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Pazzesco, c'é da pianger o da ridere???
Testo
<blockquote data-quote="lentoluca" data-source="post: 3702463" data-attributes="member: 5042"><p>Sportivamente parlando quelle anglosassoni e la nostra sono filosofie differenti. parlo di sport in generale.</p><p>Loro fanno scouting e investono già a partire dalla scuola, forse poco per il ciclismo ma molto negli sport che ionteressano, noi lasciamo tutto alle società private ed il risultato è che in genere fai lo sport che vuole mamma e papà. Già qui scoprire il campione di ciclismo (o di atletica o di tiro con l'arco io di tennis) se il papi ha deciso che dovrai essere un nuovo Borg o una nuova Wiliams (non so se sono scritti giusti i cognomi, non ho voglia di controllare su google) e ti indirizza al circolo del tennis, diventa difficile.</p><p>E' il motivo per cui in alcuni sport ci sono molti figli di campioni (la Cagnotto se nasceva in una famiglia di ragionieri, probabilmente andava in centro città a fare shopping con le amiche, non di certo in piscina a tuffarsi). Poi ovviamente tutto sta alla bravura degli allenatori, ci sono quelli che pensano al loro interesse eci sono quelli che fanno con scrupolo il loro lavoro per sviluppare un eventuale futuro campione: mi ricordo un commento di un allenatore di atletica riferito ad un Allievo - circa 16 anni - che era nei primi cinque in Italia nella sua specialità, che suonava più o meno così: volendo potrei anche farlo lottare per il primo posto, lo stresso di più con gli allenamenti lo porto al top, ma lui fra due anni smette; se tengo dei ritmi più bassi lo faccio crescere e cerco di ottenere un atleta. Il ragazzo poi ha comunque smesso però chi lo gestiva ha provato a tirarci fuori qualcosa anche a scapito di un suo tornaconto personale (dove vivo ora mi portarono un esempio che è diametralmente opposto: un allenatore famoso per essere stato l'allenatore di un fortissimo atleta degli anni 80-90, caricando i ragazzini faceva loro passare la voglia di fgare qualsiasi cosa). Quanti ciclisti juniores vincenti si sono visti nell'ultimo quarto di secolo che poi arrivati a fare i Dilettanti o i Professionisti si sono persi? L'atleta va seguito, curato e fatto crescere, questo in teoria lo stato (scuola o comitato olimpico che sia) lo può far meglio, se si lascia tutto in mano al privato non è detto che questo avvenga, negli usa, nonostante siano la patria del liberismo e del commercio, gli atleti fino all'università in molti sport sono appunto seguiti dalla strutture pubbliche (per quanto l'organizzazione del loro college possa ritenersi struttura pubblica, in effetti sono qualcosa di diverso)...ma ormai per noi è tardi ed è un 'pour parlez'.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="lentoluca, post: 3702463, member: 5042"] Sportivamente parlando quelle anglosassoni e la nostra sono filosofie differenti. parlo di sport in generale. Loro fanno scouting e investono già a partire dalla scuola, forse poco per il ciclismo ma molto negli sport che ionteressano, noi lasciamo tutto alle società private ed il risultato è che in genere fai lo sport che vuole mamma e papà. Già qui scoprire il campione di ciclismo (o di atletica o di tiro con l'arco io di tennis) se il papi ha deciso che dovrai essere un nuovo Borg o una nuova Wiliams (non so se sono scritti giusti i cognomi, non ho voglia di controllare su google) e ti indirizza al circolo del tennis, diventa difficile. E' il motivo per cui in alcuni sport ci sono molti figli di campioni (la Cagnotto se nasceva in una famiglia di ragionieri, probabilmente andava in centro città a fare shopping con le amiche, non di certo in piscina a tuffarsi). Poi ovviamente tutto sta alla bravura degli allenatori, ci sono quelli che pensano al loro interesse eci sono quelli che fanno con scrupolo il loro lavoro per sviluppare un eventuale futuro campione: mi ricordo un commento di un allenatore di atletica riferito ad un Allievo - circa 16 anni - che era nei primi cinque in Italia nella sua specialità, che suonava più o meno così: volendo potrei anche farlo lottare per il primo posto, lo stresso di più con gli allenamenti lo porto al top, ma lui fra due anni smette; se tengo dei ritmi più bassi lo faccio crescere e cerco di ottenere un atleta. Il ragazzo poi ha comunque smesso però chi lo gestiva ha provato a tirarci fuori qualcosa anche a scapito di un suo tornaconto personale (dove vivo ora mi portarono un esempio che è diametralmente opposto: un allenatore famoso per essere stato l'allenatore di un fortissimo atleta degli anni 80-90, caricando i ragazzini faceva loro passare la voglia di fgare qualsiasi cosa). Quanti ciclisti juniores vincenti si sono visti nell'ultimo quarto di secolo che poi arrivati a fare i Dilettanti o i Professionisti si sono persi? L'atleta va seguito, curato e fatto crescere, questo in teoria lo stato (scuola o comitato olimpico che sia) lo può far meglio, se si lascia tutto in mano al privato non è detto che questo avvenga, negli usa, nonostante siano la patria del liberismo e del commercio, gli atleti fino all'università in molti sport sono appunto seguiti dalla strutture pubbliche (per quanto l'organizzazione del loro college possa ritenersi struttura pubblica, in effetti sono qualcosa di diverso)...ma ormai per noi è tardi ed è un 'pour parlez'. [/QUOTE]
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