prese a bassa velocità il rischio di toccare il pedale esterno sulla pista sia praticamente nullo. Con una bici da strada se si fa lo stupido e si sale alla balaustra a bassa velocità come fanno i pistard per preparare lo sprint, si rischia di cadere giù come una pera cotta.</p><p>Inoltre (soprattutto nelle discipline in cui è importante lo sprint) si usano pedivelle più corte rispetto alla strada, per privilegiare lo spunto.</p><p>Le frequenze di pedalata, soprattutto per gli atleti di alto livello, sono spaventosamente alte. Questo perchè avere un rapporto corto favorisce sia lo spunto nelle specialità di sprint, sia la partenza nelle specialità contro il tempo. Ovviamente occorre riuscire a sviluppare elevate velocità, e quindi occorre frullare a elevatissimi regimi.</p><p>Uno stradista/inseguitore di altissimo livello come Bradley McGee riesce ad arrivare a 200 rpm. Girare a 200 rpm non è così difficile: lo è invece sviluppare elevatissime potenze a quella frequenza. Cioè con un buon allenamento specfico, ma dietro motore, ci si può anche avvicinare. Ma spingere forte è un'altra cosa.</p><p>Da notare che posizione e tecnica di pedalata nella pista NON SONO quelli corrispondenti al massimo rendimento (sia aerodinamico che energetico), ma quelli corrispondenti alla massima erogazione di potenza.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="stef, post: 507496, member: 2502"] Le bici da pista hanno qualche differenza nelle geometrie ed in alcuni particolari costruttivi. La prima cosa che balza all'occhio è che forcella ed archetto posteriore sono sprovvisti del foro per il montaggio dei freni, così come non esistono passacavi per le guaine. Inoltre, la necessità di tendere la catena, impone l'adozione di forcellini posteriori che consentano di bloccare la ruota più o meno avanti, in modo tale da avere sempre la catena ben tesa. Il bloccaggio delle ruote, per motivi di sicurezza, non avviene per mezzo degli sganci rapidi ma tramite dadi e perni filettati sovradimensionati. Tutti i componenti sono sovradimenionati e progettati per resistere a sollecitazioni disumane. Anche la trasmissione è sovradimensionata, infatti normalmente si usano catene ed ingranaggi con passo e denti più grossi rispetto alla strada (una catena da pista non ingrana su guarnitura e pignoni da pista e viceversa). Il peso conta ben poco, ed i costruttori di telai e componenti privilegiano rigidità e robustezza alla leggerezza. Questo come criterio generale. Poi, a seconda della disciplina, esistono altre differenze. Comunque, dal punto di vista telaistico, normalmente le bici da pista hanno il piantone e l'angolo sterzo molto più verticali (per renderle più reattive), e la scatola movimento posta più in alto. Questo tra l'altro fa si che nelle paraboliche prese a bassa velocità il rischio di toccare il pedale esterno sulla pista sia praticamente nullo. Con una bici da strada se si fa lo stupido e si sale alla balaustra a bassa velocità come fanno i pistard per preparare lo sprint, si rischia di cadere giù come una pera cotta. Inoltre (soprattutto nelle discipline in cui è importante lo sprint) si usano pedivelle più corte rispetto alla strada, per privilegiare lo spunto. Le frequenze di pedalata, soprattutto per gli atleti di alto livello, sono spaventosamente alte. Questo perchè avere un rapporto corto favorisce sia lo spunto nelle specialità di sprint, sia la partenza nelle specialità contro il tempo. Ovviamente occorre riuscire a sviluppare elevate velocità, e quindi occorre frullare a elevatissimi regimi. Uno stradista/inseguitore di altissimo livello come Bradley McGee riesce ad arrivare a 200 rpm. Girare a 200 rpm non è così difficile: lo è invece sviluppare elevatissime potenze a quella frequenza. Cioè con un buon allenamento specfico, ma dietro motore, ci si può anche avvicinare. Ma spingere forte è un'altra cosa. Da notare che posizione e tecnica di pedalata nella pista NON SONO quelli corrispondenti al massimo rendimento (sia aerodinamico che energetico), ma quelli corrispondenti alla massima erogazione di potenza. [/QUOTE]
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