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Un'officina di periferia. 

Un adesivo: Vetta. 

Entriamo. 

Una ragazza la telefono. Un ragazzo a una macchina utensile, un vecchio che dissaldava. 

 

Alzano lo sguardo. 

 

Odore di trucioli di ferro, di fiamma ossidrica, appesi a stagionare il frutto del loro lavoro: telai, qualcuno grezzo, altri già pronti….

 

Ciao Franco, fa il vecchio. 

 

Ciao Ferruccio ciao Antonio, risponde il mio meccanico.

Cosa fai? 

 

Aggiusto, guarda un po’ quest’altro telaio, e va a prendere un telaio con l’obliquo spezzato a metà. Dopo di questo sostituirò l’obliquo a questo qua…..

 

Bravo Ferruccio, guarda sono venuto con questo mio amico. Gli prendi le misure?

 

Mi portano in un angolo dell’officina, c’è una pseudo bici adatta all’uopo. Mi infilo le scarpe, iniziamo….

 

Sono tutti e due lì alza qua , abbassa lì….

Hai il femore lungo, l’angolo è 72° e 30’

 

Hai questa altezza sella…Guardo il mio mecca. Sorride è la stessa misura che mi aveva impostato lui solo guardandomi il cavallo….

 

Prova a pedalare, fermo prendi la misura … questa è la pipa….

 

Ok – mi fa Antonio – stasera elaboro il tutto e te lo mando per e-mail.

 

Ma tu come lo vuoi il telaio?

 

Acciaio.

Un sorriso si apre sulla faccia del padre e del figlio.

 

Acciaio a congiunzioni e con forca in acciaio, soggiungo.

 

Non ho mai visto persone così contente. 

 

Vieni mi fa Antonio ti faccio vedere i tubi. 

Come li vuoi ? Cosa fai? Quanto pesi?

 

Guarda la forca, la vuoi così? Te la consiglio cosà perché…

 

Ti sconsiglio anche la cromatura perché….

 

 

Sono un fiume di parole. Tutte per cercare di farti capire ma soprattutto di capire cosa ti serve.

 

Con il mio mecca che ha fatto per 3 anni il dilettante a

Padova fanno dei raffronti tra le salite che di solito faccio io e quelle che si trovano lì da loro…..

 

E il mio mecca mi seguiva e ascoltava tutto, in silenzio, sentendo quello che Antonio diceva e chiedeva e ascoltando le mie risposte.

 

Un pelo in disparte Ferruccio sentiva anche lui…..

 

 

E di che colore lo vuoi?

 

Rosso Ferrari con pannello bianco e una sola scritta in nero sull’obliquo…

 

 

Una stretta di mano. Un ci sentiamo….

Noi siamo dovuti scappare in sede alla Wilier (c’era Gibo Simoni) e così non sono riuscito a incontrare Aotearoa (scusa Mirco, ci sarà un’altra occasione)

 

Cosa mi è rimasto dentro?

 

Fra tutte le impressioni, due: cordialità e l’odore del ferro.

Bella giornata.