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In un qualche messaggio di questa discussione ho buttti lì “l’effetto Blummenfelt” e non era per fare battute fuori contesto. Ricordo che il suo (ex?) allenatore (Olav Bu) ha più di una volta detto che per Blummefelt dimagrire portava ad avere un vo2max assoluto (quindi non per kg) minore rispetto a quando pesa “normalmente” . Per questo che non avevano più tentato di farlo scendere di peso; questa è poi anche la filosofia applicata ad altre atleti norvegesi (se non altro del triathlon): in effetti nessuno di loro è particolarmente tirato. Bu non ha mai chiarito il perché, o io me lo son perso in preda ai rulli, certo è che poi atleti di successo - parlo ancora del triathlon - hanno livelli di tiraggio molto diverso e prestazioni fenomenali (vedi un Frodeno); ok, prestazione non è vo2max ma spero sia passato il messaggio.


Detto questo stavo anche ripensando a quanto aveva detto [USER=5183]@all_i_need_is_bike[/USER]  ovvero che si tratta di compromesso peso/potenza: magari i miglioramenti sono stati abbastanza repentini (nella scala della fisiologia) perché fino ad un certo aumento della massa muscolare utile alla pedalata l’infrastruttura esistente è in grado di supportare adeguatamente la nuova muscolatura (quindi ti ritrovi ad avere una muscolatura che riesce ad esprimere più forza ed il costo per “muovere” la muscolatura non è superiore al guadagno di forza). Se così fosse potrebbe essere il caso di tener duro in modo tale da dare il tempo all’infrastruttura di fare l’upgrade, calare un po’ (e pazienza per la temporanea perdita di parte della muscolatura ) e poi rifare un “ciclo di massa”, ma meno selvaggio. Se questa fosse una buona approssimazione della realtà, la buona riuscita dipenderebbe dai tempi di calo/aumento delle varie entità coinvolte