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Nils Eekhoff vuole fare ricorso
Testo
<blockquote data-quote="bianco222" data-source="post: 6519475" data-attributes="member: 57852"><p>Oggi ci sono strumenti per identificare tali comportamenti in corsa. Si mette un GPS su ogni bici collegato in tempo reale ad un computer con un giudice. Un software (nemmeno troppo complesso) analizza la velocità in base al terreno (per esempio se vai a 60 km/h in pianura o a 40 km/h in salita) e segnala al giudice eventuali velocità sospette. In base a quello il giudice può verificare e, eventualmente, squalificare. Se il problema sono le scie delle ammiraglie basta poi aggiungere una telecamera posteriore accessibile anche quella al giudice di cui sopra. Non mi sembra che servano investimenti milionari e si otterrebbe un sistema più "equo". </p><p>Per quanto riguarda poi l'argomento del "ma era a 120 km dall'arrivo". Ovvio che a 120 km dall'arrivo il gruppo non va a tutto e lui sarebbe potuto rientrare comunque, ma avrebbe fatto più fatica e la squadra si sarebbe dovuta giocare le preziose energie di un paio di gregari e questo poteva poi fare la differenza nel finale. Se si tolgono le cadute e le fortaure dall'equazione "corsa in bici" si snatura la natura stessa del ciclismo. Fanno parte del gioco e come tali vanno considerate.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="bianco222, post: 6519475, member: 57852"] Oggi ci sono strumenti per identificare tali comportamenti in corsa. Si mette un GPS su ogni bici collegato in tempo reale ad un computer con un giudice. Un software (nemmeno troppo complesso) analizza la velocità in base al terreno (per esempio se vai a 60 km/h in pianura o a 40 km/h in salita) e segnala al giudice eventuali velocità sospette. In base a quello il giudice può verificare e, eventualmente, squalificare. Se il problema sono le scie delle ammiraglie basta poi aggiungere una telecamera posteriore accessibile anche quella al giudice di cui sopra. Non mi sembra che servano investimenti milionari e si otterrebbe un sistema più "equo". Per quanto riguarda poi l'argomento del "ma era a 120 km dall'arrivo". Ovvio che a 120 km dall'arrivo il gruppo non va a tutto e lui sarebbe potuto rientrare comunque, ma avrebbe fatto più fatica e la squadra si sarebbe dovuta giocare le preziose energie di un paio di gregari e questo poteva poi fare la differenza nel finale. Se si tolgono le cadute e le fortaure dall'equazione "corsa in bici" si snatura la natura stessa del ciclismo. Fanno parte del gioco e come tali vanno considerate. [/QUOTE]
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