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Successo anche a me... negli anni '80/90 si parlava del dilemma 'make or buy', oggi il dibattito sembrerebbe superato con l'affermazione scontata del 'buy' di tutti quei servizi e competenze non appartenenti al core business aziendale, e di cui puoi variabilizzare il costo in funzione delle tue necessità del momento.

 Ma ancora qualche anno fa mi è capitato di discutere col mio allora capo (nonché azionista) sull'esternalizzazione di un'attività che sì, ci sarebbe costata un pochino di più, ma sarebbe stata gestita con livelli di qualità, efficienza e flessibilità enormemente maggiori (e con una miglior soddisfazione dei clienti).

Lui era contrario, guardando solo il lato costi, ma fortunatamente riuscii a convincerlo, ed il maggior costo ci venne poi abbondantemente ripagato dal poter cogliere in questo modo un'opportunità commerciale che non avremmo potuto gestire con le risorse interne che avevamo prima.

Ma purtroppo la mentalità del 'faso tuto mi' o 'il partner ci guadagna di più di quanto ci guadagni io, e quindi non faccio partnership' è ancora molto diffusa nelle aziende italiane.


La frase che ho evidenziato in neretto è forse un po' cruda, ma spesso vera: inoltre, personaggi del genere tendono a circondarsi di yesman inclini a mostrargli non la vera realtà delle cose, ma solo ciò che a loro piace vedere ("noi siamo i più bravi, ma il mercato non ci capisce...").