5 Agosto 2017, un caldo pazzesco.
Mentre penso a pianificare qualche giro importante sui colli della mia zona mi rendo conto che ho pedalato un po' meno dell'anno prima e non vado altrettanto bene, tuttavia ho imparato a gestire meglio i giri lunghi ed il dislivello grazie ad un pizzico di esperienza in più.
Decido allora, di punto in bianco, di tentare il giro che ho sempre voluto fare ma che ho sempre rimandato per timore di non farcela: un anello che includa il Colle dell'Agnello, il Col d'Izoard, il Colle del Monginevro e il Colle del Sestriere.
Detta così sembrano "solo" quattro salite una in fila all'altra, il problema è che per chiudere l'anello partendo e arrivando a casa il menu prevede 253km e poco più di 5000 metri di dislivello, fatti in solitaria e senza esperienza su queste "cifre" non sono pochi.
Decido di partire nel cuore della notte per evitare il rischio di arrivare a casa dopo il tramonto. Mi riposo per quanto possibile e alle 2 e 30 del mattino accendo i fari e parto da Bagnolo, l'ultimo paese della provincia di Cuneo prima di entrare in provincia di Torino. I primi km vanno via facili, incrocio alcuni carabinieri fermi ad un posto di blocco che mi guardano esterefatti ed arrivo subito a Saluzzo. Nonostante sia notte l'aria è caldissima, appena imbocco però la Valle Varaita sento una leggera brezza fresca che, pur essendo contraria, porta gran sollievo.
Proseguo nel buio e nel silenzio più assoluto superando uno dopo l'altro tutti i paesi della valle, sempre pedalando con calma perchè l'Agnello è un mostro che ti cucina a fuoco lento per 50km e poi ti dà la mazzata negli ultimi 9km e mezzo con una media sul 10% da superare tra quota 1800m di Chianale e i 2741m del Colle.
Arrivo alla diga di Pontechianale che sta albeggiando, approccio i primi km della salita nel silenzio più assoluto e surreale, il Sole che tinge di rosso le vette intorno a me. Mentre salgo benedico il 34/32 e a due km dal colle vengo superato da un paio di altri ciclisti in versione più "corsaiola" rispetto al sottoscritto, non c'è altro segno di presenza umana.
In cima il panorama è fantastico, come tutte le volte che ci si arriva. Mangio un boccone, mi vesto e penso: "Dai che la salita più difficile di oggi è andata".
Mi fiondo nella bellissima discesa su una strada sinuosa che scorre veloce nell'ampio e dolce versante francese, totalmente in contrapposizione all'arcigno e difficile versante italiano. In breve raggiungo il fondovalle dove pochissimi chilometri di falsopiano mi portano al bivio per l'Izoard.
Il Sole comincia a scaldare parecchio. I primi km dell'Izoard alternano tratti impegnativi ad altri più semplici e li faccio con calma perchè conosco bene questa salita che non sembra troppo difficile ma che viene resa durissima dal caldo asfissiante.
Approfitto della fontana ad Arvieux per prendere dell'acqua fresca e riparto; il rettilineo per uscire da Brunissard è un calvario: circa 1km di stradone largo senza un minimo accenno di curva con una pendenza media del 10% e senza un filo di ombra, ci sono più di 30 gradi, ho la sensazione di sciogliermi sull'asfalto.
Tengo duro sapendo che più avanti troverò un po' di ombra ma questa non mi offre grande conforto, fa sempre più caldo man mano che il tempo passa.
Conosco però molto bene quel che mi aspetta e stringo i denti perchè una volta in cima all'Izoard il grosso del dislivello sarà fatto. Riprendo un po' di fiato passando per la Caisse Deserte, una visione sempre spettacolare, e gestisco come posso gli ultimi 2 impegnativi km verso la vetta.
La discesa verso Briancon scorre velocissima, chi ha il coraggio di mollare di brutto i freni e tirare i curvoni al massimo può toccare cifre da capogiro, io scendo con più calma per riprendere un po' le forze.
Chi è passato in bici da Briancon sà che c'è un pezzo di strada tremendo da fare quando sei stanco e devi rientrare verso il Monginevro, è quello che ti permette di oltrepassare la cittadina ed entrare sulla statale che porta in Italia. Non ho voglia però di allungare ancora un po' per prendere la strada più lunga e meno ripida che oltrepassa la città, tiro dritto sul rettilineo che porta fino alle mura della città vecchia.
Ottocento metri al 13% tutti rettilinei e senza un millimetro di asfalto all'ombra, mi metto il cuore in pace e con il 34/32 arrivo in fondo senza troppi problemi.
Tiro un po' il fiato fino al bivio per il Monginevro e anche qui rimetto il rapportino per salvare la gamba e andare con calma visto che la salita, seppur facile, è tutta al sole ed io sto ormai pedalando da moltissime ore. Con le gambe e con la testa anche il Monginevro passa indenne, scendo quindi su Cesana determinato ad affrontare il Sestriere, l'ultima salita di giornata.
A Cesana mi fermo per bagnare un po' testa, mani e piedi nell'acqua fresca di una fontana e ne approfitto per mangiare un piccolo gelato visto il caldo incredibile anche in montagna.
Appena riparto per Sestriere mi rendo conto di aver fatto un grosso errore nel mangiare quel gelato, le gambe sono di legno e non vado avanti. La strada principale per il Sestriere per fortuna mi offre qualche tratto di riposo specie nella seconda parte e, con estrema fatica, riesco a raggiungere i 2040 metri del Colle.
A Sestriere altra rinfrescata nella fontana e via di nuovo in discesa. Ormai il più è fatto, i 5000 metri di dislivello sono passati e sotto le ruote ci sono 180km. Ne mancano circa 70 fino a casa, il problema è che solo i primi 8/9km scendono per davvero e poi se vuoi andare devi comunque pedalare.
Ora il gelato di prima sembra avere i suoi effetti positivi, dopo Pragelato riesco a pedalare bene nella leggera discesa che mi porta fino a Perosa, decido quindi di evitare il passaggio in Pinerolo tagliando per San Secondo, una strada che molti locals percorrono per evitare la statale.
Forse è questo il secondo ed ultimo errore del giro, lo strappetto per entrare in San Secondo (roba da ridere, a occhio 300 metri all'8%) prosciuga definitivamente il mio serbatoio. La strada in leggera discesa per Bricherasio mi tiene a galla ma appena imboccata la ciclabile verso Bagnolo mi rendo conto di essere alla frutta, però mancano solo 10km e ce la posso fare.
Sto pedalando da quasi 13 ore (tempo effettivo) ma adesso procedo dando 3 pedalate in piedi e rifiatando per qualche secondo, poi di nuovo tre pedalate e rifiato qualche metro....continuo così, ormai sfinito e senza più un briciolo di energia, fino a casa.
Appena scendo dalla bici penso che non rifarò mai più una cosa del genere, poco dopo però comincio a credere che in fondo non sia andata poi così male, in fondo ho pedalato 253km e 5045 metri di dislivello sempre col vento in faccia e sono comunque arrivato a casa intero.
Oggi, quasi un anno dopo, mi piacerebbe riprovare un giro del genere ma varie circostanze mi hanno impedito di allenarmi a sufficienza e mi trovo costretto a ripartire da un livello più basso. Eppure sto già pensando a quanto potrebbe essere epico tagliare il Sestriere per sostituirlo con il Finestre, magari partendo da Saluzzo e arrivando a Pinerolo.
Chissà, magari prima o poi ci provo.
Mentre penso a pianificare qualche giro importante sui colli della mia zona mi rendo conto che ho pedalato un po' meno dell'anno prima e non vado altrettanto bene, tuttavia ho imparato a gestire meglio i giri lunghi ed il dislivello grazie ad un pizzico di esperienza in più.
Decido allora, di punto in bianco, di tentare il giro che ho sempre voluto fare ma che ho sempre rimandato per timore di non farcela: un anello che includa il Colle dell'Agnello, il Col d'Izoard, il Colle del Monginevro e il Colle del Sestriere.
Detta così sembrano "solo" quattro salite una in fila all'altra, il problema è che per chiudere l'anello partendo e arrivando a casa il menu prevede 253km e poco più di 5000 metri di dislivello, fatti in solitaria e senza esperienza su queste "cifre" non sono pochi.
Decido di partire nel cuore della notte per evitare il rischio di arrivare a casa dopo il tramonto. Mi riposo per quanto possibile e alle 2 e 30 del mattino accendo i fari e parto da Bagnolo, l'ultimo paese della provincia di Cuneo prima di entrare in provincia di Torino. I primi km vanno via facili, incrocio alcuni carabinieri fermi ad un posto di blocco che mi guardano esterefatti ed arrivo subito a Saluzzo. Nonostante sia notte l'aria è caldissima, appena imbocco però la Valle Varaita sento una leggera brezza fresca che, pur essendo contraria, porta gran sollievo.
Proseguo nel buio e nel silenzio più assoluto superando uno dopo l'altro tutti i paesi della valle, sempre pedalando con calma perchè l'Agnello è un mostro che ti cucina a fuoco lento per 50km e poi ti dà la mazzata negli ultimi 9km e mezzo con una media sul 10% da superare tra quota 1800m di Chianale e i 2741m del Colle.
Arrivo alla diga di Pontechianale che sta albeggiando, approccio i primi km della salita nel silenzio più assoluto e surreale, il Sole che tinge di rosso le vette intorno a me. Mentre salgo benedico il 34/32 e a due km dal colle vengo superato da un paio di altri ciclisti in versione più "corsaiola" rispetto al sottoscritto, non c'è altro segno di presenza umana.
In cima il panorama è fantastico, come tutte le volte che ci si arriva. Mangio un boccone, mi vesto e penso: "Dai che la salita più difficile di oggi è andata".
Mi fiondo nella bellissima discesa su una strada sinuosa che scorre veloce nell'ampio e dolce versante francese, totalmente in contrapposizione all'arcigno e difficile versante italiano. In breve raggiungo il fondovalle dove pochissimi chilometri di falsopiano mi portano al bivio per l'Izoard.
Il Sole comincia a scaldare parecchio. I primi km dell'Izoard alternano tratti impegnativi ad altri più semplici e li faccio con calma perchè conosco bene questa salita che non sembra troppo difficile ma che viene resa durissima dal caldo asfissiante.
Approfitto della fontana ad Arvieux per prendere dell'acqua fresca e riparto; il rettilineo per uscire da Brunissard è un calvario: circa 1km di stradone largo senza un minimo accenno di curva con una pendenza media del 10% e senza un filo di ombra, ci sono più di 30 gradi, ho la sensazione di sciogliermi sull'asfalto.
Tengo duro sapendo che più avanti troverò un po' di ombra ma questa non mi offre grande conforto, fa sempre più caldo man mano che il tempo passa.
Conosco però molto bene quel che mi aspetta e stringo i denti perchè una volta in cima all'Izoard il grosso del dislivello sarà fatto. Riprendo un po' di fiato passando per la Caisse Deserte, una visione sempre spettacolare, e gestisco come posso gli ultimi 2 impegnativi km verso la vetta.
La discesa verso Briancon scorre velocissima, chi ha il coraggio di mollare di brutto i freni e tirare i curvoni al massimo può toccare cifre da capogiro, io scendo con più calma per riprendere un po' le forze.
Chi è passato in bici da Briancon sà che c'è un pezzo di strada tremendo da fare quando sei stanco e devi rientrare verso il Monginevro, è quello che ti permette di oltrepassare la cittadina ed entrare sulla statale che porta in Italia. Non ho voglia però di allungare ancora un po' per prendere la strada più lunga e meno ripida che oltrepassa la città, tiro dritto sul rettilineo che porta fino alle mura della città vecchia.
Ottocento metri al 13% tutti rettilinei e senza un millimetro di asfalto all'ombra, mi metto il cuore in pace e con il 34/32 arrivo in fondo senza troppi problemi.
Tiro un po' il fiato fino al bivio per il Monginevro e anche qui rimetto il rapportino per salvare la gamba e andare con calma visto che la salita, seppur facile, è tutta al sole ed io sto ormai pedalando da moltissime ore. Con le gambe e con la testa anche il Monginevro passa indenne, scendo quindi su Cesana determinato ad affrontare il Sestriere, l'ultima salita di giornata.
A Cesana mi fermo per bagnare un po' testa, mani e piedi nell'acqua fresca di una fontana e ne approfitto per mangiare un piccolo gelato visto il caldo incredibile anche in montagna.
Appena riparto per Sestriere mi rendo conto di aver fatto un grosso errore nel mangiare quel gelato, le gambe sono di legno e non vado avanti. La strada principale per il Sestriere per fortuna mi offre qualche tratto di riposo specie nella seconda parte e, con estrema fatica, riesco a raggiungere i 2040 metri del Colle.
A Sestriere altra rinfrescata nella fontana e via di nuovo in discesa. Ormai il più è fatto, i 5000 metri di dislivello sono passati e sotto le ruote ci sono 180km. Ne mancano circa 70 fino a casa, il problema è che solo i primi 8/9km scendono per davvero e poi se vuoi andare devi comunque pedalare.
Ora il gelato di prima sembra avere i suoi effetti positivi, dopo Pragelato riesco a pedalare bene nella leggera discesa che mi porta fino a Perosa, decido quindi di evitare il passaggio in Pinerolo tagliando per San Secondo, una strada che molti locals percorrono per evitare la statale.
Forse è questo il secondo ed ultimo errore del giro, lo strappetto per entrare in San Secondo (roba da ridere, a occhio 300 metri all'8%) prosciuga definitivamente il mio serbatoio. La strada in leggera discesa per Bricherasio mi tiene a galla ma appena imboccata la ciclabile verso Bagnolo mi rendo conto di essere alla frutta, però mancano solo 10km e ce la posso fare.
Sto pedalando da quasi 13 ore (tempo effettivo) ma adesso procedo dando 3 pedalate in piedi e rifiatando per qualche secondo, poi di nuovo tre pedalate e rifiato qualche metro....continuo così, ormai sfinito e senza più un briciolo di energia, fino a casa.
Appena scendo dalla bici penso che non rifarò mai più una cosa del genere, poco dopo però comincio a credere che in fondo non sia andata poi così male, in fondo ho pedalato 253km e 5045 metri di dislivello sempre col vento in faccia e sono comunque arrivato a casa intero.
Oggi, quasi un anno dopo, mi piacerebbe riprovare un giro del genere ma varie circostanze mi hanno impedito di allenarmi a sufficienza e mi trovo costretto a ripartire da un livello più basso. Eppure sto già pensando a quanto potrebbe essere epico tagliare il Sestriere per sostituirlo con il Finestre, magari partendo da Saluzzo e arrivando a Pinerolo.
Chissà, magari prima o poi ci provo.
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