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BDC-MAG.com
Princeton Carbonworks ha vinto la causa contro SRAM su un brevetto
Testo
<blockquote data-quote="martin_galante" data-source="post: 7308842" data-attributes="member: 108600"><p>Non sapevo neanche del contenzioso, ma ad occhio sembra solo l'ennesimo esempio di come si utilizzino oggi molti brevetti. Depositare un brevetto sostanzialmente non vuol dire niente, l'ufficio brevetti difficilmente neghera' ad un'azienda (seria) del proprio paese il deposito, senza contare che SRAM di certo sa come preparare il dossier e dove sia piu' facile farselo accettare. Altra questione e' farsi poi riconoscere dei diritti sulla proprieta' intellettuale.</p><p></p><p>A me sembra inverosimile pensare di prendere royalty sul profilo di un cerchio, anzi sembra proprio ridicolo, e lo dice uno che campa con la PI tecnico-scientifica che produce. Allora come mai SRAM avrebbe iniziato questa procedura legale? _ipotizzo_ una successione di eventi, su faccende che non conosco. Quindi quel che scrivo e' frutto della mia immaginazione, e se non corrisponde a realta' in questo caso vi assicuro che va proprio cosi' in molti altri.</p><p></p><p>Prima SRAM deposita un brevetto, impensabile che non ci siano stati prima cerchi di profili ondulati, simili, fossero pure le ruote di legno del maniscalco del medioevo, ma tant'e', si deposita proprio per questo. Quindi Princeton, piccolissima societa', se ne esce con una ruota col profilo ondulato. A SRAM non va bene in generale che ci siano concorrenti che fanno ruote di alta gamma, ancor meno se rendono il suo design meno originale. Inizia a mandargli varie lettere 'cease and desist'. Qui per Princeton inizia il dramma. Per una piccola azienda, solo far valutare ad uno studio legale la validita' delle affermazioni delle lettere e' un problema, di soldi ma anche di tempo. C'e' una spada di Damocle che pende sulla testa della societa', mettetevi nei panni della proprieta'. Le ruote vendono bene, si e' abbastanza convinti che le richieste siano infondate, ma gli utili che fate li investite nello stesso business o magari li prendete e mettete in tasca che non si sa mai? O magari avete iniziato da poco quel business, ci state investendo i vostri risparmi ed il prestito di un istituto bancario... continuate a mettere dollari in questo buco nero? </p><p>Di certo avere contro un gigante come SRAM pieno di tanti brevetti, non vi spingera' ad investire. Alla fine i legali avranno rassicurato Princeton, quindi si decide di dire a SRAM marameo, e questi portano tutto in tribunale. La richiesta e' violentissima, neanche delle royalty, il profilo ondulato e' talmente importante nel definire la ruota che i prodotti vanno ritirati ed addirittura distrutto il magazzino. Per me siamo alle comiche, SRAM non ci pensa nemmeno a vincere... ma sa benissimo che e' molto lungo e costoso difendersi da una richiesta del genere, il costo dello studio legale e' proporzionale al valore della causa, e sostanzialmente SRAM chiede il valore massimo che puo', tutto cio' che l'azienda ha. Ci vogliono altri due anni a vedere la fine di questa pagliacciata, e chissa' quanti ne sono passati dalla prima lettera. In questi anni dubito che Princeton si sia lanciata in grandi campagne pubblicitarie, che sia riuscita ad avere finanziamenti esterni, e che proprieta' e dipendenti abbiano dormito sonni tranquilli. Per altro, se la societa' non fosse stata americana (ma avesse commercializzato in america), e' molto probabile che il giudizio sarebbe stato diverso o comunque si sarebbe deliberato tra altri quattro o cinque anni.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="martin_galante, post: 7308842, member: 108600"] Non sapevo neanche del contenzioso, ma ad occhio sembra solo l'ennesimo esempio di come si utilizzino oggi molti brevetti. Depositare un brevetto sostanzialmente non vuol dire niente, l'ufficio brevetti difficilmente neghera' ad un'azienda (seria) del proprio paese il deposito, senza contare che SRAM di certo sa come preparare il dossier e dove sia piu' facile farselo accettare. Altra questione e' farsi poi riconoscere dei diritti sulla proprieta' intellettuale. A me sembra inverosimile pensare di prendere royalty sul profilo di un cerchio, anzi sembra proprio ridicolo, e lo dice uno che campa con la PI tecnico-scientifica che produce. Allora come mai SRAM avrebbe iniziato questa procedura legale? _ipotizzo_ una successione di eventi, su faccende che non conosco. Quindi quel che scrivo e' frutto della mia immaginazione, e se non corrisponde a realta' in questo caso vi assicuro che va proprio cosi' in molti altri. Prima SRAM deposita un brevetto, impensabile che non ci siano stati prima cerchi di profili ondulati, simili, fossero pure le ruote di legno del maniscalco del medioevo, ma tant'e', si deposita proprio per questo. Quindi Princeton, piccolissima societa', se ne esce con una ruota col profilo ondulato. A SRAM non va bene in generale che ci siano concorrenti che fanno ruote di alta gamma, ancor meno se rendono il suo design meno originale. Inizia a mandargli varie lettere 'cease and desist'. Qui per Princeton inizia il dramma. Per una piccola azienda, solo far valutare ad uno studio legale la validita' delle affermazioni delle lettere e' un problema, di soldi ma anche di tempo. C'e' una spada di Damocle che pende sulla testa della societa', mettetevi nei panni della proprieta'. Le ruote vendono bene, si e' abbastanza convinti che le richieste siano infondate, ma gli utili che fate li investite nello stesso business o magari li prendete e mettete in tasca che non si sa mai? O magari avete iniziato da poco quel business, ci state investendo i vostri risparmi ed il prestito di un istituto bancario... continuate a mettere dollari in questo buco nero? Di certo avere contro un gigante come SRAM pieno di tanti brevetti, non vi spingera' ad investire. Alla fine i legali avranno rassicurato Princeton, quindi si decide di dire a SRAM marameo, e questi portano tutto in tribunale. La richiesta e' violentissima, neanche delle royalty, il profilo ondulato e' talmente importante nel definire la ruota che i prodotti vanno ritirati ed addirittura distrutto il magazzino. Per me siamo alle comiche, SRAM non ci pensa nemmeno a vincere... ma sa benissimo che e' molto lungo e costoso difendersi da una richiesta del genere, il costo dello studio legale e' proporzionale al valore della causa, e sostanzialmente SRAM chiede il valore massimo che puo', tutto cio' che l'azienda ha. Ci vogliono altri due anni a vedere la fine di questa pagliacciata, e chissa' quanti ne sono passati dalla prima lettera. In questi anni dubito che Princeton si sia lanciata in grandi campagne pubblicitarie, che sia riuscita ad avere finanziamenti esterni, e che proprieta' e dipendenti abbiano dormito sonni tranquilli. Per altro, se la societa' non fosse stata americana (ma avesse commercializzato in america), e' molto probabile che il giudizio sarebbe stato diverso o comunque si sarebbe deliberato tra altri quattro o cinque anni. [/QUOTE]
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