Chi sostiene che era da molto che doveva ritirarsi non ha seguito le sue ultime stagioni. Nel 2020 ha fatto una prestazione tra i primi venti al campionato italiano con soltanto cinque giorni di gara nelle gambe, fatti oltre un mese prima. Rebellin aveva ancora da dire nel mondo del professionismo e questo era da solo un fatto straordinario. Ha avuto sfortuna l'anno scorso, qualche caduta di troppo che ha compromesso i momenti chiave della stagione, cioé la Coppi e Bartali e poi il calendario italiano autunnale. Un piccolo rimpianto è che non abbia avuto l'opportunità di trovare una squadra come la Work Service con 3-4 anni di anticipo, un ambiente di casa, con giovani da accompagnare nella crescita e con la possibilità di partecipare con più costanza a gare del calendario italiano con qualche gradita trasferta europea. L'occasione è arrivata quando, come inevitabile a 50 anni, l'esplosività è venuta a mancare e questo pesa quando si tratta di giocarsi i piazzamenti nei finali di gara, ma sul piano della resistenza lui c'è sempre, almeno fino alla stagione scorsa, tra i primi quindici-venti e nelle gare di seconda fascia anche tra i primi cinque c'era. Auguro con tutto il cuore a Rebellin di riuscire a recuperare per la seconda metà della stagione, cosa che non è scontata con l'incidente che ha avuto il Settembre scorso. Dopodiché, è indubbio, che lasci pure, senza nessun rimpianto, e l'augurio di fare un buon lavoro va anche alla sua squadra, che si ostina in un ambiente difficile, che premia solo la serie A complici le regole UCI, a fare un percorso di crescita per i giovani, con attenzione sul territorio.