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Tokyo 2020: Carapaz è oro
Testo
<blockquote data-quote="bradipus" data-source="post: 7003900" data-attributes="member: 17208"><p>Il CT non poteva certo prevedere o rimediare ai crampi di Bettiol, senza i quali un uomo nel gruppo Van Aert ci sarebbe stato.</p><p></p><p>Poi, nel discorso più complessivo, il problema non è che non abbiamo buoni ciclisti (che in generale ci sono), mancano però le punte; per quelle ci vuole talento e fortuna.</p><p></p><p>Sulla diagnosi delle cause per questa mancanza, credo che ognuno abbia le sue opinioni: secondo me, da una parte ci sono i 'cicli' storici che ogni nazione ha avuto (quanto tempo ha atteso la Francia prima di 'trovare' Alaphilippe?), dall'altra, probabilmente, la mancanza di multidisciplinarità nella formazione di base dei tecnici delle squadre giovanili.</p><p></p><p>Se guardiamo i corridori 'esplosi' negli ultimi anni, hanno un background molto differenziato e passano con disinvoltura dal ciclocross alla strada alla mtb, dalla crono alla salita, mentre da noi è tutto molto settorializzato, con mondi che non si parlano o, se lo fanno, lo fanno male (hai visto i percorsi degli ultimi campionati italiani di gimkana ciclopratistica... pardon, 'ciclocross'?).</p><p></p><p>E, ultima cosa ma forse la più importante: oggi andare in bici in Italia è diventata una cosa molto pericolosa, chi ha un figlio che vuole praticare questo sport se lo asseconda lo fa con tanti patemi d'animo. Io stesso, che pure amo il ciclismo e lo pratico fin da bambino, se le mie figlie avessero espresso il desiderio di praticarlo, avrei cercato di dissuaderle. Ricordo che a quindici anni giravo senza problemi e con tranquillità su strade che adesso evito per paura.</p><p>A questo proposito, ricordo che anche noi avevamo un talento che lasciava molto ben sperare per il futuro, che avrebbe potuto essere il nostro Pidcock o il nostro Evenepoel: Samuele Manfredi, che non si è ancora ripreso dal terribile incidente di due anni e mezzo fa.</p><p></p><p>E tutte queste sono cose su cui un CT, chiunque sia e per quanto bravo sia, può incidere ben poco, purtroppo.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="bradipus, post: 7003900, member: 17208"] Il CT non poteva certo prevedere o rimediare ai crampi di Bettiol, senza i quali un uomo nel gruppo Van Aert ci sarebbe stato. Poi, nel discorso più complessivo, il problema non è che non abbiamo buoni ciclisti (che in generale ci sono), mancano però le punte; per quelle ci vuole talento e fortuna. Sulla diagnosi delle cause per questa mancanza, credo che ognuno abbia le sue opinioni: secondo me, da una parte ci sono i 'cicli' storici che ogni nazione ha avuto (quanto tempo ha atteso la Francia prima di 'trovare' Alaphilippe?), dall'altra, probabilmente, la mancanza di multidisciplinarità nella formazione di base dei tecnici delle squadre giovanili. Se guardiamo i corridori 'esplosi' negli ultimi anni, hanno un background molto differenziato e passano con disinvoltura dal ciclocross alla strada alla mtb, dalla crono alla salita, mentre da noi è tutto molto settorializzato, con mondi che non si parlano o, se lo fanno, lo fanno male (hai visto i percorsi degli ultimi campionati italiani di gimkana ciclopratistica... pardon, 'ciclocross'?). E, ultima cosa ma forse la più importante: oggi andare in bici in Italia è diventata una cosa molto pericolosa, chi ha un figlio che vuole praticare questo sport se lo asseconda lo fa con tanti patemi d'animo. Io stesso, che pure amo il ciclismo e lo pratico fin da bambino, se le mie figlie avessero espresso il desiderio di praticarlo, avrei cercato di dissuaderle. Ricordo che a quindici anni giravo senza problemi e con tranquillità su strade che adesso evito per paura. A questo proposito, ricordo che anche noi avevamo un talento che lasciava molto ben sperare per il futuro, che avrebbe potuto essere il nostro Pidcock o il nostro Evenepoel: Samuele Manfredi, che non si è ancora ripreso dal terribile incidente di due anni e mezzo fa. E tutte queste sono cose su cui un CT, chiunque sia e per quanto bravo sia, può incidere ben poco, purtroppo. [/QUOTE]
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