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Patrick Plaine
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<blockquote data-quote="CONTERALLY" data-source="post: 3996705" data-attributes="member: 41803"><p>Una storia difficile che forse simboleggia anche uno dei volti attuali del ciclismo, come situazione di criticità cronica della mobilità. Anche in questa zona i pendolari delle due ruote hanno fatto fatica a ripetere l'inno alla speranza, in una resa dei conti anche incoscente sui pro e contro di interferire con il traffico normale. La tensione politica è estremamente contraddittoria, poiché, da un lato, la bicicletta è indicata come salvezza ecologica e con i blocchi da inquinamento ed i conflitti petroliferi lo è, dall'altro i rischi preistorici che fa correre passando sulle arterie aperte al traffico sono spesso irragionevoli. Capisco che in qualche modo il corpo della tradizione ciclistica si sia convertita a riconoscere che spesso in bicicletta non si può andare, ma dall'altro dobbiamo trovare una qualità della circolazione che non ci privi del suo potenziale, e che molti movimenti moderni, che potremmo distinguere cronolgicamente e tutti insieme, off road incluso, nei fenomeni vintage e fixed, hanno compiuto e stanno compiendo e contro i quali, alley cats alla mano, c'è da pensarci. Io credo di aver fatto la mia parte lavorando ed approfondendo la questione ciclismo dal maggior numero di punti di osservazione e restando il primo a far chiarezza sul rischio poco serio che si corre se si mette un veicolo a pedali su una strada extraurbana dove passano autoarticolati costretti spesso a superare la linea di mezzeria per potervi transitare con i minimi margini di sicurezza. Dopo un pò più di esperienza considero che la transizione tra vecchio e nuovo ciclismo sta avvenendo con proporzioni notevoli, nonostante siano ancora molti i colli di bottiglia, sia nella legge che nelle piste ciclabili. Mi auguro che anche qui, il filone 900, lasci strada alla new wave foriera di ordini meno utopici e qualunquisti. La tragica fine di Patrick Plaine, che conosciamo da questo articolo, può essere l'estremo passaggio di testimone tra passato e futuro. Ringraziando, anche in quest'uomo, martire della strada, l'esperienza ed il lavoro svolto nel secolo scorso, gettiamo le fondamenta per una circolazione meno pericolosa e più serena.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="CONTERALLY, post: 3996705, member: 41803"] Una storia difficile che forse simboleggia anche uno dei volti attuali del ciclismo, come situazione di criticità cronica della mobilità. Anche in questa zona i pendolari delle due ruote hanno fatto fatica a ripetere l'inno alla speranza, in una resa dei conti anche incoscente sui pro e contro di interferire con il traffico normale. La tensione politica è estremamente contraddittoria, poiché, da un lato, la bicicletta è indicata come salvezza ecologica e con i blocchi da inquinamento ed i conflitti petroliferi lo è, dall'altro i rischi preistorici che fa correre passando sulle arterie aperte al traffico sono spesso irragionevoli. Capisco che in qualche modo il corpo della tradizione ciclistica si sia convertita a riconoscere che spesso in bicicletta non si può andare, ma dall'altro dobbiamo trovare una qualità della circolazione che non ci privi del suo potenziale, e che molti movimenti moderni, che potremmo distinguere cronolgicamente e tutti insieme, off road incluso, nei fenomeni vintage e fixed, hanno compiuto e stanno compiendo e contro i quali, alley cats alla mano, c'è da pensarci. Io credo di aver fatto la mia parte lavorando ed approfondendo la questione ciclismo dal maggior numero di punti di osservazione e restando il primo a far chiarezza sul rischio poco serio che si corre se si mette un veicolo a pedali su una strada extraurbana dove passano autoarticolati costretti spesso a superare la linea di mezzeria per potervi transitare con i minimi margini di sicurezza. Dopo un pò più di esperienza considero che la transizione tra vecchio e nuovo ciclismo sta avvenendo con proporzioni notevoli, nonostante siano ancora molti i colli di bottiglia, sia nella legge che nelle piste ciclabili. Mi auguro che anche qui, il filone 900, lasci strada alla new wave foriera di ordini meno utopici e qualunquisti. La tragica fine di Patrick Plaine, che conosciamo da questo articolo, può essere l'estremo passaggio di testimone tra passato e futuro. Ringraziando, anche in quest'uomo, martire della strada, l'esperienza ed il lavoro svolto nel secolo scorso, gettiamo le fondamenta per una circolazione meno pericolosa e più serena. [/QUOTE]
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