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<blockquote data-quote="iban" data-source="post: 7601093" data-attributes="member: 34281"><p>Vero, e credo dipenda dal fatto che da un po di anni non ci sia in gruppo uno sceriffo alla Moser o alla Cipollini con la personalità sufficiente per regolare il gruppo e per dire "Ragazzi andiamo tranquilli ed usiamo i freni che qua ci facciamo male" e soprattutto con l'autorevolezza per farsi ascoltare da tutti gli altri, quando si parla di sicurezza con i corridori questo aspetto è uscito più volte, e questi sono due esempi,</p><p>[URL unfurl="true"]https://www.quibicisport.it/2021/11/16/fuglsang-ammette-in-gruppo-non-ce-piu-rispetto-parliamo-di-sicurezza-ma-i-corridori-sono-i-primi-a-non-assumersi-alcuna-responsabilita/[/URL]</p><p>[URL unfurl="true"]https://sport.sky.it/ciclismo/2018/12/07/peter-sagan-ritiro-futuro-mountain-bike-[/URL]</p><p></p><p>Oggi i giovani devono mettersi in mostra per forza, e per le squadre, soprattutto quelle più piccole, è vitale dare visibilità agli sponsor. Così i ragazzi partono a tutta appena possono, e se non lo fanno, c'è sempre l'ammiraglia a dirgli di farlo. </p><p>Questo succede anche perché è cambiato l'approccio degli sponsor: una volta erano persone appassionate di ciclismo, che mettevano soldi quasi solo per amore di questo sport e vedevano i corridori che correvano con loro come amici, in alcuni casi come loro familiari quindi erano anche comprensivi in caso di rischi o situazioni potenzialmente pericolose (e ce ne sono state a centinaia nella storia del ciclismo). Oggi invece la sponsorizzazione è vista come un investimento, e ogni euro deve essere monetizzato. E questo avviene con i minuti di inquadratura in corsa, di conseguenza il giovane che corre col tuo sponsor sulla maglia viene visto alla stregua di un cartellone pubblicitario con le gambe che deve far vedere lo sponsor costi quel che costi.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="iban, post: 7601093, member: 34281"] Vero, e credo dipenda dal fatto che da un po di anni non ci sia in gruppo uno sceriffo alla Moser o alla Cipollini con la personalità sufficiente per regolare il gruppo e per dire "Ragazzi andiamo tranquilli ed usiamo i freni che qua ci facciamo male" e soprattutto con l'autorevolezza per farsi ascoltare da tutti gli altri, quando si parla di sicurezza con i corridori questo aspetto è uscito più volte, e questi sono due esempi, [URL unfurl="true"]https://www.quibicisport.it/2021/11/16/fuglsang-ammette-in-gruppo-non-ce-piu-rispetto-parliamo-di-sicurezza-ma-i-corridori-sono-i-primi-a-non-assumersi-alcuna-responsabilita/[/URL] [URL unfurl="true"]https://sport.sky.it/ciclismo/2018/12/07/peter-sagan-ritiro-futuro-mountain-bike-[/URL] Oggi i giovani devono mettersi in mostra per forza, e per le squadre, soprattutto quelle più piccole, è vitale dare visibilità agli sponsor. Così i ragazzi partono a tutta appena possono, e se non lo fanno, c'è sempre l'ammiraglia a dirgli di farlo. Questo succede anche perché è cambiato l'approccio degli sponsor: una volta erano persone appassionate di ciclismo, che mettevano soldi quasi solo per amore di questo sport e vedevano i corridori che correvano con loro come amici, in alcuni casi come loro familiari quindi erano anche comprensivi in caso di rischi o situazioni potenzialmente pericolose (e ce ne sono state a centinaia nella storia del ciclismo). Oggi invece la sponsorizzazione è vista come un investimento, e ogni euro deve essere monetizzato. E questo avviene con i minuti di inquadratura in corsa, di conseguenza il giovane che corre col tuo sponsor sulla maglia viene visto alla stregua di un cartellone pubblicitario con le gambe che deve far vedere lo sponsor costi quel che costi. [/QUOTE]
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