La stagione 2024 è finita e ci lasci orfani di corse e gare per quasi 3 mesi, a parte un nugolo di corse minori. Cosa ci ha lasciato questa stagione? Sicuramente ci ha lasciato con un carico impressionante di imprese storiche, con record caduti a pioggia, tra gare vinte, medie orarie, combinate di medaglie e gare ed altro ancora. Si può parlare tranquillamente di una stagione storica da questo punto di vista. Ma vediamo nel dettaglio alcuni protagonisti.
Tadej Pogačar è stato il dominatore assoluto di questa stagione. Quello che il 26enne sloveno ha vinto in questa stagione potrebbe bastare ed avanzare per fare 4 carriere di corridori “normali”: doppietta Giro-Tour con 12 tappe vinte in totale, mondiale, il 4° Lombardia di fila, Liegi e Strade Bianche. Più Gp di Montréal e giro dell’Emilia e solo 3° alla Sanremo. Una stagione cosi non l’ha mai avuta, letteralmente, nessuno nella storia. Quello che ha colpito ancora di più di questi exploit continui di Pogačar non sono solo le vittorie in se, ma il modo in cui ha vinto, ovvero da padrone indiscusso, con fughe da 100-80-50km. Tadej ha letteralmente fatto il vuoto ogni volta che ha voluto dimostrando una superiorità assoluta. Si fa prima a ricordare gli sparuti momenti in cui non ha dominato: la Milano-Sanremo, in cui ha dovuto inchianrsi per pochi metri a sprinter veri come Philipsen e Matthews; la 1^tappa del Giro d’Italia, in cui è arrivato 3°, battuto in volata da Narvaez, che cosi gli ha negato il privilegio di indossare la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, e l’11^ tappa del Tour de France dove è stato incredibilmente battuto in volata per pochissimo da Jonas Vingegaard. E con questo c’è poco altro da aggiungere: corridore dell’anno senza dubbi.
Remco Evenepoel ha avuto anche lui una stagione storica, vincendo il titolo mondiale a cronometro, le medaglie d’oro olimpiche a cronometro e strada, 3° al Tour de France e 2° al Lombardia. Il tutto in una stagione in cui ha dovuto recuperare dalla caduta al giro dei Paesi Baschi in cui si è rotto la clavicola. Oltre all’exploit olimpico si è confermato come il dominatore indiscusso a cronometro in questa stagione, e come uno dei pochissimi ad essere considerato come almeno possibile avversario di Pogačar.
Jonas Vingegaard ha avuto una stagione sfortunata per via del brutto incidente ai Paesi Baschi, ma la sua stagione non si può certo considerare un insuccesso: il suo ruolino di marcia pre-Tour è stato perfetto (vittorie generali a O’Gran Camiño e Tirreno-Adriatico), 2° al Tour (con una vittoria di tappa e 4 secondi posti) e vittoria del Giro di Polonia. Certo, non è la stagione di Pogačar, e nemmeno quella di Evenepoel per mediaticità, ma non si può certo definirla non di successo. Da considerare anche che al Tour in 4 partecipazioni ha fatto: 2°-1°-1°-2°, sia mai fosse sfuggito.
Altro corridore che ha avuto una stagione formidabile, ma è stato eclissato da Pogačar è Mathieu van der Poel. Partito alla grande ad inizio stagione con le vittorie a E3 e con la doppietta Fiandre-Roubaix, ha colto anche il 2° posto alla Gent-Wevelgem, ed il 3° alla Liegi. Poi un Tour non da protagonista, un’olimpiade opaca e solo (!) il 3° posto al mondiale hanno dato la percezione a molti che la stagione non sia stata un successo…effetto Pogačar potremmo chiamarlo. Comunque MvdP non ci ha fatto caso e si è portato a casa il mondiale gravel.
Ennesima vittima dell’effetto Pogačar è il connazionale Primoz Roglic, che pare abbia vinto solo premi di consolazione con il Dauphiné e la Vuelta (+3 tappe). Entra però anche lui nel librone con la 4^Vuelta vinta in carriera, record condiviso con Roberto Heras.
Stagione storica anche per Biniam Girmay, il quale si era un po’ perso nelle ultime due stagioni dopo gli exploit a Gent-Wevelgem e Giro d’Italia, ed invece quest’anno ha fatto la storia regalando all’Africa 3 tappe al Tour e la maglia verde.
Tra le sorprese positive dell’anno si possono citare Stephen Williams, Lennert van Eetvelt e Matteo Jorgenson. Williams ha cominciato forte con il Tour Down Under, per poi conquistare una freccia vallone epica ed il giro di casa in Gran Bretagna. Il belga van Eetvelt è stato anche sfortunato con problemi ad un ginocchio acuiti dall’investimento da parte di un’auto, ma al 2° anno da pro ha vinto l’UAE Tour, il Tour of Guangxi, oltre ad essersi piazzato 7° ai mondiali, 3° a S.Sebastian, 7° al Lombardia e soprattutto aver sfiorato la vittoria per pochi cm alla 4^tappa della Vuelta, battuto da Roglic. Un corridore che se si confermerà a questo livello ed evolverà ulteriormente sarà un valore sicuro per il futuro. Cambio di passo deciso di Jorgenson invece, che dopo aver fatto intuire il proprio potenziale in 4 anni di Movistar è finalmente giunto a maturazione nella Visma-LAB, vincendo la Paris-Nice e la Dwars door Vlaanderen.
LA sorpresa positiva dell’anno è però Ben O’Connor, che da generico corridore da Top10 quest’anno ha fatto la stagione della vita, con il 2° posto all’UAE Tour, il 2° al Tour of the Alps, 4° al Giro d’Italia, 2° alla Vuelta con vittoria di tappa e 13 valorosi giorni a difendere la maglia rossa, per poi concludere con l’argento al mondiale. Chapeau.
Tra le sorprese negative si potrebbero citare alcuni corridori che però sono state più vittime di sfortuna che altro, ed a questo punto non è possibile non citare la Visma-LAB tutta: con Wout van Aert, veramente preso di mira quest’anno. O CianUijtdebroeks, che ha avuto problemi continui in particolare al Giro, abbandonato per influenza quando era in maglia bianca; altro corridore flagellato è stato Sepp Kuss, che ha avuto il covid e pure una ricaduta che lo hanno fortemente limitato in stagione. Guai fisici anche per van Baarle. Quindi karma ampiamente in azione per la squadra olandese dopo la scala reale della stagione passata.
A livello di risultati però tocca fare un bilancio non positivo per gli italiani. Tra i migliori si possono citare Alberto Bettiol, vincitore della Milano-Torino e del titolo nazionale, ma poi evaporato in finale di stagione; Filippo Ganna, anche lui campione nazionale e vincitore di una tappa al Giro, ma che ha dovuto cedere (con evidenza) il ruolo di miglior cronoman a Remco Evenepoel, che lo ha battuto sia alle olimpiadi che al mondiale. Olimpiadi in cui è stato anche graziato dalla foratura del compagno di squadra Tarling. Sicuramente un buon bottino stagionale, ma un passo indietro rispetto gli anni passati; Jonathan Milan ha vinto la classifica a punti al Giro con 3 tappe vinte, oltre a 2 tappe alla Tirreno. Lascia per strada però 4 tappe al Giro con secondi posti che gridano vendetta. In generale migliorasse un po’ i posizionamenti e la postura in volata sarebbe lo sprinter più forte. Ci consola con il titolo e record mondiale su pista, oltre che il 18° posto in classifica individuale UCI, che mostra anche appunto il lato negativo della situazione italiana maschile al momento. Seguono infatti Antonio Tiberi 38° (bravo comunque a cogliere la maglia bianca a Giro e TotA oltre che il giro del Lussemburgo) e Bettiol 43°. Poi però pochino. Citiamo giusto gli inaspettati 3° al Lombardia di Ciccone e 2° al Fiandre di Mozzato, ma che sono risultati che non si inseriscono in un percorso continuo.
C’è da sperare nei giovani, che sono tanti e di ottimo livello. A cominciare dal giovane neo-campione del mondo junior Lorenzo Finn. La concorrenza però ormai tra giovani e giovanissimi è feroce, come si è visto persino all’interno nella UAE-Emirates, farcita di campioni in erba ed aspiranti che sgomitano per ritagliarsi un posticino all’ombra del monumentale Pogačar.
Nel complesso una stagione che ha accontentato tutti: sia chi vuole essere testimone della leggenda in fieri, sia a chi piace scovare la next big thing.
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