Tra la grandi corse scomparse, personalmente ritengo la Bordeaux-Paris la più “grande”: la più storica, la più prestigiosa, la più pazza. E come varie altre corse scomparse era una corsa per gente veloce sul piano, cronoman e passisti.
Creata nel 1891 dal Véloce Club Bordelais (VCB) per promuovere le attività ciclistiche a Bordeaux. L’idea primigenia è quella di organizzare una corsa di 12 o 24h, come erano in voga allora su pista, ma il problema del controllare una corsa su strade aperte su quella durata all’epoca era un problema quasi insormontabile.
Con un colpo di genio e follia allo stesso tempo gli organizzatori del VCB optano per una gara che lega Bordeaux a Parigi. Follia perché si trattava all’epoca, per le sole strade esistenti, di 577km (oggi, a meno di non volersi suicidare sulle statali ad alto scorrimento si tratta di almeno 620km). In Francia all’epoca non esistevano corse di quella distanza, anche se lo stesso anno verrà creata la Paris-Brest-Paris da 1200km sbaragliando la concorrenza in materia.
Gli specialisti delle lunghe distanze all’epoca erano gli inglesi, che in casa avevano la North Road, 700km tra Londra e Edinburgo oltre a varie “gare a cronometro” su cui tentavano i record di miglior tempo partendo dalle 10 miglia sino a 5-600km. Il più forte sulle lunghe distanze era Montague Alfred Holbein, recordman sulle 24h con 540km (nel 1889!). Un altro specialista era George Pilkington Mills, recordman nella traversata da sud a nord della Gran Bretagna, la celebre Land’s End to John o’ Groats (1400km) ancora oggi molto affrontata (a piedi, nuoto, bici, etc..) da qualunque invasato di lunghe distanze. Si iscrissero 5 inglesi alla prima edizione.
I francesi potevano contare sul fortissimo Charles Terront, vincitore della prima PBP, ma all’epoca era già un professionista (ed uno dei primi atleti sponsorizzati della storia, dalla Michelin), ma la Bordeaux-Paris era riservata agli amatori, quindi non poteva partecipare. Il miglior avversario di Terront, Joseph-Louis Jiel Laval (2° alla prima PBP) faceva il commerciante ed era già concentrato nel tempo libero ad allenarsi per la PBP.
Sabato 23 maggio 1891, alle 5.01 del mattino partirono in 28 da Bordeaux: 5 inglesi, 1 svizzero (Louis Masi) e 22 francesi.
Il percorso prevedeva dei controlli a: Barbezieux, Angoulême, Ruffec, Poitiers, Châtellerault, Sainte-Maure, Tours, Château-Renault, Vendôme, Châteaudun, Chartres, Rambouillet e Versailles.
Alle 6 del mattino di domenica 24 maggio il primo ad arrivare a Parigi, Porte de Maillot, sotto un diluvio, è l’inglese George Pilkington Mills. Nonostante sia l’alba e piova ci sono più di 2000 persone al traguardo a festeggiare l’impresa. Durante la giornata il pubblico aumenterà sino al numero di 20.000 spettatori.
I primi quattro sono tutti inglesi: Mills, Holbein, Edge, Bates. Primo dei francesi Jiel Laval che alla fine si è convinto a partecipare. Mills chiuse col tempo di 26h34’57”. Holbein, 2°, arrivò 1h20′ dopo. Ultimo classificato il francese Jouve, in 96h secche (Holbein si appassionò poi al nuoto e fu uno dei primi a tentare la traversata della Manica, senza mai riuscirvi).
Il successo di questa corsa fu enorme all’epoca. La stampa francese e britannica dedicò prime pagine a profusione sull’evento, che di fatto sanciva la bicicletta come mezzo affidabile e veloce per spostarsi anche sulle lunghe distanze. La prima Bordeaux-Paris fu veramente il trampolino di lancio per l’epoca d’oro della bicicletta e della sua imposizione come mezzo di trasporto. E fu anche la corsa che fece nascere il ciclismo agonistico su strada.
Grazie al suo successo cominciarono a fiorire corse su corse su strada. L’anno seguente nacque la Liège-Bastogne-Liège.
La Bordeaux-Paris era la classica più prestigiosa al mondo e praticamente era considerata alla stregua di un campionato del mondo. Dal 1910 ai corridori fu consentito di correre dietro scia. Sino al 1931 correvano dietro scie di altri ciclisti o tandem. Per qualche edizione la scia era consentita da Bordeaux sino a circa metà percorso. Poi si cambiò e fu permessa da metà sino a Parigi.
Dal 1931 la parte in scia si faceva dietro Derny, come su pista, cosa che durò sino al 1985.
L’albo d’oro della Bordeaux-Paris fa capire come questa corsa fosse imprescindibile per qualunque corridore, essendo garanzia di fama e ottimi premi in denaro. Tra i vincitori si possono trovare Gaston Rivière, Constant Huret, Josef Fisher, Eugène Christophe (2 volte), tutti i vincitori dei primi Tour de France, Ferdi Kubler, Louison Bobet, Tommy Simpson, Jan Janssen, Jacques Anquetil, Walter Godefroot ed Herman Van Springel.
Van Springel, noto per essere salito sui podi dei tre grandi giri e di 4 su 5 classiche monumento vincendo solo 1 Lombardia, è il recordman di vittorie alla Bordeaux-Paris, con 7.
Due anedotti che contribuirono alla fama della Bordeaux-Paris furono la morte di Arthur Linton, vincitore nel 1896, dovuta agli abusi di doping, che creò il mito della Bordeaux-Paris come “corsa che uccide”.
E l’exploit del “maestro” Jacques Anquetil, il quale la vinse nel 1965 davanti Jean Stablinski e Tom Simpson. Anquetil vinse la Bordeaux-Paris il giorno dopo aver vinto il Criterium du Dauphiné, con nemmeno una notte completa di sonno tra la conclusione dell’ultima tappa del Dauphiné e la Bordeaux-Paris.
Anquetil vinse l’ultima tappa del Dauphiné con arrivo ad Avignone (per 13″ su Raymond Poulidor). Alle 18.52 prese il volo da Nîmes (45km da Avignone) su un aereo privato di stato messogli a disposizione nientemeno che dal generale De Gaulle per arrivare dopo 50 minuti all’aeroporto di Bordeaux. Alle 2.30 del mattino successivo prese il via alla Bordeaux-Paris.
La duplice vittoria di questo exploit ne decretò la grandezza, anche se fu costretto a saltare il Tour e sollevò un polverone per la questione doping, tanto che fu il “ministro della gioventù e dello sport” François Missoffe in persona ad interrogarlo sul soggetto. La risposta di Anquetil, sempre stato non solo aperto nel confessare il proprio uso di dopanti, ma addirittura esplicitamente favorevole al loro uso, resta nella leggenda: “Signor Ministro, pensate sinceramente che sia possibile correre Bordeaux-Paris appena dopo aver finito il Dauphiné solo con qualche zolletta di zucchero?“.
Il generale De Gaulle sul soggetto fu, come d’abitudine, ancora più netto e meno interrogativo: “fintanto che sale sul podio e fa suonare la Marsigliese non mi interessa cosa faccia“.
La Bordeaux-Paris, a parte qualche exploit britannico, olandese e svizzero è sempre stata un affare franco-belga. Gli italiani hanno solo collezionato piazzamenti: due secondi posti e due terzi posti di Maurice Garin (prima che diventasse francese e vincesse il primo Tour de France nel 1903) e due terzi posti di suo fratello Ambroise tra il 1898 ed il 1902. Un terzo posto di Rodolfo Muller nel 1902. Il 2° posto di Jules Rossi nel 1936 ed il 3° nel 1938. Un 3° posto con Guido de Santi nel 1953 ed il 3° posto di Fiorenzo Magni nel 1954.
Fausto Coppi (un ipotetico grande favorito) non la corse mai, cosi come Eddy Merckx, del quale spesso, per farla breve col suo palmarés, si ricorda che le uniche classiche che non abbia vinto siano la Bordeaux-Paris e la Paris-Tours (che però ha corso finendo 6° nel ’73).
La lunghezza, la necessità di allenarsi dietro Derny su strada (a velocità di 50-60km/h) e la vicinanza con il Giro d’Italia e (all’epoca) con la Vuelta España ne decretarono dagli anni ’70 una perdita di interesse per i corridori, fino a scomparire nel 1988 alla 86^edizione.
Nel 2014 si tentò di resuscitarla come gara amatoriale, ma durò solo un’edizione.
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