Mi pare che non se ne parli molto, da una ricerca qui non ho trovato nulla. Si parla spesso di frequenza di pedalata ideale, che a quanto pare è soggettiva, ma non mi pare si parli spesso di variarla in allenamento. Anche nel caso delle zone di potenza, non vedo mai citata la frequenza di pedalata, non ho mai sentito dire ad esempio "stai in Z2 a 110 rpm, poi passa a 75 rpm sempre in Z2".
Le domande su questo argomento sarebbero tante, ma riassumendo la questione è: ha senso allenarsi a variare la frequenza di pedalata al di fuori dei già noti ma limitati casi di SFR (per allenare la forza) e tentativi di arrotondare la pedalata (altissime frequenze)? Ad esempio, se uno deve fare diversi km di pianura, ha senso pensare di variare la frequenza ogni tanto, e dire ad esempio "i primi km me li faccio a rpm normali, poi calo qualche rapporto e mi faccio qualche km a 70 rpm, poi torno a pedalare con frequenza normale tipo 90, poi mi faccio qualche km a 110, poi 100, poi di nuovo circa 70, ecc."?
La mia idea è che, secondo il principio degli stimoli allenanti, variare è sempre meglio che fossilizzarsi, ma nel caso del ciclismo non saprei, visto che tanto ormai tutte le bici hanno il cambio che permette di stare più o meno alla frequenza più comoda, a meno che non si usi una bici da pista. La pedalata indurita sicuramente aiuta per la forza, anche senza arrivare a frequenze bassissime come quelle consigliate solitamente per le SFR, già 60-70 è una pedalata abbastanza dura secondo me, e la forza su queste basse frequenze è utile su tratti in salita duri quando non si hanno più rapporti da cambiare (il muro al 15% possono farlo in agilità solo i fenomeni che hanno watt da vendere). Ma per i rapporti agili ho già qualche dubbio in più, nel senso che non so che senso abbia sforzarsi di fare una salita (leggera ovviamente) a 100 rpm come Armstrong quando idealmente magari ci si sentirebbe più a proprio agio a farla a 70-80.
Le domande su questo argomento sarebbero tante, ma riassumendo la questione è: ha senso allenarsi a variare la frequenza di pedalata al di fuori dei già noti ma limitati casi di SFR (per allenare la forza) e tentativi di arrotondare la pedalata (altissime frequenze)? Ad esempio, se uno deve fare diversi km di pianura, ha senso pensare di variare la frequenza ogni tanto, e dire ad esempio "i primi km me li faccio a rpm normali, poi calo qualche rapporto e mi faccio qualche km a 70 rpm, poi torno a pedalare con frequenza normale tipo 90, poi mi faccio qualche km a 110, poi 100, poi di nuovo circa 70, ecc."?
La mia idea è che, secondo il principio degli stimoli allenanti, variare è sempre meglio che fossilizzarsi, ma nel caso del ciclismo non saprei, visto che tanto ormai tutte le bici hanno il cambio che permette di stare più o meno alla frequenza più comoda, a meno che non si usi una bici da pista. La pedalata indurita sicuramente aiuta per la forza, anche senza arrivare a frequenze bassissime come quelle consigliate solitamente per le SFR, già 60-70 è una pedalata abbastanza dura secondo me, e la forza su queste basse frequenze è utile su tratti in salita duri quando non si hanno più rapporti da cambiare (il muro al 15% possono farlo in agilità solo i fenomeni che hanno watt da vendere). Ma per i rapporti agili ho già qualche dubbio in più, nel senso che non so che senso abbia sforzarsi di fare una salita (leggera ovviamente) a 100 rpm come Armstrong quando idealmente magari ci si sentirebbe più a proprio agio a farla a 70-80.
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