I nomi degli atleti coinvolti nella famosa Operación Puerto potrebbero finalmente essere rivelati grazie al permesso dato da una corte di giustizia spagnola (Sez. 21) di fornire i campioni di sangue (tutt’ora conservati in un laboratorio di Barcellona) al Comitato Olimpico Italiano (CONI).
Nelle perquisizioni risalenti al 2006 la polizia spagnola requisì 211 sacche di sangue, ma gli atleti coinvolti non sono mai stati sanzionati sportivamente visto il rifiuto delle autorità spagnole di fornire le prove alla WADA, né sono stati mai condannati visto che il doping non era all’epoca un reato in Spagna. Furono solo incriminati per “delitti contro la salute pubblica” il Dr. Fuentes (ex medico delle squadre Reynolds, Kelme e ONCE), Ignacio Labarta direttore della squadra Comunidad Valenciana, Manolo Sainz, direttore della squadre ONCE e Liberty Seguros, Vicente Belda, direttore della squadra Kelme e Yolanda Fuentes, moglie di Eufemiano. Tutti assolti per non aver commesso il fatto, dato per la legge spagnola dell’epoca la loro condotta non era un delitto.
Solo 58 atleti, tutti ciclisti, furono rivelati. Gli unici condannati sportivamente furono i ciclisti Jan Ullrich, Ivan Basso, Alejandro Valverde, Jörg Jaksche, Michele Scarponi e Giampaolo Caruso in base ad indagini delle autorità tedesche ed italiane basate su confessioni o prove (nel solo caso di Ullrich).
Ora però secondo il quotidiano spagnolo AS una corte di giustizia spagnola ha dato l’ordine di fornire le sacche requisite al CONI perché siano analizzate per determinare i nomi degli atleti corrispondenti.
Sempre secondo AS il Dottor Eufemiano Fuentes, colui che ha raccolto queste sacche di sangue, avrebbe fatto appello a questa decisione, mentre la stessa corte avrebbe ordinato la distruzione dei medicinali e computer requisiti all’epoca in quanto il caso è chiuso.
Nella lunga battaglia legale che era seguita allo scandalo la giustizia spagnola aveva decretato che le sacche di sangue non dovessero essere date ad autorità terze per l’identificazione, ma nel 2016 erano invece state fornite alle autorità antidoping. I campioni di 26 uomini e 3 donne non sono stati ancora identificati.
Tuttavia era stato decretato nel luglio 2017 da una corte provinciale di Madrid che i nomi degli identificati non venissero diffusi. La WADA si starebbe informando presso degli esperti legali se la diffusione dei nomi costituirebbe una violazione della privacy, ed il connesso rischio di cause legali.
Ad ogni modo, essendo passati più di 10 anni di tempo dall’inizio dell’indagine nessun atleta incorrerebbe in sanzioni data la prescrizione secondo i codici WADA.
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