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Il caso Acquarone: nuova intervista

2012, Tour de France, tappa 01 Liegi – Seraing, Acquarone Michele, Liegi

 

Durante la nostra intervista Michele Acquarone, ormai noto per il fumoso caso che lo vede alla prese con RCS Sport, era rimasto piuttosto “abbottonato” su alcune dinamiche della sua estromissione da direttore del Giro d’Italia.

In questa intervista rilasciata a Simone Basso chiarisce meglio l’andamento dei fatti all’epoca.

Un estratto in particolare:

Con l’estromissione dall’incarico, malgrado fosti stato tu – il 16 Settembre dello stesso anno – ad aver denunciato l’ammanco.
Cosa accadde?
Un giovane collega del controllo di gestione di RCS MediaGroup mi mostrò un conto corrente bancario che sembrava falsificato. Appena ne avemmo la certezza andammo dai nostri capi e demmo immediatamente l’allarme. Qualcuno stava rubando dei soldi. Eravamo nell’ordine di qualche decina di migliaia di Euro.
RCS Mediagroup, ricevuto l’allarme, prese il controllo della situazione. Ricordo che nei giorni successivi sarei dovuto partire per Las Vegas per promuovere il Giro d’Italia ad Interbike, i miei capi mi chiesero di rinunciare al viaggio e di rimanere a disposizione dell’audit. Nei successivi giorni nessuno venne da me, né mi venne fatta alcuna domanda, finché fui convocato dall’AD di RCS MediaGroup, Dott. Jovane.
Mi ritrovai alla presentazione dei risultati dell’audit insieme a tutto il top management del gruppo. In quella riunione emerse che mancavano all’appello oltre 11 milioni di Euro. Jovane disse a tutti di mantenere il massimo riserbo.
Il 27 mattina ricevetti una telefonata da parte di Alessandro Bombieri (Direttore di RCS Media, alias il capo del mio capo) il quale mi disse che la notizia degli ammanchi era trapelata, che alcuni giornali erano pronti a pubblicarla e la situazione doveva essere gestita.
Mi comunicò che nel pomeriggio si sarebbe tenuto un CdA straordinario di RCS Sport nel quale Riccardo Taranto (CFO di RCS MediaGroup) sarebbe stato nominato AD di RCS Sport ed avrei assunto la nuova carica di Direttore Operativo della società.
La mia nuova carica si rendeva necessaria perché nella nuova configurazione di RCS Sport sarebbe entrato un Direttore Finanziario (mio pari livello) e che entrambi avremmo riportato all’AD. In pratica il mio lavoro non cambiava, ma invece di avere la gestione finanziaria esterna ad RCS Sport, la “nuova” RCS Sport avrebbe avuto la gestione finanziaria interna.
Ovviamente accettai. Nella serata del 27 Bompieri e Taranto vennero negli uffici di RCS Sport, convocarono tutta la struttura e comunicarono il nuovo assetto organizzativo e rinnovarono la fiducia nei miei confronti. Mi chiesero di andare a Firenze (in quel weekend si disputavano i mondiali di ciclismo) per tranquillizzare gli addetti ai lavori.
Al ritorno da Firenze, il 30 settembre, chiesi un incontro con il Dott. Taranto per smarcare una serie di urgenze che nel frattempo si erano accumulate. Il Lombardia e la Presentazione del Giro erano alle porte e bisognava prendere delle decisioni. In serata venni convocato da Taranto il quale mi fece degli strani discorsi. Mi disse che si era appena concluso il CdA di RCS MediaGroup e che i soci erano molto preoccupati per la vicenda. Mi disse che alcuni soci avevano chiesto di chiudere RCS Sport e se fosse necessario organizzare il Giro d’Italia anche nel 2014.
Ricordo di essere tornato a casa quella sera pieno di dubbi. Pensavo che avevamo appena rinnovato i diritti con la RAI e che IMG ci stava facendo fare il salto di qualità all’estero, che avevamo tanti nuovi sponsor che credevano nel nostro progetto e che si stavano intensificando i rapporti con Dubai per l’organizzazione del Dubai Tour. Pensavo a tutte le infinite opportunità legate al ciclismo e ad RCS Sport e pensavo ai soci che erano pronti a buttare via tutto per paura dello scandalo.
Il giorno dopo arrivai in ufficio pronto a rimboccarmi le maniche per convincere “il mondo” a continuare ad investire su RCS Sport e sul Giro. I miei sogni vennero infranti poche ore dopo quando ricevetti la telefonata dell’ufficio del personale che mi comunicava che ero stato sospeso e che dovevo immediatamente abbandonare l’ufficio senza portare nulla con me.
Poche ore dopo la notizie divenne pubblica. In Italia e all’estero (BBC e Los Angeles Times per citarne alcuni) diedero la notizia della mia sospensione. Da quel momento per l’opinione pubblica sono diventato un ladro e – a distanza di due anni, dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto – temo che sarà davvero molto difficile riuscire a togliermi di dosso questa etichetta.

In attesa quindi che parta il procedimento giudiziario vero e proprio, a due anni di distanza tutto resta ancora avvolto nelle nebbie, e niente si sa di sostanziale (chi ha sottratto i soldi, come) a parte avere un solo “colpevole” (oltre ai suoi collaboratori), peraltro accusato di manato controllo, e non di aver sottratto i fondi.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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