Oggi si corre la prima tappa del Giro d’Italia, una cronometro individuale atipica con arrivo in cima alla salita al santuario di San Luca, sopra Bologna.
La salita del San Luca, seppure lunga solo 1.9km, è una salita che si è conquistata il suo posto nella storia del ciclismo, in primis per essere la salita simbolo del Giro dell’Emilia e poi per questa foto, che di sicuro sarà evocata in ogni cronaca:
La storia è nota: Fiorenzo Magni, “il terzo uomo”, “il leone delle Fiandre”, era all’ultimo anno da professionista nel 1956, e correva il suo ultimo Giro d’Italia con una squadra creata da lui stesso e di cui lui era il dirigente, la Nivea-Fuchs.
Nella 14^ tappa, tra Lucca e Bologna, Magni cadde in una discesa a Volterra e si ruppe la clavicola. Il giorno dopo ci sarebbe stata proprio una cronometro sul San Luca come oggi. Magni non riusciva a tenere il manubrio e pensò al ritiro. L’idea venne al suo meccanico, il mitico Faliero Masi: legò una camera d’aria al manubrio in modo da consentire a Magni di tirare coi denti il manubrio per “scaricare” le braccia. Il resto lo fece la foto che rimane un’icona del ciclismo, con Magni martire sofferente del ciclismo.
Purtroppo per lui la tappa fu vinta da Charly Gaul, l’angelo della montagna, che alla 19^ tappa fece un’impresa che forse ad oggi rimane insuperata: sul Monte Bondone, con -10° e la neve vinse per distacco e conquistò la maglia rosa che portò fino a Milano.
Altri corridori hanno scritto pagine importanti sul San Luca, anche se non a cronometro, come Argentin al Giro 1984, o i tanti talenti al Giro dell’Emiliana (anche se alcuni controversi): Esteban Chaves (2016), Nairo Quintana (2012), Robert Gesink (2009, 2010) Danilo Di Luca (2008), Davide Rebellin (2006, 2014), Michele Bartoli (2002) o Jan Ullrich (2001), tanto per citarne alcuni.
E come non menzionare il Giro d’Italia 2009, con la 14^ tappa con arrivo al San Luca: parte una fuga sin dall’inizio della tappa che arriverà ai piedi del San Luca con 1’40” di vantaggio, tra questi un giovane di belle speranze al suo primo Giro, Chris Froome, corridore della Barloworld, che però non resiste agli scatti di Rubens Bertogliati (Diquigiovanni) e soprattutto di Simon Gerrans (Cervélo) il quale vincerà la tappa. Froome montava come pignone più grande il 25, e questo gli garantì di piantarsi dopo il sottopassaggio, alla curva delle orfanelle, dove cominciò a zigzagare vistosamente. Alla fine arrivò 6° e 32° in generale. Anche se quell’episodio, spesso raccontato senza contesto, è stato preso come “prova” che a inizio carriera fosse un brocco
Vedere se anche oggi lungo i 666 archi del San Luca si scriverà una pagina di ciclismo da ricordare.
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