A 3 giorni dall’inizio dei campionati del mondo di ciclismo in Australia si sono viste già varie “gambe pronte” per la prova in linea. Praticamente tutti i favoriti, e pure qualche underdog, hanno mostrato ottima condizione, riuscendo a vincere nelle gare di preparazione.
Mathieu van der Poel (Paesi Bassi) non vinceva una gara da 4 mesi, dalla prima tappa del Giro d’Italia. L’olandese dopo il grande giro italiano si era rivisto solo al Tour de France, dove non era assolutamente in condizione, stanco dal Giro come lui stesso aveva ammesso. Ritiratosi alla 11^tappa si è rivisto più di un mese dopo in gare belghe di secondo piano, fino alla vittoria di ieri al GP de Wallonie, dove ha battuto Biniam Girmay (Eritrea) rinverdendo un duello risalente proprio al Giro. MvdP è risultato vincente in una gara lunga (200km) e vallonata che replica abbastanza bene quello che lo attenderà a Wollongong, in Australia. Van der Poel doveva correre in supporto al compagno di squadra Jasper Philipsen, ma l’attacco di Dylan Teuns l’ha portato a reagire in prima persona, lasciando il proprio sprinter su un’accelerazione e poi rientrando sugli uomini di testa e proseguendo sino al traguardo.
Una gara che ha mostrato quindi l’ottima condizione di un favorito come MvdP, il quale ha il mondiale come obiettivo principale di fine stagione, ma che ha mostrato anche l’ottima condizione di Girmay, il quale viene da una striscia di ottimi risultati: 4° al Tour du Doubs (vinto da un eccellente Valentin Madouas), 3° al GP del Quebec, dietro Benoît Cosnefroy, (il quale sarà assente al mondiale) e Michael Matthews, grande speranza di casa.
Se Cosnefroy non sarà presente ai mondiali per sua scelta, non sarà lo stesso per Dylan Teuns, lasciato fuori dalla selezione belga nonostante sia nella condizione della vita: 6° al Fiandre, 6° alla Liegi, 1° alla freccia vallone, 5° al recente Tour of Britain. Piuttosto comprensibile però nell’economia di una nazionale belga chiaramente divisa in due tra Wout van Aert e Remco Evenepoel. La nazionale belga è chiaramente la favorita, con i due fenomeni a guidarla. Ovviamente i due rassicurano in tutti i modi, in particolare van Aert, come al solito, anche se ha sempre parlato chiaramente di considerare Remco come un “co-capitano”, lasciando al massimo aperta la possibilità di un attacco da lontano del neo vincitore della Vuelta. Più sibillino Remco, il quale punta chiaramente alla cronometro, dove parte tra i favoriti, se non da favorito proprio in un percorso tortuoso, ma che ha più volte affermato che “dipenderà da come si sente”, riguardo la propria condotta di gara nella corsa in linea. L’ambizione e la sicurezza di se non gli mancano, ed in questo momento può anche sfruttare la scia di entusiasmo della vittoria alla Vuelta, che ha fatto esplodere la “Remco-mania” in patria. Allo stesso tempo un altro mondiale come quello dello scorso anno potrebbe far venire una crisi di nervi ai belgi, e spaccare definitivamente la nazionale. In tutto questo Van Aert sembra quello più nervoso, come visto nelle ultime gare canadesi, dove ha chiuso 4° al GP del Quebec (dietro Cosnefroy, Matthews e Girmay) e, incredibilmente, 2° al GP del Montréal dietro un fantasmagorico Tadej Pogačar.
Il super-fenomeno sloveno come al solito è abilissimo nel tenersi lontano da ogni dramma e polemica, con il suo eterno sorriso da ragazzino appena caduto dal letto, per poi però calare sempre l’asso lasciando tutti a bocca aperta. La vittoria a Montréal (altro percorso test per i mondiali, con 221km e 4124mt di dislivello) con una volata in cui non ha dato 1cm a Van Aert lo pone chiaramente tra i favoriti. Oltretutto con la sua furbizia e talento tattico innato non avrà nemmeno bisogno di grande supporto, anche se la Slovenia non arriva così sguarnita con Tratnik, Novak e Polanc. E non dimentichiamoci la cronometro, dove Pogačar non è certo una figura di secondo piano, e potrebbe, zitto zitto come al solito, tirare una bella bastonata in testa anche allo strabordante Remco.
Rassicurante vittoria anche per l’Italia, con il veterano Matteo Trentin, fresco vincitore della 2^ tappa del giro del Lussemburgo. Segno che anche le gambe degli italiani sono pronte. Nazionale italiana attorno a cui c’è un profondo pessimismo, in particolare per la mancanza di una stella all’altezza degli altri vari fenomeni. I mondiali però sono corse molto aperte, in cui conta tanto l’esperienza e la comunità di intenti (per niente scontata), la quale spesso si compatta proprio quando non si deve lavorare per la stella di turno. L’Italia ha varie carte da giocare e se corre bene potrebbe far ricredere i pessimisti.
Pessimismo misto ad euforia invece per la Francia. Pessimismo riguardo il proprio capitano, Julian Alaphilippe, reduce da una stagione che è l’esemplificazione stessa della maledizione della maglia iridata. Da inizio anno è stato un susseguirsi ininterrotto di cadute ed infortuni. Condite pure dalle lamentele per niente velate della sua squadra di club. A questo punto della stagione Alaphilippe però non può che puntare al mondiale, sia per dare un senso alla sua stagione, sia perché il terzo titolo lo farebbe entrare nella storia, sullo stesso gradino di Binda, Van Steenbergen, Freire, Merckx e Sagan. La Francia ha una bella squadra, impreziosita anche da un Valentin Madouas nella forma della vita, come ha mostrato già al Fiandre (3°) e al Tour de France (10°). Se Alaphilippe dovesse centrare l’obiettivo i malumori in casa Quickstep sarebbero difficili da evitare, soprattutto dopo che ha lasciato a secco la sua squadra alla Vuelta, sia di tappe, sia di lavoro da gregario per Evenepoel, “sfruttando” un infortunio tutto sommato non grave per ritirarsi e mettersi a preparare il mondiale. Al francese resta eventualmente il Lombardia come esame di riparazione. Corsa che in effetti manca al suo nutrito palmares.
Da non sottovalutare vari altri corridori che potrebbero imbroccare la giornata giusta, giocando di furbizia e sfruttando la lotta di attrito tra gli squadroni. Da Neilson Powless per gli USA (finito però in ospedale causa caduta al GP di Montréal) a Magnus Cort per la Danimarca sino a Ethan Hayter e Fred Wright per UK. Tutte ruote veloci ed a loro agio su un percorso esigente come quello di Wollongong.
Per quanto riguarda il campo femminile, al solito il parterre delle candidate è più ristretto. Su un percorso esigente come quello australiano sarà difficile contrastare lo strapotere olandese. I Paesi Bassi possono contare su pezzi da 90 sia per attacchi da lontano (Van Vleuten, Van Dijk) sia per eventuali arrivi in volata (Vollering, Vos).
Se c’è una nazionale che può impensierire le olandesi è proprio l‘Italia, con Longo Borghini e Balsamo in testa. Ed in generale una nazionale di gran livello. Peccato per l’assenza di Marta Cavalli.
Ancora più ristretta la lotta nella cronometro, dove l’unica che pare poter contrastare Van Dijk e Van Vleuten è la svizzera Marlen Reusser.
Che possa vincere un corridore di secondo piano non credo,alla fine il mondiale lo vince sempre un gran corridore o comunque uno che arriva al top in quel periodo.
Come italiani credo che si debba puntare tutto su Bettiol e Bagioli,dove entrambi almeno fino ai -60km devono star fermi.
Remco invece non credo corrà come lo scorso anno,potrebbe invece essere un pericolo ultimi 50km,dove di certo proverà a portar via una fuga,tenendo coperto dietro Van Aert per la volata o giro finale.