Secondo me, per valutare meglio quello che succederà, bisognerebbe capire come sta realmente andando il mercato globale, dato che quello italiano non è certo da ritenersi rappresentativo dell'intero trend.
Nel decennio scorso abbiamo visto l'apertura di nuovi mercati (il boom inglese), mentre quelli più tradizionali (Italia, Francia, Benelux...) già da parecchio erano soprattutto un mercato 'di sostituzione'.
Non so come sia ora la situazione negli USA (che a suo tempo aveva risentito grandemente del conttraccolpo del caso Armstrong, ma pare abbia ripreso alla grande con il fenomeno
gravel), per non parlare dell'Oriente.
La sensazione che ho io, è che ciò che ha spinto in alto i prezzi (ed i costi) sia stata l'eccessiva 'annualizzazione' dei prodotti (telai e componenti ogni anno nuovi, anche solo come grafiche), cosa che all'inizio avvantaggia i competitor che per primi la praticano, ma che alla lunga deprime tutto il mercato innalzando i costi ed esponendo i produttori al rischio di produrre troppo o troppo poco; è un fenomeno che ho visto nel settore in cui lavoravo, e che ha finito per danneggiare tutti.
Un allungamento del ciclo di vita dei prodotti sarebbe auspicabile, e contribuirebbe ad abbassare i costi (e quindi i prezzi finali) per tutti, indipendentemente dai canali utilizzati (per i quali è presumibile che aumenteranno le quote delle vendite dirette, che però difficilmente arriveranno a coprire la totalità del mercato).
Anche perché, a fronte di tante novità strombazzate, quelle vere sono proprio pochine pochine...