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Tragico incidente in gara a Castelfidardo
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<blockquote data-quote="valter65" data-source="post: 7166247" data-attributes="member: 41969"><p>....mah...da quello che vedo nelle gare dei prof , anche e soprattutto nelle classiche del Nord è che da qualche anno - se non erro - che rischiano la squalifica per il transito sul marciapiede (non ricordo se anche per le ciclabili negli abitati che attraversano) : il che la dice lunga sul fatto che si possa fare o meno , immagino in tutte le categorie e livelli . La fatalità è quando durante una corsa di Formula 1 si stacca un pezzo di auto durante un incidente e per una traiettoria assurda finisca sul pubblico : è successo e anche in quel caso si è ragionato se fosse possibile e sul come evitarlo . Qui sarebbe stata una fatalità contestualmente ad un grosso incidente (o rischio) durante l'approccio alla volata : è tutto da valutare e dimostrare : l'atleta sembra continuare a spingere a testa bassa....la cosa non depone a suo favore . Mi preoccupa sentire che l'accaduto rientra nei rischi del mestiere ; si , il ciclismo è pericoloso per tutti noi che lo pratichiamo , per gli ovvii motivi relativi alle strade ed al traffico ; per i prof ancora di più perché è il loro mestiere che prevede sempre il migliore risultato possibile , anche se io inorridivo davanti ai rischi che si prendeva nell'ultima discesa il vincitore dell'Aprica ...ma quella è una scelta sua , poi se fa un lungo in curva o si incolla ad un muro , lo avrà messo sul piatto della bilancia . Ma non si può pensare di spiegare a ragazzini in erba che una cosa del genere sia "normale" , che davanti ad un risultato , tutto sia sacrificabile : esistono delle priorità oggettive e questo concetto dovrebbe essere imprescindibile , almeno nella fase formativa e di crescita ; poi , da grandi , ognuno deciderà delle proprie azioni con la sacrosanta consapevolezza di esserne anche responsabile nei confronti di chi gli sta intorno . Siamo d'accordo che il ciclismo è uno sport "duro" , come diceva il DS dei famosi "boccettini , quelli lunghi" , ma questo non significa che debba essere necessariamente vissuto da kamikaze , </p><p>Poi esisteranno sempre gli incidenti , più o meno "fatali" , ma dovranno essere oggetto di riflessioni profonde , piuttosto che di commenti "è sempre stato cosi' " .....</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="valter65, post: 7166247, member: 41969"] ....mah...da quello che vedo nelle gare dei prof , anche e soprattutto nelle classiche del Nord è che da qualche anno - se non erro - che rischiano la squalifica per il transito sul marciapiede (non ricordo se anche per le ciclabili negli abitati che attraversano) : il che la dice lunga sul fatto che si possa fare o meno , immagino in tutte le categorie e livelli . La fatalità è quando durante una corsa di Formula 1 si stacca un pezzo di auto durante un incidente e per una traiettoria assurda finisca sul pubblico : è successo e anche in quel caso si è ragionato se fosse possibile e sul come evitarlo . Qui sarebbe stata una fatalità contestualmente ad un grosso incidente (o rischio) durante l'approccio alla volata : è tutto da valutare e dimostrare : l'atleta sembra continuare a spingere a testa bassa....la cosa non depone a suo favore . Mi preoccupa sentire che l'accaduto rientra nei rischi del mestiere ; si , il ciclismo è pericoloso per tutti noi che lo pratichiamo , per gli ovvii motivi relativi alle strade ed al traffico ; per i prof ancora di più perché è il loro mestiere che prevede sempre il migliore risultato possibile , anche se io inorridivo davanti ai rischi che si prendeva nell'ultima discesa il vincitore dell'Aprica ...ma quella è una scelta sua , poi se fa un lungo in curva o si incolla ad un muro , lo avrà messo sul piatto della bilancia . Ma non si può pensare di spiegare a ragazzini in erba che una cosa del genere sia "normale" , che davanti ad un risultato , tutto sia sacrificabile : esistono delle priorità oggettive e questo concetto dovrebbe essere imprescindibile , almeno nella fase formativa e di crescita ; poi , da grandi , ognuno deciderà delle proprie azioni con la sacrosanta consapevolezza di esserne anche responsabile nei confronti di chi gli sta intorno . Siamo d'accordo che il ciclismo è uno sport "duro" , come diceva il DS dei famosi "boccettini , quelli lunghi" , ma questo non significa che debba essere necessariamente vissuto da kamikaze , Poi esisteranno sempre gli incidenti , più o meno "fatali" , ma dovranno essere oggetto di riflessioni profonde , piuttosto che di commenti "è sempre stato cosi' " ..... [/QUOTE]
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