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Metodologie di allenamento
PRIMA SALITA
Testo
<blockquote data-quote="New" data-source="post: 449706" data-attributes="member: 1852"><p>questo tanto per completare l'argomento:</p><p></p><p><strong>La distrazione</strong></p><p></p><p>Come abbiamo visto, le distrazioni si dividono in 1°, 2°, 3° grado in relazione all'entità della lesione muscolare: nel 1° grado la lesione comprende la rottura di meno del 5% delle fibre muscolari, nel 2° grado c'è la rottura sia di fibre che di fascicoli muscolari, mentre nel 3° grado la rottura del muscolo è totale o subtotale. L'ematoma è tanto maggiore quanto maggiore è il numero delle fibre muscolari interrotte.</p><p>La distrazione è caratterizzata dall'insorgenza di un dolore acuto, trafittivo, che l'atleta sa individuare bene in un preciso punto del muscolo, (a differenza della contrattura e dello stiramento), e che gli impedisce di continuare l'attività. Più esteso è il danno muscolare, maggiore è la sintomatologia.</p><p>Obiettivamente il muscolo si presenta doloroso in toto (cioè globalmente), nelle lesioni di 1° grado, particolarmene dolente in un preciso punto nelle lesioni di 2° grado, dove frequentemente si presenta anche una tumefazione e una ecchimosi, mentre caratteristicamente nelle lesioni di 3° grado, oltre al dolore e alla tumefazione, si apprezza un avvallamento (come uno "scalino") nella sede della lesione, con perdita del tono del muscolo interessato.</p><p>Poiché le fibre muscolari hanno scarso potere di rigenerazione, la riparazione avviene con formazione di tessuto cicatriziale, le cui proprietà elastiche risultano ovviamente inferiori a quelle del normale tessuto muscolare. Ciò significa che dopo una distrazione, non ci potrà mai essere una guarigione completa, nel senso di un ritorno alle condizioni anatomiche del muscolo precedenti l'infortunio.</p><p>Nelle distrazioni muscolari è fondamentale un intervento tempestivo. Ogni minuto trascorso, infatti, può significare il ritardo di un giorno nella guarigione. Una volta avvertito il dolore muscolare, quindi, occorre rivolgersi immediatamente ad un medico specialista in fisiatria, o in medicina sportiva, o in ortopedia, che prescriverà un trattamento fisioterapico appropriato e, di concerto con il fisioterapista, comincerà la cura. Il R.I.C.E. (vedi terapia dello stiramento), dovrà essere iniziato più rapidamente possibile.</p><p>La terapia delle distrazioni</p><p>Lesione di 1° grado: dopo il R.I.C.E., effettuato immediatamente, nella prima giornata seguente l'infortunio l'atleta deve osservare riposo assoluto. Se la lesione, valutata ecograficamente, non è molto estesa, è possibile effettuare precocemente fisioterapia (dopo 48 ore), con</p><p>ultrasuoni, (meglio ancora i crioultrasuoni), impacchi caldo-umidi, ecc. Inoltre si possono far assumere all'atleta farmaci antiinfiammatori e decontratturanti. La ripresa agonistica può avvenire dopo 20-30 giorni, attraverso esercizi di stretching (senza dolore), potenziamento muscolare progressivo e adeguato riscaldamento.</p><p>Lesione di 2°grado: dopo il R.I.C.E., effettuato immediatamente, il paziente deve osservare un periodo di riposo assoluto di 2-7 giorni, (dopo la compressione dell'arto leso, viene concessa la deambulazione con due bastoni canadesi, senza caricare sull'arto), necessario per favorire e accelerare la produzione di tessuto riparativo; d'altro canto, però, un'eccessiva immobilizzazione porterebbe ad una scarsa organizzazione strutturale delle fibre rigenerate e ad una eccessiva formazione di tessuto cicatriziale. La terapia medica con farmaci antiedemigeni e decontratturanti può iniziare immediatamente, così come la terapia fisica, con i campi magnetici (anche sul bendaggio); dopo 2-3 giorni si possono utilizzare ionoforesi e ultrasuoni a bassa frequenza, nonché linfodrenaggio manuale; dopo 4-5 giorni laser, termoterapia esogena e ultrasuoni (o crioultrasuoni), ad intensità medio-alta; dopo 10-12 giorni si può iniziare un massaggio perilesionale, cioè sopra e sotto la lesione muscolare, per evitare di danneggiare il tessuto di riparazione; per trattare con il massaggio la regione interessata dal trauma occorrerà attendere almeno tre settimane.</p><p>Dopo la prima settimana possono essere cominciati, parallelamente alla terapia suddetta, esercizi di stretching (questo, praticato sempre sotto la soglia del dolore, migliorerà anche la distribuzione del tessuto di riparazione, impedendo così il formarsi di ampie cicatrici del muscolo), e muscolari, dapprima isometrici (cioè senza movimento degli arti), quindi isotonici, con intensità progressiva.</p><p>La ripresa agonistica potrà avvenire dopo 30-50 giorni. Lesione di 3° grado:</p><p>Se la lesione è molto estesa può rendersi necessaria un'immobilizzazione con doccia gessata (un sostegno, molto rigido da un lato e meno dall'altro), o tutore per 15-20 giorni. Il R.I.C.E. dev'esere immediato; nelle lesioni particolarmente importanti (rottura del ventre muscolare) può essere necessario l'intervento chirurgico di miorrafia (cioè di ricucitura del muscolo). Dopo un adeguato periodo di riposo assoluto può essere praticata la terapia delle lesioni di 2° grado. La ripresa dell'attività dev'essere estremamente cauta: talvolta la voluminosa cicatrice può essere fonte di dolore per lungo tempo. Va sottolineato che la prognosi delle lesioni muscolari di 3° grado è da considerarsi riservata, per quel che concerne il completo recupero agonistico, anche nei casi i cui venga instaurato un corretto trattamento terapeutico; molto alto, infatti, è il rischio di recidive.</p><p></p><p>Perché si formano le lesioni muscolari?</p><p></p><p>Diversi fattori contribuiscono all'insorgenza di lesioni muscolari:</p><p><em>- il muscolo è stato sottoposto ad una preparazione inadeguata o non è stato riscaldato sufficientemente nel pre-gara;</em></p><p>- il muscolo è indebolito da una precedente lesione non ben trattata o che ha causato esiti cicatriziali che ne hanno ridotto l'elasticità;</p><p><em>- il muscolo è stato affaticato eccessivamente da un iperallenamento;</em></p><p>- è presente una eccessiva tensione muscolare, legata sia a fattori fisiologici che psicologici (significativo è il fatto che statisticamente si verificano più lesioni in gara che in allenamento);</p><p><em>- l'elasticità del muscolo è ridotta da una temperatura eccessivamente bassa;</em></p><p>- l'attrezzatura utilizzata non è stata scelta correttamente.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="New, post: 449706, member: 1852"] questo tanto per completare l'argomento: [b]La distrazione[/b] Come abbiamo visto, le distrazioni si dividono in 1°, 2°, 3° grado in relazione all'entità della lesione muscolare: nel 1° grado la lesione comprende la rottura di meno del 5% delle fibre muscolari, nel 2° grado c'è la rottura sia di fibre che di fascicoli muscolari, mentre nel 3° grado la rottura del muscolo è totale o subtotale. L'ematoma è tanto maggiore quanto maggiore è il numero delle fibre muscolari interrotte. La distrazione è caratterizzata dall'insorgenza di un dolore acuto, trafittivo, che l'atleta sa individuare bene in un preciso punto del muscolo, (a differenza della contrattura e dello stiramento), e che gli impedisce di continuare l'attività. Più esteso è il danno muscolare, maggiore è la sintomatologia. Obiettivamente il muscolo si presenta doloroso in toto (cioè globalmente), nelle lesioni di 1° grado, particolarmene dolente in un preciso punto nelle lesioni di 2° grado, dove frequentemente si presenta anche una tumefazione e una ecchimosi, mentre caratteristicamente nelle lesioni di 3° grado, oltre al dolore e alla tumefazione, si apprezza un avvallamento (come uno "scalino") nella sede della lesione, con perdita del tono del muscolo interessato. Poiché le fibre muscolari hanno scarso potere di rigenerazione, la riparazione avviene con formazione di tessuto cicatriziale, le cui proprietà elastiche risultano ovviamente inferiori a quelle del normale tessuto muscolare. Ciò significa che dopo una distrazione, non ci potrà mai essere una guarigione completa, nel senso di un ritorno alle condizioni anatomiche del muscolo precedenti l'infortunio. Nelle distrazioni muscolari è fondamentale un intervento tempestivo. Ogni minuto trascorso, infatti, può significare il ritardo di un giorno nella guarigione. Una volta avvertito il dolore muscolare, quindi, occorre rivolgersi immediatamente ad un medico specialista in fisiatria, o in medicina sportiva, o in ortopedia, che prescriverà un trattamento fisioterapico appropriato e, di concerto con il fisioterapista, comincerà la cura. Il R.I.C.E. (vedi terapia dello stiramento), dovrà essere iniziato più rapidamente possibile. La terapia delle distrazioni Lesione di 1° grado: dopo il R.I.C.E., effettuato immediatamente, nella prima giornata seguente l'infortunio l'atleta deve osservare riposo assoluto. Se la lesione, valutata ecograficamente, non è molto estesa, è possibile effettuare precocemente fisioterapia (dopo 48 ore), con ultrasuoni, (meglio ancora i crioultrasuoni), impacchi caldo-umidi, ecc. Inoltre si possono far assumere all'atleta farmaci antiinfiammatori e decontratturanti. La ripresa agonistica può avvenire dopo 20-30 giorni, attraverso esercizi di stretching (senza dolore), potenziamento muscolare progressivo e adeguato riscaldamento. Lesione di 2°grado: dopo il R.I.C.E., effettuato immediatamente, il paziente deve osservare un periodo di riposo assoluto di 2-7 giorni, (dopo la compressione dell'arto leso, viene concessa la deambulazione con due bastoni canadesi, senza caricare sull'arto), necessario per favorire e accelerare la produzione di tessuto riparativo; d'altro canto, però, un'eccessiva immobilizzazione porterebbe ad una scarsa organizzazione strutturale delle fibre rigenerate e ad una eccessiva formazione di tessuto cicatriziale. La terapia medica con farmaci antiedemigeni e decontratturanti può iniziare immediatamente, così come la terapia fisica, con i campi magnetici (anche sul bendaggio); dopo 2-3 giorni si possono utilizzare ionoforesi e ultrasuoni a bassa frequenza, nonché linfodrenaggio manuale; dopo 4-5 giorni laser, termoterapia esogena e ultrasuoni (o crioultrasuoni), ad intensità medio-alta; dopo 10-12 giorni si può iniziare un massaggio perilesionale, cioè sopra e sotto la lesione muscolare, per evitare di danneggiare il tessuto di riparazione; per trattare con il massaggio la regione interessata dal trauma occorrerà attendere almeno tre settimane. Dopo la prima settimana possono essere cominciati, parallelamente alla terapia suddetta, esercizi di stretching (questo, praticato sempre sotto la soglia del dolore, migliorerà anche la distribuzione del tessuto di riparazione, impedendo così il formarsi di ampie cicatrici del muscolo), e muscolari, dapprima isometrici (cioè senza movimento degli arti), quindi isotonici, con intensità progressiva. La ripresa agonistica potrà avvenire dopo 30-50 giorni. Lesione di 3° grado: Se la lesione è molto estesa può rendersi necessaria un'immobilizzazione con doccia gessata (un sostegno, molto rigido da un lato e meno dall'altro), o tutore per 15-20 giorni. Il R.I.C.E. dev'esere immediato; nelle lesioni particolarmente importanti (rottura del ventre muscolare) può essere necessario l'intervento chirurgico di miorrafia (cioè di ricucitura del muscolo). Dopo un adeguato periodo di riposo assoluto può essere praticata la terapia delle lesioni di 2° grado. La ripresa dell'attività dev'essere estremamente cauta: talvolta la voluminosa cicatrice può essere fonte di dolore per lungo tempo. Va sottolineato che la prognosi delle lesioni muscolari di 3° grado è da considerarsi riservata, per quel che concerne il completo recupero agonistico, anche nei casi i cui venga instaurato un corretto trattamento terapeutico; molto alto, infatti, è il rischio di recidive. Perché si formano le lesioni muscolari? Diversi fattori contribuiscono all'insorgenza di lesioni muscolari: [i]- il muscolo è stato sottoposto ad una preparazione inadeguata o non è stato riscaldato sufficientemente nel pre-gara;[/i] - il muscolo è indebolito da una precedente lesione non ben trattata o che ha causato esiti cicatriziali che ne hanno ridotto l'elasticità; [i]- il muscolo è stato affaticato eccessivamente da un iperallenamento;[/i] - è presente una eccessiva tensione muscolare, legata sia a fattori fisiologici che psicologici (significativo è il fatto che statisticamente si verificano più lesioni in gara che in allenamento); [i]- l'elasticità del muscolo è ridotta da una temperatura eccessivamente bassa;[/i] - l'attrezzatura utilizzata non è stata scelta correttamente. [/QUOTE]
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