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Visita ad Alberto Masi
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<blockquote data-quote="Ser pecora" data-source="post: 1200974" data-attributes="member: 1850"><p><strong>Masi</strong>. Questo nome nel mondo della bicicletta da corsa è una leggenda. Faliero Masi è stato "il sarto" che dal 1949 nel negozio sotto l'altrettanto leggendario velodromo Vigorelli a Milano, in via Arona, ha scritto con il cannello di saldatura pagine memorabili nella storia di questo sport ridefinendone certi aspetti. Molti nomi leggendari hanno calcato il pavimento di questo negozio: Coppi, Anquetil, Merckx, Maspes, etc.. inutile fare l'elenco. Com'è inutile ripetere qui la storia di un mito che quasi tutti conoscono.</p><p>Questa è l'occasione per parlare del figlio e continuatore della leggenda: Alberto Masi, che continua ancora oggi a 64 anni a costruire e vestire biciclette nel leggendario negozio sotto il Vigorelli <img src="http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/medium/masishop.jpg" alt="" class="fr-fic fr-dii fr-draggable " style="" />.</p><p>Questo luogo, oltre al fatto di essere ospitato nel "ventre" di un luogo sacro al ciclismo come lo è questo velodromo, ispira rispetto per due cose non comuni nel mondo dei telaisti e meccanici di bici: l'ordine e la pulizia assoluti. Una vera sartoria. Ogni attrezzo è sempre al suo posto, in ordine di grandezza: brugole, chiavi, cacciaviti. Ogni cassettino, anche il più piccolo, ha la sua brava etichetta per indicare il contenuto. Ed anche le tre splendide cassette di attrezzi Campagnolo in legno (tra cui quella molto rara con il set per le ruote libere) sono pulite ed ordinate e fanno bella mostra di sè. Alle pareti le immancabili foto, ma si nota subito che i soggetti sono vari, le foto mitiche si alternano a quelle di vita famigliare, niente di autoincensatorio. Ordine, buongusto <img src="http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/masi2.jpg" alt="" class="fr-fic fr-dii fr-draggable " style="" />.</p><p>Alberto è una persona educata, gentile, discreta. D'altronde non potrebbe essere altrimenti. Le cose da raccontare per lui sarebbero tantissime. Con i suoi aneddoti ci si potrebbe scrivere un libro. Purtroppo però anche in questo luogo si respira un'aria di nostalgia, l'atmosfera è quasi di disillusione. Il ciclismo vive in questi tempi forse la sua epoca più buia; i telaisti e la tradizione italiana si stanno perdendo: "<em>tra 5 anni nessuno in Italia farà più telai con le congiunzioni</em>" è la sua amara considerazione. Forse, speriamo di no, ma le prospettive non sono buone, anzi. La cosa lascia tristi, soprattutto se detta da lui, che è stato l'ultimo innovatore in materia, quando nel 1983 brevettò il sistema di congiunzioni interne che dette i natali alla "Volumetrica". Una bici rivoluzionaria <img src="http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/masi3v.jpg" alt="" class="fr-fic fr-dii fr-draggable " style="" />. Oggi non ne fa più, dopo aver speso molti milioni di vecchie lire per fare gli stampi per le congiunzioni, la ditta che le produceva, l'italiana Microfusione, fallì. Finiti gli stock di congiunzioni, finita la rivoluzione. Anche perchè oramai era entrato nel mercato l'alluminio, il Tig. Fine della storia. Oramai le volumetriche sono solo telai da collezionisti. Americani e Giapponesi, nemmeno a chiederlo. In questi paesi fioriscono concorsi di bellezza per vecchie glorie, ed addirittura saloni interi dedicati all'"handmade". I collezionisti vengono a razziare tutto il possibile nel bel paese portandosi a casa la nostra tradizione, mentre noialtri, furbi come sempre, ci gloriamo della nostra tradizione senza supportare gli artigiani, pochi, che restano. Mentre i loro telaisti, che oramai detengono il 99% di questo mercato ed impongono il prezzo che vogliono e liste d'attesa bibliche, hanno imparato a fare i telai qui, in Italia o in Francia, o anche in via Arona a Milano. Ma il paradosso non si ferma qui. Uno dei migliori telaisti del mondo, il notissimo Richard Sachs, copiò proprio da Masi il design delle sue congiunzioni e chiese ad Alberto negli anni '70 il permesso di usarlo per le sue bici. Ovviamente Alberto non fece problemi, solo a patto di farsene mandare alla bisogna da Richard (evidentemente aveva fiutato l'aria...). E così, oggi, le congiunzioni Masi, Masi se le deve far mandare dagli Stati Uniti...idem i forcellini dritti Campagnolo, dato che gli unici stock si trovano negli Usa. La Campagnolo non li fa più. Oggi Campagnolo è troppo presa dal guarnire di carbonio i suoi prodotti, venduti a prezzi strabilianti, come ad esempio le ruote Hyperon in carbonio. Ma su questo argomento Alberto sfoggia un sorrisetto compiaciuto e sfodera un paio di ruote "customizzate" da lui: fresature di allegerimento sui mozzi, nottolini degli sganci rapidi e perni in titanio fatti da lui al tornio, senza molle di rinvio e raggi (32) legati. Pesano 40gr in meno delle Hyperon ed hanno la belezza di....25 anni!!! Migliaia di kilometri all'attivo e sempre perfette </p><p><img src="http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/medium/P1020937.JPG" alt="" class="fr-fic fr-dii fr-draggable " style="" /> . Alla fine viene un po' rabbia a pensare che forse veramente, tra 5 anni, o quando gli Alberto Masi non ci saranno più, la tradizione italica delle biciclette avrà irrimediabilmente perso qualcosa. Sarà storia, aneddoti. Per fortuna che Alberto ne racconta di gustosi, come le abitudini del re del Vigorelli, Antonio Maspes, 7 volte campione del mondo su pista di cui Masi è stato il meccanico di fiducia. Maspes nelle finali dei campionati pretendeva che mozzi, catena e movimento centrale fossero privi di qualunque grasso di lubrificazione. Secchi e lavati con benzina. Convinto che il grasso ne frenasse il movimento. Addirittura per il movimento centrale faceva anche togliere un cuscinetto per eliminare inutili attriti, mentre per la scorrevolezza dei mozzi aveva un metodo molto personale per verificarla: legava una cordicella alla ruota e dava uno strappo secco, poi col cronometro misurava il tempo che ci metteva a fermarsi: sotto i 60 secondi si smontava e ripuliva il tutto.</p><p>Altri tempi, altri modi di andare in bici, altre bici. Mentre racconta i suoi anedotti Alberto monta un telaio che ha appena finito di costruire in una nuova lega superleggera di acciaio, forcella di carbonio. La bici di Cece, idraulico 65enne che tutto convinto ed orgoglioso ci confida il suo segreto in gara per la catena: ingrassarla con la Leocrema.</p><p>Il ciclismo è anche questo. Per fortuna.</p><p>Alberto Masi al lavoro <img src="http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/masi1.jpg" alt="" class="fr-fic fr-dii fr-draggable " style="" />.</p><p>Link: <a href="http://www.albertomasi.it/" target="_blank">http://www.albertomasi.it/</a></p><p><a href="http://www.milano3v.com/" target="_blank">http://www.milano3v.com/</a> Milano Sport è il marchio con cui Alberto commercializza i suoi telai in U.s.a., visto che il detentore dei diritti di sfruttamento del marchio Masi negli States (è noto che suo padre Faliero emigrò là assieme all'altra leggenda Mario Confente) è la Haro.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ser pecora, post: 1200974, member: 1850"] [B]Masi[/B]. Questo nome nel mondo della bicicletta da corsa è una leggenda. Faliero Masi è stato "il sarto" che dal 1949 nel negozio sotto l'altrettanto leggendario velodromo Vigorelli a Milano, in via Arona, ha scritto con il cannello di saldatura pagine memorabili nella storia di questo sport ridefinendone certi aspetti. Molti nomi leggendari hanno calcato il pavimento di questo negozio: Coppi, Anquetil, Merckx, Maspes, etc.. inutile fare l'elenco. Com'è inutile ripetere qui la storia di un mito che quasi tutti conoscono. Questa è l'occasione per parlare del figlio e continuatore della leggenda: Alberto Masi, che continua ancora oggi a 64 anni a costruire e vestire biciclette nel leggendario negozio sotto il Vigorelli [IMG]http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/medium/masishop.jpg[/IMG]. Questo luogo, oltre al fatto di essere ospitato nel "ventre" di un luogo sacro al ciclismo come lo è questo velodromo, ispira rispetto per due cose non comuni nel mondo dei telaisti e meccanici di bici: l'ordine e la pulizia assoluti. Una vera sartoria. Ogni attrezzo è sempre al suo posto, in ordine di grandezza: brugole, chiavi, cacciaviti. Ogni cassettino, anche il più piccolo, ha la sua brava etichetta per indicare il contenuto. Ed anche le tre splendide cassette di attrezzi Campagnolo in legno (tra cui quella molto rara con il set per le ruote libere) sono pulite ed ordinate e fanno bella mostra di sè. Alle pareti le immancabili foto, ma si nota subito che i soggetti sono vari, le foto mitiche si alternano a quelle di vita famigliare, niente di autoincensatorio. Ordine, buongusto [IMG]http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/masi2.jpg[/IMG]. Alberto è una persona educata, gentile, discreta. D'altronde non potrebbe essere altrimenti. Le cose da raccontare per lui sarebbero tantissime. Con i suoi aneddoti ci si potrebbe scrivere un libro. Purtroppo però anche in questo luogo si respira un'aria di nostalgia, l'atmosfera è quasi di disillusione. Il ciclismo vive in questi tempi forse la sua epoca più buia; i telaisti e la tradizione italiana si stanno perdendo: "[I]tra 5 anni nessuno in Italia farà più telai con le congiunzioni[/I]" è la sua amara considerazione. Forse, speriamo di no, ma le prospettive non sono buone, anzi. La cosa lascia tristi, soprattutto se detta da lui, che è stato l'ultimo innovatore in materia, quando nel 1983 brevettò il sistema di congiunzioni interne che dette i natali alla "Volumetrica". Una bici rivoluzionaria [IMG]http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/masi3v.jpg[/IMG]. Oggi non ne fa più, dopo aver speso molti milioni di vecchie lire per fare gli stampi per le congiunzioni, la ditta che le produceva, l'italiana Microfusione, fallì. Finiti gli stock di congiunzioni, finita la rivoluzione. Anche perchè oramai era entrato nel mercato l'alluminio, il Tig. Fine della storia. Oramai le volumetriche sono solo telai da collezionisti. Americani e Giapponesi, nemmeno a chiederlo. In questi paesi fioriscono concorsi di bellezza per vecchie glorie, ed addirittura saloni interi dedicati all'"handmade". I collezionisti vengono a razziare tutto il possibile nel bel paese portandosi a casa la nostra tradizione, mentre noialtri, furbi come sempre, ci gloriamo della nostra tradizione senza supportare gli artigiani, pochi, che restano. Mentre i loro telaisti, che oramai detengono il 99% di questo mercato ed impongono il prezzo che vogliono e liste d'attesa bibliche, hanno imparato a fare i telai qui, in Italia o in Francia, o anche in via Arona a Milano. Ma il paradosso non si ferma qui. Uno dei migliori telaisti del mondo, il notissimo Richard Sachs, copiò proprio da Masi il design delle sue congiunzioni e chiese ad Alberto negli anni '70 il permesso di usarlo per le sue bici. Ovviamente Alberto non fece problemi, solo a patto di farsene mandare alla bisogna da Richard (evidentemente aveva fiutato l'aria...). E così, oggi, le congiunzioni Masi, Masi se le deve far mandare dagli Stati Uniti...idem i forcellini dritti Campagnolo, dato che gli unici stock si trovano negli Usa. La Campagnolo non li fa più. Oggi Campagnolo è troppo presa dal guarnire di carbonio i suoi prodotti, venduti a prezzi strabilianti, come ad esempio le ruote Hyperon in carbonio. Ma su questo argomento Alberto sfoggia un sorrisetto compiaciuto e sfodera un paio di ruote "customizzate" da lui: fresature di allegerimento sui mozzi, nottolini degli sganci rapidi e perni in titanio fatti da lui al tornio, senza molle di rinvio e raggi (32) legati. Pesano 40gr in meno delle Hyperon ed hanno la belezza di....25 anni!!! Migliaia di kilometri all'attivo e sempre perfette [IMG]http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/medium/P1020937.JPG[/IMG] . Alla fine viene un po' rabbia a pensare che forse veramente, tra 5 anni, o quando gli Alberto Masi non ci saranno più, la tradizione italica delle biciclette avrà irrimediabilmente perso qualcosa. Sarà storia, aneddoti. Per fortuna che Alberto ne racconta di gustosi, come le abitudini del re del Vigorelli, Antonio Maspes, 7 volte campione del mondo su pista di cui Masi è stato il meccanico di fiducia. Maspes nelle finali dei campionati pretendeva che mozzi, catena e movimento centrale fossero privi di qualunque grasso di lubrificazione. Secchi e lavati con benzina. Convinto che il grasso ne frenasse il movimento. Addirittura per il movimento centrale faceva anche togliere un cuscinetto per eliminare inutili attriti, mentre per la scorrevolezza dei mozzi aveva un metodo molto personale per verificarla: legava una cordicella alla ruota e dava uno strappo secco, poi col cronometro misurava il tempo che ci metteva a fermarsi: sotto i 60 secondi si smontava e ripuliva il tutto. Altri tempi, altri modi di andare in bici, altre bici. Mentre racconta i suoi anedotti Alberto monta un telaio che ha appena finito di costruire in una nuova lega superleggera di acciaio, forcella di carbonio. La bici di Cece, idraulico 65enne che tutto convinto ed orgoglioso ci confida il suo segreto in gara per la catena: ingrassarla con la Leocrema. Il ciclismo è anche questo. Per fortuna. Alberto Masi al lavoro [IMG]http://www.bike-board.net/community/photoalbum/data/500/masi1.jpg[/IMG]. Link: [URL]http://www.albertomasi.it/[/URL] [URL]http://www.milano3v.com/[/URL] Milano Sport è il marchio con cui Alberto commercializza i suoi telai in U.s.a., visto che il detentore dei diritti di sfruttamento del marchio Masi negli States (è noto che suo padre Faliero emigrò là assieme all'altra leggenda Mario Confente) è la Haro. [/QUOTE]
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