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Michael Rasmussen ed "il fardello"
Testo
<blockquote data-quote="CONTERALLY" data-source="post: 4024317" data-attributes="member: 41803"><p>Dico che un atleta professionista non può essere privo di scienza e coscienza al punto di non riconoscere l'inopportunità del doping rispetto alla disciplina che pratica fino a non poter rientrare in un'etica corretta, come capita in tutti gli sport. Cadere nel doping è un fatto che dipende da molti fattori di cui la volontà dell'atleta è una percentuale variabile che cambia in base allo stato degli altri fattori, nessuno escluso. Risalire in sella o smettere di caderci autonomamente o al cambiare di alcune condizioni dell'ambiente non è difficile al punto da ritenerlo utopico. E' una specie di falsa partenza, non è che sia molto facile ripeterla sistematicamente. E' sicuramente il team ad avere la maggiore responsabilità rispetto al doping, il quale conoscendo e seguendo con personale medico specializzato gli atleti ha le condizioni per deciderlo sul campo di gara.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="CONTERALLY, post: 4024317, member: 41803"] Dico che un atleta professionista non può essere privo di scienza e coscienza al punto di non riconoscere l'inopportunità del doping rispetto alla disciplina che pratica fino a non poter rientrare in un'etica corretta, come capita in tutti gli sport. Cadere nel doping è un fatto che dipende da molti fattori di cui la volontà dell'atleta è una percentuale variabile che cambia in base allo stato degli altri fattori, nessuno escluso. Risalire in sella o smettere di caderci autonomamente o al cambiare di alcune condizioni dell'ambiente non è difficile al punto da ritenerlo utopico. E' una specie di falsa partenza, non è che sia molto facile ripeterla sistematicamente. E' sicuramente il team ad avere la maggiore responsabilità rispetto al doping, il quale conoscendo e seguendo con personale medico specializzato gli atleti ha le condizioni per deciderlo sul campo di gara. [/QUOTE]
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